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Concessioni balneari, decreto Mit-Mef: 20% subito, ma il settore chiede garanzie

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Concessioni balneari, decreto Mit-Mef: 20% subito, ma il settore chiede garanzie

Un nuovo capitolo nella lunga vicenda delle concessioni balneari si sta scrivendo in queste settimane. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) e il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) hanno messo a punto una bozza di decreto attuativo destinata a incidere profondamente sul futuro del settore. La norma, che rientra nel perimetro della legge Salva-infrazioni approvata lo scorso novembre, fissa il termine ultimo per le gare pubbliche al 30 giugno 2027 e introduce un meccanismo di indennizzo per i concessionari uscenti.

Concessioni balneari, decreto Mit-Mef: 20% subito, ma il settore chiede garanzie

Secondo quanto previsto dal testo, il concessionario uscente avrà diritto a un ristoro economico, calcolato tenendo conto degli investimenti effettuati negli anni e non ancora ammortizzati. Una parte di questo indennizzo sarà legata a una valutazione equa degli investimenti più recenti, ossia quelli realizzati nell’ultimo quinquennio, con un riconoscimento del loro valore economico.

L’aspetto più discusso riguarda la modalità di erogazione dell’indennizzo, che dovrà avvenire in due tranche: una quota pari almeno al 20% dovrà essere corrisposta al momento dell’aggiudicazione della nuova concessione, mentre il saldo sarà versato nei sei mesi successivi. Il pagamento sarà inoltre garantito dal concessionario subentrante attraverso una cauzione, come stabilito dal regolamento che disciplina l’esecuzione del Codice della navigazione.

Le preoccupazioni del settore

Il provvedimento si inserisce in un contesto già teso, con le associazioni di categoria che da mesi chiedono maggiore tutela per gli operatori storici del settore. Se da un lato il decreto offre un primo tentativo di regolamentazione chiara, dall’altro solleva preoccupazioni tra gli imprenditori balneari, che temono di vedere riconosciuto solo in parte il valore effettivo delle loro attività.

Molti gestori, infatti, hanno investito risorse significative negli stabilimenti nel corso degli anni, e il fatto che il calcolo dell’indennizzo si basi solo sugli ultimi cinque anni viene visto come un limite che potrebbe penalizzare chi ha programmato con lungimiranza interventi strutturali e innovativi.

Il nodo delle garanzie e il confronto con il governo
L’introduzione dell’obbligo di indennizzo rappresenta comunque una svolta rispetto alle incertezze normative che hanno caratterizzato gli ultimi anni, durante i quali la gestione delle concessioni è stata oggetto di continue proroghe e modifiche legislative. Tuttavia, il timore diffuso tra gli operatori è che il meccanismo previsto dal decreto non sia sufficiente a compensare adeguatamente le aziende che, per decenni, hanno gestito gli stabilimenti balneari, garantendo servizi e occupazione lungo le coste italiane.

In questo scenario, la partita politica resta aperta. Nei prossimi giorni si terranno nuovi incontri tra i rappresentanti del settore e il governo, con un confronto diretto con il ministro Matteo Salvini. Le associazioni di categoria stanno lavorando a una serie di proposte per modificare alcuni aspetti del decreto, in particolare sulla questione degli indennizzi e sulla tutela del valore aziendale delle concessioni esistenti.

Una trattativa ancora aperta
L’obiettivo dichiarato dell’esecutivo è quello di trovare un punto di equilibrio tra il rispetto delle normative europee in materia di concorrenza e la necessità di proteggere le imprese che operano da anni sulle spiagge italiane. Ma la strada appare ancora lunga, e il settore balneare si prepara a far sentire la propria voce nei prossimi mesi.

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