Ue, Coldiretti: "Le etichette allarmistiche sul vino sono attacchi all'Italia, 14 miliardi a rischio"

- di: Barbara Bizzarri
 
Coldiretti parla chiaro sull’annuncio della Commissione Europea relativo a possibili iniziative comuni sull’etichettatura degli alcolici, e sull’autorizzazione concessa all’Irlanda, che potrà applicare un’etichetta per vino, birra e liquori, senza tenere conto delle quantità consumate, con diciture quali “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”, nonostante i pareri contrari di Italia, Francia e Spagna e altri sei Paesi europei, che considerano la misura un ostacolo al mercato interno.

Ue, Coldiretti: "Le etichette allarmistiche sul vino sono attacchi all'Italia"

“Il via libera dell’Unione Europea alle etichette allarmistiche sul vino è un attacco diretto all’Italia, principale produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di fatturato, di cui più della metà all’estero”: è quanto afferma Coldiretti, che aggiunge: “Si tratta di un pericoloso precedente che rischia di aprire le porte a una normativa comunitaria che metterebbe a rischio una filiera che in Italia dal campo alla tavola garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro ed è la principale vice dell’export agroalimentare”.

Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, sottolinea che “è del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici, tipico dei Paesi nordici, al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione, come la birra e il vino che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psicofisico, e che aiuta a stare bene con sé stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol. Il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti, indipendentemente dalle quantità consumate”.

Secondo un sondaggio online sul sito Coldiretti, questa misura europea rischia di alimentare paure ingiustificate nei consumatori: quasi un italiano su quattro (23%), infatti, smetterebbe di bere vino o ne consumerebbe di meno se in etichetta trovasse scritte allarmistiche come quelle apposte sui pacchetti di sigarette.
L’autorizzazione della Commissione fa seguito a ripetuti blitz di iniziativa comunitaria per penalizzare il settore, come il tentativo di esclusione dai finanziamenti europei della promozione nel 2023, sventato anche grazie all’intervento della Coldiretti. Un approccio ideologico nei confronti di un alimento come il vino, che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea e vanta oltre diecimila anni di storia, le cui prime tracce nel mondo sono state individuate nel Caucaso, mentre in Italia si hanno riscontri in Sicilia già a partire dal 4100 a.C.

È essenziale, dunque, difendere un settore del Made in Italy che da tempo persegue criteri di qualità assoluta: le bottiglie Made in Italy sono destinate, per circa il 70%, a etichette Docg, Doc e Igt, con 332 vini a Denominazione di Origine Controllata (Doc), 76 vini a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (Docg), e 118 vini a Indicazione Geografica Tipica (Igt) riconosciuti in Italia, e il restante 30% ai vini da tavola. Il consumo pro capite in Italia si attesta sui 33 litri all’anno, con una costante attenzione alla qualità, alla storia del vino, e ai legami con i territori, che spingono italiani e stranieri anche alla scoperta di cantine e aziende.
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