​Civitanova Marche: e se Alika fosse stato bianco e il suo carnefice nero?

- di: Diego Minuti
 
Atticus Finch è uno dei protagonisti, insieme alla figlioletta, Scout, di uno dei più potenti libri della letteratura americana del secolo scorso,' 'Il buio oltre la siepe'', della scrittrice Harper Lee. Atticus è un avvocato che esercita in una cittadina del profondo Sud americano, dove il nero è per definizione colpevole e, ribaltando l'onere della prova, quando finisce sul banco degli imputati, è a lui che tocca dimostrare che l'accusa è infondata. Cioè è lui che deve provare d'essere innocente, e non l'accusa fare il contrario.
Chiamato a difendere un nero da una accusa infamante - avere violentato una ragazza bianca - l'avvocato di provincia, quello che i suoi concittadini cominciano a bollare come ''amico dei negri'', riesce a fare assolvere l'imputato, ma non a evitargli il carcere sino a quando l'uomo decide di morire, cercando di fuggire dalla prigione, sapendo che questo gli costerà la vita.
Epitome di una realtà che non è stata completamente cancellata, ''Il buio oltre la siepe'' (grazie anche al film che su di esso fu girato, con protagonista Gregory Peck, che fece incetta di Oscar, Golden Globe, Bafta e anche David di Donatello, per citarne alcuni) racconta l'America degli Anni 30, ma anche come i preconcetti, gli stereotipi siano difficili da sradicare, a tutte le latitudini e forse in ogni epoca.
Il pensiero è andato ad Atticus Finch riavvolgendo il nastro della morte di Ogorchukwu, l'ambulante nigeriano ucciso a mani nude da un operaio italiano, Filippo Ferlazzo, non per la battaglia legale che già si prospetta (con la difesa che, appena poco dopo l'arresto dell'assassino, ne ha riferito lo stato di instabilità psichica, annunciando la richiesta di una perizia per accertarne la non perseguibilità in sede giudiziaria) , ma perché quel piccolo avvocato di provincia, mai impegnato in processi di tale gravità, combatte e vince la sua battaglia prima ancora che contro la pubblica accusa, contro i pregiudizi che impregnano la cittadina e i suoi abitanti, ma perde quella di riuscire a ridare al suo assistito fiducia nel sistema e quindi nella società.

Civitanova Marche: e se Alika fosse stato bianco e il suo carnefice nero? 

Le sequenze della morte di Alika, anche a distanza di giorni, non attenuano l'orrore per una fine che non era ineluttabile, che non era impossibile da impedire. Eppure qualcosa in chi stava assistendo a quell'esecuzione non è scattato, limitandosi tutti a guardare e a partecipare non da protagonisti, ma scegliendo di essere solo testimoni. Conseguenza purtroppo di una evoluzione della nostra società in cui si dimentica che non ci si può sempre limitare ad assistere e che talvolta occorre tirare fuori il coraggio, anche se non lo si ha (contraddicendo don Abbondio), se a rischio c'è una vita umana.

Il Talmud dice che chi salva una vita salva il mondo intero. Forse è così, o almeno speriamo che sia così e che questa frase sia sconosciuta a chi ha guardato morire Alika e si è limitato ad osservare.
Ed è a queste persone che vogliamo rivolgere una domanda, piccola e insignificante, ma per noi essenziale: e se Alika fosse stato ''bianco'' e il suo carnefice ''nero'' vi sareste limitati ad osservare, senza avvertire Polizia o Carabinieri? Se lo stereotipo di razza fosse stato ribaltato, cambiando il colore dei protagonisti, sareste rimasti con le mani in mano, consentendo che una vita evaporasse per la rabbia di un altro essere umano?

L'anomalia apparente della situazione (un nero che soccombe per mano di un bianco) ha ribaltato l'idea molto radicata dell'uomo nero che è sempre colpevole per definizione. Lasciamo da parte le considerazioni su chi ha alimentato questa paura generalizzata e guardiamo a quanto è accaduto, a cosa non sarebbe dovuto accadere, perché, senza guardare al colore della pelle dei due ''protagonisti'', spegnere una vita umana non può ridursi ad uno spettacolo, cui assistere con distacco, magari filmando tutto per potere dire agli amici - veri o di social -: ecco, io c'ero.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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