Cronache dai Palazzi - Il caso Sangiuliano? Un disastro annunciato

- di: Redazione
 
Se non si fosse trasformata con il passare delle settimane in una faccenda terribilmente seria, la saga che vede al centro l'ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e la signora/dottoressa/imprenditrice/professoressa (a voi la scelta) Maria Rosaria Boccia dovrebbe essere considerata alla stregua di una stucchevole bega tra amanti (veri o presunti) delusi e quindi pronti alla vendetta.
E invece è diventata un affare politico in cui, alle iniziali questioni di cuore (sulle quali i protagonisti dicono e non dicono, lasciando il campo alle più scollacciate interpretazioni dei loro rapporti), sono seguite complicazioni che stanno mettendo a rischio non certo l'esistenza o la resistenza del governo, quando la fragilità delle basi su cui esso è stato costruito.

Cronache dai Palazzi - Il caso Sangiuliano? Un disastro annunciato

Con una premessa: la sua nascita, sancita da un voto democratico e non certo da alchimie parlamentari come di quelli che l'avevano recentemente preceduto, ha forse colto di sorpresa i suoi demiurghi, nel senso che si sono ritrovati al potere, ma non avendo a disposizione gli uomini o le donne adatte a fare parte di un esecutivo che avrebbe dovuto portare il Paese in una dimensione di destra, chiara, netta, dichiarata.
Così non è stato - e pensiamo che la cosa sia evidente Giorgia Meloni - perché alcuni (troppi) esponenti del governo, messi nelle condizioni di esercitare la difficile arte della gestione del potere, ne sono rimasti inebriati pensando che, a confronto loro, il marchese del Grillo fosse un parvenu.

Lo stesso Sangiuliano ha mostrato di non avere completamente chiari i meccanismi che ruotano intorno al titolare di un ministero, e non solo per avere portato il livello della sua frequentazione con Maria Rosaria Boccia sino al punto di non ritorno, costringendolo alle dimissioni.
Non è questo il nodo della questione, perché dei comportamenti che ha tenuto, prima ancora che alla sua coscienza o alle persone che ha ferito, ha dovuto rispondere agli italiani, sempre disposti a chiudere un occhio su vicende ''simil-sentimentali'', ma sino ad un certo punto. E questo punto può essere brutalmente sintetizzato che ti si perdona tutto, meno l'esibizione, cosa che invece Sangiuliano ha fatto, quando invece avrebbe dovuto rispettare il principio della riservatezza.

Insomma, occhio non vede, cuore non duole.
Ma l'ex ministro aveva ''peccato'' già prima, in questo, peraltro, non distaccandosi granché da altri predecessori, mostrando quasi disprezzo per chi non la pensa come lui. Una cosa che forse mai aveva fatto prima e nel quale è invece incorso da ministro. Non parliamo delle gaffes a ripetizione e nemmeno del tentativo maldestro, per giustificare il mandato di traghettatore della Cultura dal vecchio al nuovo mondo, di arruolare come precursore del pensiero di destra Dante. Parliamo invece di esibizioni muscolari, una per tutte quando, infastidito da una domanda, strappò letteralmente dalle mani di un giornalista abbozzando lui una intervista, usando toni che definire aggressivi è forse riduttivo.

Una cosa che mai si era vista e forse mai si vedrà, se l'esperienza vale qualcosa.
Se una volta fatta l'Italia fu necessario fare gli italiani, verrebbe da chiosare che, una volta fatto il governo, il centrodestra ha dovuto fare i ministri, mancando spesso della materia prima, l'esperienza e la capacità.
Giorgia Meloni questo problema l'ha forse valutato prima degli altri, ma ha dovuto lavorare su ciò che aveva a disposizione, che non era spesso di alta qualità, quando non addirittura scarsa, per non dire peggio.
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