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Borsa: Europa fiacca a meta' seduta, da Madrid un salvagente a Tim (+6%)

- di: RCor
 
Abbandonano lo slancio dell'avvio le Borse europee che a meta' seduta oscillano sotto la parita': il Ftse Mib di Milano, il peggiore, accusa una flessione dello 0,36%. In rosso anche l'Ibex di Madrid (-0,32%). Sul filo della parita' si muovono Parigi (+0,07), Francoforte (-0,06%), e Amsterdam (-0,1%). Londra difende i guadagni (+0,58%) grazie al dato sull'inflazione del Regno Unito, diffuso questa mattina, che ha visto un calo dello 0,2% a novembre, superiore alle previsioni degli analisti che si aspettavano un +0,1% su base mensile. Tra i titoli a Piazza Affari, prosegue la corsa di Tim che si assesta in vetta al listino con un progresso del 5,89%, spinta dal fermento delle tlc in Europa (+1,1% lo Stoxx 600 di settore, il migliore del Vecchio Continente) dopo che in Spagna lo Stato e' tornato azionista, dopo 26 anni, del principale operatore Telefo'nica, con il Governo spagnolo che ha ordinato martedi' al fondo statale SEPI di acquisirne una partecipazione fino al 10%. Ma sono sotto i riflettori anche le mosse di F2i nella cordata che comprera' la rete dell'operatore telefonico. In scia al rally del greggio, sono in rialzo i titoli petroliferi (Eni +0,8%, Saipem +0,5%, e piu' indietro Tenaris invariata). Buono slancio anche per Inwit, in progresso dell'1,5%. In coda le banche, in particolare quelle interessate da speculazioni sul risiko, Banco bpm (-1,8%), Bper (-1,6%) e Mps (-1,6%). Fuori dal listino principale, avanza a passo spedito Fila (+1,5%) dopo il debutto stellare della controllata indiana Doms alla Borsa di Bombay, dove il titolo e' balzato di oltre il 70%. Sul valutario, l'euro guarda ancora a quota 1,1 dollari, e scambia con il biglietto verde a 1,094 (da 1,097 al closing precedente). La divisa nipponica prosegue debole dopo le decisioni della Boj con il cambio euro/yen che vale 156,85 (da 157,52) e quello tra dollaro e yen a 143,37 (da 143,7). Sale ancora il prezzo del gas naturale, anche se meno dell'avvio, a 33,375 euro al megawattora (+2,4%) mentre le tensioni nel Mar Rosso continuano a spingere i prezzi del petrolio, con il Brent febbraio in rialzo a 80,09 dollari al barile (+1,09%) e il Wti di pari scadenza a 74,89 dollari (+1,28%).
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