La salma di Bettino

- di: Bruno Chiavazzo, giornalista e scrittore
 

Domenica prossima, 19 gennaio, saranno 25 anni dalla morte di Bettino Craxi ad Hammamet in un ospedale militare tunisino. Era affetto da cardiopatia, gotta e diabete, poi un tumore al rene e la morte per arresto cardiaco. Operato in condizioni a dir poco infime, con attrezzature da ambulatorio, chirurghi e medici non proprio all’altezza della situazione, ma fu una sua scelta. 
La famiglia, i figli, gli amici più stretti tentarono in tutti i modi di farlo recedere dalla sua decisione e portarlo in Italia per l’operazione, ma come ha fatto scrivere sulla sua tomba nel piccolo cimitero cristiano, vicino alla Medina di Hammamet, “la mia libertà equivale alla mia vita”. 
Sono stato alla presentazione del libro di Aldo CazzulloCraxi l’ultimo vero politico”, a Roma mentre in contemporanea si svolgeva, sempre nella capitale, la presentazione di un altro libro, questa volta di Massimo Franco,  “Il fantasma di Hammamet”. È  tutto un fiorire di libri su Craxi. Ancora una volta si approfitta di una ricorrenza per cercare di vendere qualche copia in più, business as usual, come direbbe Elon Musk
Alla presentazione del libro di Cazzullo c’era il figlio Bobo, a quella di Massimo Franco la figlia Stefania. 
Mi sono chiesto il perché di queste manifestazioni estemporanee, a parte il cinismo editoriale. Probabilmente c’è una componente per così dire psicologica in molti editorialisti, per quanto hanno scritto su Bettino quando questi era forse l’uomo più potente d’Italia. “De mortuis nihil nisi benum”, dicevano i nostri antenati latini, dei morti si parla solo bene, e questi hanno preso al balzo la ricorrenza per fare un mea culpa non richiesto e, soprattutto, fuori tempo massimo. 
Si ricorda il Bettino di Sigonella, del referendum sulla scala mobile, della rinascita economica e politica, del decisionismo, ma si stende cinicamente un velo pietoso sulle monetine al Raphael, sulla “trippa alla Bettino” servita nelle feste dell’Unità, del “pericolo per la democrazia” made by Enrico Berlinguer, e tutte le schifezze che per decenni hanno accompagnato la pubblicistica contro Bettino Craxi e i socialisti. 
Lo stesso Berlusconi, che deve a Bettino tutto quello che ha fatto con le sue televisioni, non ha esitato a cavalcare la mannaia giudiziaria in quegli anni, per poi presentarsi come l’uomo nuovo e iniziare la sua ascesa politica sulle ceneri di Hammamet. 
Ma gli italiani sono fatti così: fascisti e antifascisti, comunisti e anticomunisti, basta che tutti stiano a un palmo da loro. La memoria corta, franza o spagna purchè se magna, dopo il 19 gennaio e qualche speciale televisivo, ospiti tutti gli amici e i “vedovi” di Bettino, farà chiudere il sipario e Bettino rimarrà nella sua tomba scavata nella sabbia per essere riesumato all’uopo. R.I.P. Bettino.

(Nella foto al centro Bettino Craxi, alla sua sinistra la moglie Anna Maria)


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