Berlusconi paga l'esile confine tra vita pubblica e privata

- di: Redazione
 
Il processo che si sta svolgendo a Milano e che ha come principale accusato Silvio Berlusconi genera molti interrogativi che sono destinati, in maggior parte, a restare senza risposte perché la materia processuale è, oltre che complessa (riguardando rapporti che vengono definiti dalle difese esclusivamente formali) , anche viscida perché intorno ad essa sono cresciute, negli anni, interpretazioni pruriginose, che nel modus vivendi del fondatore e presidente di Forza Italia hanno sempre trovato corroborante linfa.

Ruby ter: richiesta di sei anni di reclusione per Berlusconi

La richiesta della pubblica accusa per Berlusconi è stata quella di una condanna a sei anni di reclusione, che, se riconosciuto colpevole, comunque non sconterà mai per l'età avanzata che gli garantisce, per il particolare reato, l'applicazione di misure alternative alla detenzione. Ma tutto il circo di questo processo non può essere ridotto alla triste parabola di un uomo che si sente immortale e che, di immortalità, ha informato ogni suo gesto, a cominciare dall'amicizia (vera, presunta, comprata lo deciderà il collegio giudicante) che lo ha legato a tante ragazze, anche se non è questo l'oggetto dell'attuale procedimento.

Un sentimento, l'amicizia, che, almeno in questo processo, ha come altro terminale un gruppo di ragazze dall'evidente bellezza che, in virtù dell'amicizia di Berlusconi, sono state per anni gratificate di denaro cash oltre che di una casa in zone di Milano che non sono certo della periferia.
Berlusconi ha sempre vantato, in questa come in altre vicende, una generosità personale che viene confusa con altro, con una componente godereccia che lui ha sempre respinto, giustificando la sua dazione mensile solo al desiderio di aiutare ragazze che altrimenti non riuscirebbero a sbarcare il lunario.

Giustificazioni che per la pubblica accusa lasciano il tempo che trovano perché, con Berlusconi, sul banco degli imputati ci sono ragazze bollate come false testimoni che, per questo, non avendo detto - almeno per i pm - la verità sul loro rapporto col Cavaliere di Arcore, sono meritevoli anche loro di condanne molto pesanti. Quale che sarà l'esito del processo, esso entrerà a pieno titolo nella storia giudiziaria di questo strano Paese dove un uomo politico, arrivato dal nulla - se i molti soldi dell'epoca potevano essere definiti così -, ha potuto conquistare il Paese e, nel momento stesso in cui cominciò a fare uso del potere, è andato incontro ad una serie interminabile di procedimenti.

Fondati o no? Su questo i giudizi sono divergenti, anche se - in qualche modo, grazie anche alla prescrizione - Berlusconi l'ha sfangata come meglio non poteva essere. Poi però ci ha messo del suo perché se certi atteggiamenti o frequentazioni erano leciti sino a quando non è diventato la massima espressione politica del Paese, nel momento in cui è arrivato a Palazzo Chigi avrebbe dovuto adottare un codice di comportamento diverso. Maggiore cautela non avrebbe certo nuociuto, ma certo deve essere difficile cambiare in un momento della vita quando si è arrivati al top, credendosi forse per questo al di sopra non della legge, ma delle regole della morale corrente.

È qui che si deve aprire un dibattito su questo, come su altri processi che hanno visto Berlusconi accusato per fatti lontani dalla politica, ma attinenti al suo modo di intendere la vita di ogni giorno, anche quando il profilo di statista che lui ha e che gli si deve riconoscere viene sopravanzato, superato, cancellato da scelte di vita quotidiana.
Silvio Berlusconi, se fosse stato un semplice cittadino o, come più vicino alla realtà, un imprenditore di successo non sarebbe stato perennemente sotto un unico gigantesco riflettore, che ne ha seguito le mosse sin dentro mura rassicuranti o lenzuola, calde e capienti. I suoi rapporti con le donne sono arcinoti, anche perché, visto il suo essere uomo pubblico, non ha mai fatto mistero di questo suo ''tallone d'Achille'', almeno in termini di riservatezza. Ma quel che fa lontano dai palazzi del potere potrebbe e dovrebbe restare squisitamente personale, se non travalica il confine della legge. E se qualcosa accade tra adulti, senza coercizione o anche se conseguenza di un'attrattiva/attrazione che non sia esclusivamente estetica, dovrebbe restare tale, senza che qualcuno dall'esterno cerchi di indagare sulla natura del rapporto.

Certo, in altri Paesi, di democrazia molto consolidata, c'é stato chi s'è giocato la Casa Bianca per essersi invaghito di un'altra donna che non fosse la moglie, c'è stato chi faceva incursioni notturne - buffonescamente camuffato - in case di ragazze che stavano per sostituire la fidanzata ufficiale. Ma questa retorica della morale è legata a quella del Paese che ne è teatro. E in Italia il culto del gallo cedrone colpisce ancora. Ma oggi parliamo di un ''gallo'' che sulla soglia degli 86 anni non ce la fa proprio a restare tranquillo, perché c'è sempre una udienza cui presenziare da imputato, anche se le sue apparizioni nelle aule di giustizia ormai sono rarissime, tra un ricovero e l'altro che sanno tanto di tattica di difesa. Speriamo che questo processo finisca presto, quale che ne sia l'esito, nella speranza che Silvio Berlusconi, sempre pronto a sbandierare i nuovi e sempre più giovani amori, torni all'attenzione nazionale solo per fatti di politica e non più di giustizia. Ma dovrebbe avere consiglieri più attenti a lui e non al suo potere, almeno quello che gli resta, mentre la sensazione che si ha è che, come il re che si avvia al tramonto, ci sia chi se ne contende le spoglie nonostante sia ancora vivo.
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