Qualcuno spieghi a Berlusconi che l'Italia è cambiata
- di: Redazione
C'è un uomo, più vicino ai 90 che agli 80, che si aggira ancora per i vicoli della nostra polis virtuale, esibendo il solito armamentario di battute grevi e di sogni irrealizzabili, quasi che il tempo non sia passato, quasi che gli anni trascorsi dalla sua ''discesa in campo'', resa aerodinamicamente più efficace per essere , simpaticamente e modestamente, l'unto del signore, non siano mai finiti. Eppure accade che Silvio Berlusconi, per l'ennesima volta (a che quota siamo? Boh), annunci all'universo mondo, seppure ristretto alla Brianza, che il Paese ha ancora bisogno di lui tanto che, nel 2023, farà volare i voti di Forza Italia oltre quota 20%.
Berlusconi programma il suo ennesimo "ritorno in campo"
Non un auspicio, non una speranza, ma una granitica certezza che il suo solo riapparire sul palcoscenico politico nazionale convincerà un quinto degli elettori a votare nuovamente per lui. Che poi Berlusconi non si avventuri nell'analisi demoscopica per anticipare da che parte dovrebbero arrivare questi voti è normale, perché ad oggi non ci sono segnali concreti che su Forza Italia possano riversarsi nuovamente un mare di preferenze, a meno di non ridipingere di estasi berlusconiana i vari passaggi di partito che continuano a registrarsi nel centrodestra, dove, in certe settimane, occorrerebbe un vigile urbano d'esperienza per mettere ordine alla transumanza tra FI, Fratelli d'Italia e Lega.
Ma lui resta lì, mettendosi da solo al centro dell'attenzione, quasi non accorgendosi di quanto il mondo, non solo l'Italia, sia mutato e pensando che basta toccare il tasto - sempre d'appeal in un certo segmento dell'italico maschio - del ganimede, del gagà, del latin lover, del playboy, insomma di quello che lui mostrò di essere e, a dispetto dell'età, continua a coltivare a livello d'immagine. A Monza, dove ha promosso il candidato sindaco, l'uscente Dario Allievi, Berlusconi, a dispetto delle descrizioni dei suoi adoratori, non è apparso in gran forma, ma solo un uomo di età avanzata che non intende sottostare alle leggi della natura. E lo fa utilizzando, sia pure sotto forma di battute, un modello che è ormai spento, che non attecchisce, pensando che tutti, nel solo vederlo passeggiare per le strade di Monza al braccio della giovane fidanzata, lo idolatrino, mentre vedono solo un uomo e non quel semidio che forse ritiene di essere.
Silvio Berlusconi, bisogna comunque rimarcarlo, resta un protagonista non solo per avere calcato la scena politica per un trentennio o giù di lì, lasciandovi la propria impronta, ma perché ha avuto la funzione di spazzare un modello politico che, escludendo il centrodestra, privava una parte consistente del Paese della possibilità di interagire con il potere reale.
Ma ricondurre l'oggi di Berlusconi ad una passata stagione, pensando che essa non sia mai finita, è un errore suo e di chi gli sta accanto che, invece di farne risaltare le doti di statista (che c'erano), lo spingono verso scelte (pro-Salvini) e atteggiamenti (lo pseudo-non matrimonio) che mai avrebbe fatto appena qualche anno fa.
Salvare il soldato Berlusconi non servirebbe solo a Forza Italia, ma anche al Paese che in lui potrebbe trovare quell'elemento equilibratore nel centrodestra che oggi manca, tanto che a manifestarsi è la politica muscolare e la logica di annientamento dell'avversario portata avanti da Matteo Salvini e Giorgia Meloni.