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Bce: è proprio necessario un nuovo dei tassi dopo il crollo delle banche americane?

- di: Redazione
 
Bce: è proprio necessario un nuovo dei tassi dopo il crollo delle banche americane?
L'integralismo, quando di parla di economia e finanza, è una cosa da maneggiare con grande attenzione perché se è la misura del decisionismo e della difesa delle proprie idee o teorie, potrebbe anche essere il sintomo di un totale disinteresse di quel che accade intorno. La nostra affermazione lascia il tempo che trova perché, in un mondo che fa della velocità, dei fatti così come dei pensieri, il suo tratto caratterizzante, ognuno pensa sempre di essere nel giusto e, quindi, di non dovere arretrare di un millimetro, nonostante le evidenze.

Bce: è necessario un nuovo dei tassi dopo il crollo delle banche americane?

Quindi, dalla riunione di domani della Banca centrale europea c'è da aspettarsi continuità nelle politiche anti-inflazione e, quindi, la probabile decisione di un ennesimo aumento dei tassi di interesse. Uno strumento che, interfacciandosi con l'andamento dell'economia, dovrebbe creare condizioni avverse a che l'inflazione continui a crescere o, in alternativa, non freni la sua corsa.
La Bce ha aumentato i tassi in ossequio a questo assunto, ma oggi lo scenario globale è diverso e forse potrebbe essere il momento di rivedere la strategia, se quanto accade al di là dell'oceano insegna qualcosa. Certo, il fatto che l'inflazione non venga domata ingenera forti preoccupazioni per un'Europa che lentamente sta uscendo dal precipizio in cui era stata scagliata dalla pandemia.

Ma può reggere ancora la linea del rigore della Bce dopo che - al netto dalla maggiore solidità del sistema bancario del continente rispetto al lassismo trumpiano che ha indebolito cautela e garanzie - negli Stati Uniti la dura politica della Federal Reserve ha bruciato miliardi di dollari di valore dei titoli di Stato, acquistati in enormi quantità dalle banche e oggi fortemente ridimensionati dall'aumento dei tassi?
In ogni caso un elemento che, bene o male, è destinato ad incidere sulle scelte della Bce, è la stima di crescita e inflazione, quindi indebolendo la certezza, alimentata fino a pochi giorni fa, che Christine Lagarde avrebbe confermato l'ennesimo aumento - da 50 punti base - dei tassi di interesse.
Una certezza, peraltro già annunciata dalla presidente della Bce, ma che ora appare meno salda, perché quanto accaduto negli Stati Uniti, con il fallimento della Silicon Valley Bank (e anche della Signature Bank) qualche timore certamente lo alimenta.

Non è per questo da escludere che le vicende del settore bancario americano (anche se l'intervento dell'Amministrazione Biden è stato deciso e, in qualche maniera, rassicurante, come confermato dal rimbalzo dei titoli del settore registrati ieri a Wall Street) possa indurre a decisioni diverse, almeno in termini di maggiore cautela nella adozione delle misure e della loro ampiezza.
Quindi, sì ad un aumento, ma non necessariamente di mezzo punto. In ogni caso l'impatto sull'economia del continente ci sarà e sicuramente non positiva, perché il continuo rafforzare le misure anti-inflazione cerco non aiuta. Anzi, proprio alla luce delle vicende americane, in molti si stanno augurando che l'istituto centrale europeo fermi la sua corsa agli aumenti, anche se questo potrebbe diminuire la sua credibilità, dopo i proclami dei mesi scorsi.
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