La Bce ha tagliato i tassi di interesse, per la prima volta dal 2019

- di: Redazione
 
La Banca centrale europea, confermando tutte le previsioni, ha ufficializzato oggi il primo taglio dei tassi di interesse dal 2019, grazie ai progressi nella lotta all'inflazione, che comunque non è ancora sconfitta.
Tagliando il tasso sui depositi al 3,75% dal livello record del 4,0%, la BCE non ha fornito indicazioni se ciò sarà seguito da un ulteriore allentamento a luglio.
La BCE ha affermato di aspettarsi un’inflazione media del 2,2% nel 2025, in aumento rispetto alla stima precedente del 2,0%. Quindi, ancora al di sopra dell’obiettivo del 2% della banca centrale.
L’inflazione nei 20 Paesi che fanno parte dell'eurozona è scesa al 2,6% da oltre il 10% alla fine del 2022. Una contrazione dovuta essenzialmente all'abbassamento dei prezzi del carburante ed alle migliori condizioni dell'approvvigionamento del periodo successivo alla pandemia.

La Bce ha tagliato i tassi di interesse, per la prima volta dal 2019

La presidente dell'Istituto di Francoforte, Christine Lagarde, in sede di conferenza stampa, dopo avere precisato che "non ci stiamo impegnando preventivamente su un particolare percorso dei tassi", ha detto che "nonostante i progressi compiuti negli ultimi trimestri, le pressioni interne sui prezzi rimangono forti poiché la crescita dei salari è elevata e l’inflazione probabilmente rimarrà al di sopra dell’obiettivo anche nel prossimo anno".

Ieri anche la Banca centrale del Canada - così come avevano fatto quelle di Svezia e Svizzera - avevano abbassato i tassi. Rispondendo alla domanda se la BCE si stia muovendo verso una fase di "riduzione" della sua politica monetaria restrittiva, Lagarde ha detto di non poter confermare che un simile processo sia in corso, ma che c'è "una forte probabilità. Ma dipenderà dai dati, e ciò che è molto incerto è la velocità con cui viaggeremo e il tempo che ci vorrà".
Altri commenti di Christine Lagarde, in conferenza stampa, sono meritevoli di menzione.

"I rischi per la crescita economica sono bilanciati nel breve termine, ma rimangono orientati al ribasso nel medio termine. Un’economia mondiale più debole o un’escalation delle tensioni commerciali tra le principali economie peserebbero sulla crescita dell’area euro".
"La nostra fiducia nel percorso da seguire è aumentata negli ultimi mesi."
"Se l'economia mondiale crescesse più del previsto, l'inflazione potrebbe rivelarsi più elevata del previsto... i rischi al rialzo per l'inflazione derivano anche dalle accresciute tensioni geopolitiche".
"Si prevede che l’inflazione oscillerà intorno ai livelli attuali per il resto dell’anno, anche a causa degli effetti base legati all'energia, per poi scendere verso il nostro obiettivo nella seconda metà del prossimo anno".
"L'inflazione interna rimane elevata. I salari continuano ad aumentare a un ritmo elevato, compensando l'impennata dell'inflazione passata, a causa della natura scaglionata del processo di aggiustamento salariale e dell'importante ruolo dei pagamenti una tantum".
"Gli indicatori lungimiranti segnalano che la crescita salariale si modererà nel corso dell'anno".
"Le esportazioni più forti dovrebbero anche sostenere la crescita nei prossimi trimestri".
"Ci aspettiamo che l’economia continui a riprendersi poiché salari più alti e migliori ragioni di scambio spingono verso l’alto i redditi reali".
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