Barcellona: il Tribunale sancisce che 748 rider di Deliveroo non erano lavoratori autonomi

- di: Emanuela M. Muratov
 
Negli ultimi anni (in particolare il 2020 per via della pandemia) si è fatta più importante la realtà delle consegne a domicilio, più comunemente detta “delivery”: sono nate diverse applicazioni in tutto il mondo che coordinano e effettuano servizi di consegna di ogni tipo, da una cena alla spesa settimanale. I “rider”, fattorini, lavorano con i propri mezzi come auto, motorini e bici e si è spesso discusso  sulle loro condizioni lavorative e contrattuali, poiché non sono inquadrati come dipendenti ma unicamente come collaboratori, motivo per cui non spetta loro alcuna agevolazione in caso di malattia, infortunio o contributi pensionistici.

A Barcellona, un Tribunale ha stabilito che 748 rider di Deliveroo sono a tutti gli effetti dipendenti dell’azienda e non lavoratori autonomi. Questa sentenza si aggiunge ad un’altra pronunciata dalla Corte Suprema Spagnola lo scorso settembre, nella quale si stabilisce che compagnie come Glovo, UberEats e la stessa Deliveroo, non fungono da “semplici intermediari” fra i clienti e fattorini, bensì delle piattaforme che gestiscono il coordinamento ed il servizio. La sentenza ha portato le aziende a registrare i fattorini come dipendenti, iscriverli presso la cassa di previdenza sociale e versare i contributi arretrati i riferimento al periodo che va dal 2016 al 2018.

Si legge, inoltre, che la libertà dei rider era controllata da Deliveroo: in caso di rifiuto della presa in carico dell’ordine, il fattorino veniva penalizzato per quelli successivi non garantendogli una minimo che poi avrebbe intaccato il salario mensile, basato un un totale di ordini complessivi effettuati.

Sotto accusa da parte del giudice anche il metodo di valutazione dei rider che avveniva tenendo conto di aspetti come i tempi di consegna, prestazione del servizio e tempi di risposta e gestione degli ordini negli orari di punta. Nella carte delle sentenza di legge: “Se la valutazione del fattorino era carente, gli veniva concesso un preavviso di 30 giorni durante il quale l’azienda valutava un suo eventuale cambio di atteggiamento e, diversamente, avrebbe potuto annullare l’iscrizione del rider sulla piattaforma e terminare la sua collaborazione”.

Oggi sono previste le trattative tra sindacati e governo per trovare un accordo per regolamentare i rider come dipendenti diretti a contratto con le singole compagnie.
In Spagna ci sono già oltre 40 sentenze simili, nel nostro paese la prima è arrivata lo scorso novembre a Palermo. Un fattorino di Glovo era stato sospeso a seguito di alcune contestazioni per dei pagamenti relativi ai proprio servizi e il giudice ne ha disposto sia il reintegro che la conversione del contratto di lavoro subordinato in contratto a tempo pieno indeterminato, poiché le disposizioni prese della multinazionale equivalevano ad un licenziamento per ingiusta causa ed un risarcimento per mancato guadagno nel periodo di sospensione dal lavoro.
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