Banche, strappo Intesa Sanpaolo-Abi: il Gruppo resta nell’Associazione bancaria italiana ma revoca delega per i contratti

- di: Barbara Leone
 
Intesa Sanpaolo, la prima banca italiana, resta in Abi ma revoca la delega all’associazione ad essere rappresentata. A comunicarlo una nota del direttore generale dell’Associazione bancaria italiana e segretario del Comitato per gli affari sindacali e del lavoro, Giovanni Sabatini: “In data 27 febbraio è stata comunicata da Intesa Sanpaolo la revoca del mandato per la rappresentanza sindacale all'Abi per gestire in autonomia la propria partecipazione alla contrattazione. Intesa Sanpaolo continuerà a partecipare, su invito permanente concordato con Abi, alle future attività del Comitato sindacale e del lavoro volte a preparare e a negoziare il rinnovo del Contratto collettivo nazionale del lavoro del settore bancario”.

Banche, strappo Intesa Sanpaolo-Abi: il Gruppo resta nell’Associazione bancaria italiana ma revoca delega per i contratti

Dal canto suo il Gruppo bancario conferma “di aver comunicato all’Associazione bancaria italiana la revoca del mandato di rappresentanza sindacale e pertanto affiancherà Abi nel confronto con le organizzazioni sindacali nazionali a livello di settore, in una fase di particolare importanza come quella attuale» ma anche di mantenere l’adesione all’associazione”. Lo rende noto un portavoce del Gruppo spiegando che l’istituto avrà anche una trattativa diretta “per fornire il supporto più adeguato al nostro modello organizzativo e al ruolo ricoperto da Intesa Sanpaolo nel nostro Paese. Questo in un contesto di «piena garanzia dei diritti individuali e collettivi”. Per statuto l’Abi, oltre alle attività di consulenza e informazione, su mandato degli associati, li rappresenta nel regolamento dei rapporti di lavoro (compresa la stipulazione di contratti collettivi) nei confronti delle organizzazioni sindacali dei lavoratori.

C’è da dire che a dicembre Intesa Sanpaolo aveva annunciato alcune iniziative per i propri dipendenti, come la settimana corta di 4 giorni e lo smart working fino a 120 giorni l’anno, ma senza un preventivo accordo con i sindacati. Inoltre nei mesi precedenti aveva anche disposto delle erogazioni una tantum per supplire ai rincari dell’inflazione e dell'energia. Decisioni che evidentemente hanno creato una serie di mal di pancia nei pressi di alcune sigle sindacali che hanno sottolineato come in questo modo si andasse a perdere la centralità del contratto nazionale. Ed è forse proprio per evitare ulteriori malumori che il Gruppo ha deciso con questa mossa di gestire in totale autonomia la propria partecipazione alla contrattazione

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