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Borse europee caute, Ferrari scivola e Lottomatica corre

- di: Matteo Borrelli
 
Borse europee caute, Ferrari scivola e Lottomatica corre
Borse europee caute, Ferrari scivola e Lottomatica corre
Milano chiude debole nel giorno della Fed e dei conti Oracle, tra tonfo Ferrari, rimbalzo dei finanziari e utilities zavorrate dal gas ai minimi dal 2022.

Mercati azionari europei in freno di emergenza nella seduta di mercoledì 10 dicembre 2025, con gli operatori che evitano mosse azzardate in vista del verdetto della Federal Reserve sul taglio dei tassi e dei conti trimestrali di Oracle, attesi dopo la chiusura di Wall Street. A Piazza Affari il Ftse Mib arretra di circa lo 0,3%, in linea con la media dell’Eurozona, ma il quadro è tutt’altro che piatto: Ferrari indossa la “maglia nera”, mentre in testa alla classifica corrono Lottomatica, Prysmian e Unicredit.

Europa in frenata: Stoxx in rosso leggero, Londra regge

Sul fronte continentale la seduta si chiude con un’Europa più attendista che spaventata. L’Euro Stoxx 50 termina in lieve calo di circa lo 0,2%, mentre l’indice paneuropeo Stoxx 600 oscilla attorno alla parità dopo una serie di sedute deboli. A livello di piazze nazionali, Francoforte e Parigi cedono intorno allo 0,4%, Madrid resta sostanzialmente invariata e Londra si muove in controtendenza con un progresso di circa un quarto di punto, sostenuta da energia e materie prime.

Il driver macro è uno solo: la riunione della Fed, da cui il mercato si aspetta un taglio di 25 punti base, ma soprattutto indicazioni sulla traiettoria dei tassi nel 2026. Le analisi diffuse in mattinata sottolineano come gli investitori temano una possibile “hawkish cut”, un taglio accompagnato da un messaggio prudente sui futuri allentamenti monetari.

Piazza Affari: Ftse Mib in calo, spread tranquillo e settori spaccati

A Milano il Ftse Mib scivola intorno a quota 43.400 punti, con una flessione fra lo 0,25% e lo 0,4% a fine seduta, in linea con il resto d’Europa. Il Ftse Italia All-Share ricalca l’andamento del paniere principale, mentre Ftse Italia Mid Cap e Ftse Italia Star chiudono a loro volta in territorio negativo, con ribassi di circa lo 0,6% e dello 0,2%.

Sul fronte obbligazionario, lo spread Btp-Bund resta sotto controllo: il differenziale a 10 anni si mantiene in area 70 punti base, con il rendimento del Btp decennale italiano attorno al 3,5-3,6% e il Bund tedesco poco sotto il 2,9%. Si tratta di livelli che richiamano i minimi storici del 2009 e certificano, almeno per ora, una percezione di rischio Italia relativamente contenuta, nonostante le incertezze globali.

Ferrari affonda dopo la raffica di giudizi: il mercato ricalibra le aspettative

La protagonista in negativo di giornata è senza dubbio Ferrari. Il titolo chiude in forte calo, intorno al -4,4% a circa 310 euro, sui minimi da quasi due anni, penalizzato da una vera e propria raffica di revisioni delle raccomandazioni.

Jefferies ha tagliato il prezzo obiettivo a 310 euro dai precedenti 345, confermando il giudizio di Hold e sottolineando come l’accelerazione nei lanci dei nuovi modelli – pur coerente con la strategia industriale – rischi di comprimere i volumi nei prossimi trimestri e di rallentare la crescita del fatturato dopo gli anni eccezionali del post-Covid. Gli analisti insistono anche sulla necessità per il gruppo di presidiare con forza i valori di rivendita, soprattutto nel Regno Unito, considerato l’anello più delicato del mercato dell’usato di Maranello.

Morgan Stanley ha avviato la copertura con raccomandazione “Equal-weight” e target price a 367 euro, riconoscendo che la straordinaria brand equity, la strategia di scarsità dell’offerta e la capacità esecutiva restano i pilastri di lungo periodo del titolo, ma giudicando le valutazioni attuali già molto esigenti alla luce del rallentamento atteso sui ricavi. A completare il quadro, Oddo Bhf ha abbassato il rating a “Neutral” da “Outperform”, con target tagliato a circa 340 euro da 430, alimentando ulteriormente la pressione in vendita sul titolo.

I migliori e i peggiori del Ftse Mib: volano Lottomatica, Prysmian e Unicredit

Sul paniere principale la seduta è decisamente a due velocità. In cima al Ftse Mib svetta Lottomatica, che chiude con un progresso di circa il +2,5%, confermandosi tra le storie più forti dell’anno a Piazza Affari. Subito dietro Prysmian (+circa 2,4%), sostenuta dalle aspettative positive sul business delle reti elettriche e dei cavi sottomarini, e Unicredit (+circa 1,5%), che continua a beneficiare della strategia di ritorno di capitale e del progressivo disimpegno dalla Russia.

Bene anche il risparmio gestito con Fineco (oltre +1%), e il comparto auto con Stellantis e Brunello Cucinelli entrambe in leggero rialzo. In progresso anche Banco Bpm, Bper Banca e, fuori dal paniere principale, Banca Generali, premiata dai dati di raccolta di novembre.

Sul versante opposto, oltre al già citato tracollo di Ferrari, si registrano i cali di Leonardo, Moncler, Saipem e di diverse utility. Leonardo paga prese di profitto dopo il rally della vigilia, nonostante le dichiarazioni del ministro degli Esteri ucraino Andriy Sybiha, che da Kyiv ha aperto alla possibilità di una coproduzione di droni con il gruppo italiano, definendo il progetto parte del pacchetto di deterrenza e di dialogo strategico con Roma.

Nel comparto energia, le prese di beneficio colpiscono Saipem, Tenaris ed Eni, penalizzate dal petrolio in area 58-62 dollari al barile dopo giorni di pressioni ribassiste legate ai timori di eccesso di offerta. Male anche le utilityEnel, A2A, Hera – schiacciate da un prezzo del gas europeo tornato sui livelli di inizio 2022.

Campari e il dossier fiscale Lagfin: titolo in recupero, governance più chiara

Spicca in positivo Campari, che consolida un rialzo intorno allo 0,5–1,5% dopo le indiscrezioni su un accordo imminente fra la holding lussemburghese Lagfin e l’Agenzia delle Entrate per chiudere un contenzioso fiscale da circa 400 milioni di euro. La cifra corrisponde a circa un terzo dei 1,29 miliardi di euro in azioni Campari sequestrati in ottobre dalla Guardia di Finanza nel quadro di un’inchiesta su presunte imposte non versate fra il 2018 e il 2020.

Secondo quanto trapela, Lagfin verserebbe una prima tranche di circa 150 milioni entro fine anno – attingendo a riserve già accantonate – con il resto distribuito a partire dal 2027. Diversi broker italiani sottolineano che un’intesa di questo tipo sgombererebbe il campo da un importante fattore di incertezza sulla governance, riducendo il rischio di vendite forzate di azioni da parte dell’azionista di controllo e alleggerendo l’“overhang” sul titolo.

Mid Cap e “small”: Avio e Intercos sugli scudi, crolla BFF Bank

Anche sui segmenti a minore capitalizzazione la seduta è vivace. Nel Ftse Italia Mid Cap brillano Avio (circa +4,5%), sostenuta dalle prospettive del business spaziale, Intercos (quasi +4%), Juventus (oltre +2%) e Wiit (circa +1,5%). Nel complesso però l’indice cede intorno allo 0,6%, segno che i rimbalzi su alcuni titoli non bastano a compensare la debolezza generalizzata.

Fra i peggiori, BFF Bank crolla di circa il 9%, seguita da Fincantieri (circa -3,5%), Moltiply Group e Acea, tutte appesantite da prese di profitto dopo le buone performance delle ultime settimane. Sul segmento Star e Small Cap il clima resta prudente, con l’indice di riferimento in lieve calo e un mercato che privilegia le storie difensive e le società con bilanci più solidi in vista di eventuali nuove turbolenze sui tassi.

Valute: euro stabile contro dollaro, sterlina in lieve forza e yen debole

Sul mercato dei cambi la giornata è di relativa calma apparente. Il cambio euro/dollaro oscilla attorno a 1,16, sostanzialmente in linea con la fixing della Banca centrale europea, con variazioni intraday limitate in attesa delle parole di Jerome Powell sulla traiettoria futura dei tassi Usa.

L’euro/sterlina si muove poco sotto quota 0,875, a conferma di una sterlina leggermente più tonica dopo i dati macro britannici e qualche presa di profitto sul biglietto verde. Sul fronte asiatico il dollaro/yen resta in area 156–157, con la valuta giapponese che continua a mostrare debolezza strutturale nonostante l’aspettativa di un progressivo ridimensionamento del differenziale di tasso fra Fed e Bank of Japan.

Oro sopra 4.200 dollari, argento da record e gas ai minimi dal 2022

Nei metalli preziosi, l’oro oscilla poco sotto i 4.210 dollari l’oncia, con un lieve calo fra lo 0,1% e lo 0,3% rispetto alla vigilia, in un contesto in cui gli investitori preferiscono non sbilanciarsi prima del comunicato della Fed. Il protagonista assoluto della giornata è però l’argento, che aggiorna i massimi storici oltre 60 dollari l’oncia e si mantiene in area 61 dollari, sostenuto dalla combinazione di domanda industriale (fotovoltaico, auto elettriche, data center) e offerta limitata.

Sul fronte energetico, il petrolio Wti tratta intorno a 58 dollari al barile, mentre il Brent viaggia in area 62 dollari, dopo una lunga sequenza di ribassi legati ai timori di eccesso di produzione e alle revisioni al ribasso delle previsioni di prezzo da parte di diverse agenzie internazionali. Ancora più significativo il movimento del gas naturale europeo (TTF), sceso in area 26–27 euro/MWh, sui livelli più bassi da febbraio 2022: un dato che pesa sui titoli delle utility ma che, sul fronte macro, contribuisce ad allentare le pressioni sull’inflazione nell’Eurozona.

Wall Street a metà seduta: indici misti in attesa di Fed e Oracle

Quando in Europa si avvicina la chiusura, Wall Street viaggia in territorio misto. In tarda mattinata a New York il Dow Jones guadagna intorno allo 0,2–0,3%, lo S&P 500 si muove praticamente sulla parità e il Nasdaq cede qualche decimo di punto, a conferma di una rotazione settoriale che penalizza i titoli tecnologici e favorisce i comparti più ciclici, come industriali e energia.

L’attenzione degli operatori è divisa fra due appuntamenti ravvicinati: la conferenza stampa di Powell, attesa in serata, e i conti trimestrali di Oracle. Il colosso del software e del cloud è chiamato a confermare – o smentire – la narrativa di forte crescita legata all’AI: il consenso si aspetta ricavi per circa 16,2 miliardi di dollari, in crescita di circa il 15% su base annua, ed utili per azione intorno a 1,64 dollari. Molti analisti avvertono però che più dei numeri conteranno le indicazioni su debito, capex infrastrutturale e sostenibilità dei margini nel medio periodo.

Uno sguardo d’insieme: mercati sospesi tra tagli Fed, rally dei metalli e incognite geopolitiche

La fotografia che emerge dalla seduta del 10 dicembre è quella di mercati sospesi: le borse europee arretrano ma senza panico, Piazza Affari si muove nella fascia bassa del range recente, mentre il rischio sovrano italiano resta sotto controllo e le materie prime inviano segnali contrastanti: energia in calo, oro in consolidamento e argento in piena corsa.

Nel brevissimo termine il catalizzatore è chiarissimo: la combinazione fra la decisione della Fed e i conti di Oracle potrà ridisegnare gli equilibri di fine anno, decidendo se il 2025 si chiuderà nel segno di un “soft landing” ordinato o di una nuova fiammata di volatilità. Per ora, l’unica parola d’ordine che accomuna trader e gestori, da Milano a New York, è una: prudenza.

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