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Chi comanda davvero nelle banche italiane? I protagonisti senza veli

- di: Bruno Coletta
 
Chi comanda davvero nelle banche italiane? I protagonisti senza veli
Dietro le quinte del risiko finanziario: alleanze, sfide e strategie che stanno ridisegnando il potere bancario in Italia.
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Il risiko bancario italiano: potere, alleanze e strategie
Nel panorama finanziario italiano si sta consumando una partita ad alta tensione che intreccia finanza, potere e strategie di lungo periodo. Un risiko che coinvolge Mediobanca, MPS e Generali, ma che dietro i comunicati ufficiali cela uno scontro tra visioni, ambizioni personali e gruppi d’influenza. I protagonisti? Alberto Nagel, Francesco Gaetano Caltagirone, la holding Delfin della famiglia Del Vecchio. Le poste in gioco? Il controllo del cuore pulsante della finanza italiana.
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Mediobanca e l’offerta su Banca Generali
Mediobanca, con Alberto Nagel al comando da oltre quindici anni, ha sfoderato una mossa audace: un’offerta pubblica di scambio da 6,3 miliardi di euro su Banca Generali, la banca del risparmio gestito controllata da Assicurazioni Generali. Obiettivo dichiarato: rafforzare la propria posizione nel wealth management, settore strategico in tempi di tassi alti e volatilità globale. Ma sotto la superficie, la manovra è letta da molti come una contromossa, una diga contro l’assalto lanciato da Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca.
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Caltagirone, l’uomo che non molla mai
Francesco Gaetano Caltagirone ha definito l’Ops su Banca Generali “priva di valore industriale”. Non è una frase casuale. È un messaggio diretto, un segnale di guerra. Caltagirone è da anni in trincea: dopo aver tentato invano di ribaltare la governance di Generali, oggi cerca la sua rivincita. Il suo piano? Accorpare asset strategici, scardinare l’asse Nagel-Donnet e ritagliarsi un ruolo da kingmaker. È alleato di Delfin in questa partita e ha trovato un nuovo alleato silenzioso: Monte dei Paschi.
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Delfin, la grande mossa silenziosa
La holding fondata da Leonardo Del Vecchio, oggi in mano agli eredi, si è mossa con discrezione ma determinazione. Ha ottenuto dall’IVASS il via libera per salire fino al 20% di Generali, ben oltre la soglia dell’influenza simbolica. Delfin, già primo socio di Mediobanca, è in una posizione chiave per spostare gli equilibri. La strategia è chiara: contare di più, incidere sulla governance, e diventare l’ago della bilancia in un sistema bancario che ha sempre giocato su pesi e contrappesi.
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MPS, il nuovo outsider
La sorpresa arriva da Monte dei Paschi, una banca risanata dopo anni di crisi e salvataggi pubblici. Ma con l’appoggio di azionisti come Caltagirone e Delfin, MPS ha lanciato una clamorosa Ops ostile su Mediobanca da 13,3 miliardi. Ufficialmente per creare un polo bancario integrato. In realtà, secondo molti osservatori, l’obiettivo è togliere a Nagel il controllo su Mediobanca, entrare nel board di Generali dalla porta principale e riscrivere i rapporti di forza.
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Il nodo politico e il monito della Banca d’Italia
In questo contesto incandescente, la voce di Bankitalia si è fatta sentire con tono insolitamente netto. “Le operazioni di consolidamento devono generare valore per i clienti, non solo per i soci”, ha affermato il Governatore Fabio Panetta. Il riferimento non è velato: lo scontro in corso rischia di trasformarsi in un gioco a somma zero, con ripercussioni sulla stabilità del sistema.
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I personaggi chiave

Alberto Nagel
CEO di Mediobanca dal 2008, è il regista di un lungo processo di trasformazione. Ha traghettato l’istituto da cassaforte della finanza a gruppo bancario completo, con forte espansione nel credito al consumo e nel risparmio gestito. Fedelissimo di Enrico Cuccia prima, e poi di Vincent Bolloré, ha saputo mantenere il controllo della plancia anche nei momenti più turbolenti. Ma oggi è sotto attacco: il suo futuro dipende dalla tenuta dell’alleanza con Generali e dalla capacità di resistere all’assalto coordinato di MPS, Caltagirone e Delfin.
Francesco Gaetano Caltagirone
Classe 1943, imprenditore romano con un impero che va dall’editoria alle costruzioni. Ma è nella finanza che ha giocato le sue partite più spregiudicate. Dopo essere stato vicepresidente di Generali, ha rotto con la linea Donnet e ha costruito una trincea azionaria per provare a cambiare la governance. Uomo di potere e di lunghe memorie, ha visto naufragare il suo tentativo nel 2022, ma non ha mai deposto le armi. Oggi è il vero stratega dello scontro in atto.
Delfin
La holding della famiglia Del Vecchio è la vera variabile indipendente del risiko. Con partecipazioni rilevanti in Mediobanca e Generali, Delfin rappresenta un capitale paziente ma strategico, orientato a lungo termine. Dopo la morte di Leonardo Del Vecchio nel 2022, la guida è passata al figlio Luca e al management di fiducia. La mossa di salire in Generali segna l’inizio di una nuova stagione: meno silenziosa, più interventista. E soprattutto pronta a decidere da che parte stare.
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