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Banche, incroci pericolosi: torna il risiko e nessuno si tira indietro

- di: Vittorio Massi
 
Banche, incroci pericolosi: torna il risiko e nessuno si tira indietro
Unicredit riparte da Banco Bpm, Ifis punta a Illimity, Mps gioca su più tavoli. Intanto Bper va all’attacco di Sondrio. Ma il mercato ora chiede chiarezza, non fumo.
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La nuova stagione del risiko è cominciata: ecco chi sta muovendo le pedine
Dopo settimane di apparente silenzio, il grande risiko bancario italiano è tornato a dominare la scena. In ballo ci sono almeno tre operazioni chiave, una più delicata dell’altra, e una costellazione di incroci che potrebbe ridisegnare in profondità la geografia del credito nazionale. A giorni Unicredit riaccende i motori sull’offerta pubblica di scambio su Banco Bpm, annunciata a maggio e poi congelata a seguito di uno stop della Consob. A sbloccare la situazione è stato il via libera formale della Direzione generale della concorrenza (DgComp) dell’Unione europea, comunicato ufficialmente il 18 giugno.
Ma non è tutto così semplice: “Navighiamo a vista”, ha dichiarato l’amministratore delegato Andrea Orcel a margine del Bloomberg Italian Capital Markets Forum, lasciando intendere che la palla resta nelle mani del governo italiano. In particolare, sulla vicenda pesa l’incertezza sull’applicazione del golden power, il meccanismo che consente all’esecutivo di porre veti o condizioni su acquisizioni giudicate strategiche.
“Se non ci saranno chiarimenti sufficienti in tempi utili, potremmo fare un passo indietro”, ha ribadito Orcel, facendo capire che l’operazione è tutt’altro che scontata. Ma a quel punto — come ha lasciato intendere lo stesso presidente di Banco Bpm, Massimo Tononi, all’assemblea Consob del 19 giugno “ci guarderemo intorno”. E non è affatto escluso che ad entrare nel radar sia proprio Monte dei Paschi di Siena.
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Siena, Mediobanca e Generali: il triangolo che può cambiare tutto
Monte dei Paschi, che ha già mosso la prima pedina acquistando lo 0,01% di Mediobanca, è in attesa del via libera della Banca centrale europea sull’offerta pubblica di scambio presentata all’inizio del 2025. La decisione di Francoforte è attesa entro la fine di giugno e, in caso positivo, il lancio ufficiale dell’Ops potrebbe avvenire già ai primi di luglio. La finestra di chiusura è fissata per il 25 settembre, in coincidenza con l’assemblea straordinaria di Piazzetta Cuccia chiamata a decidere sull’acquisizione di Banca Generali, annunciata a fine aprile.
Dietro le quinte, si muove anche il Tesoro italiano, ancora primo azionista di Mps. Secondo i rumors, il ministero dell’Economia starebbe valutando una strategia di uscita ordinata dal capitale, subordinata però al consolidamento di Mps in un polo nazionale competitivo. La direzione, quindi, sembrerebbe convergere verso un’integrazione tra Siena, Mediobanca e, a tendere, Banca Generali. Un asse inedito, che unirebbe la profondità retail di Generali, l’expertise finanziario di Mediobanca e la rete territoriale di Mps, ancora molto radicata soprattutto nel Centro Italia.
Un progetto, insomma, che potrebbe far emergere un vero “terzo polo bancario”, alternativo al duopolio Unicredit-Intesa. Ma è tutto ancora in divenire, e molto dipenderà anche dal responso del mercato.
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Il risiko delle medie: Ifis rilancia su Illimity
Nel frattempo, prosegue la sfida tra banche di medie dimensioni. Banca Ifis, controllata dalla famiglia Furstenberg Fassio, ha lanciato un’Opas su Illimity Bank, fondata da Corrado Passera. Al 21 giugno l’offerta ha raccolto adesioni per il 25,02% del capitale. Ma c’è una novità significativa: la soglia di efficacia, inizialmente fissata al 45%, è stata innalzata al 60%, pur restando la condizione minima del 66,67% per procedere alla fusione.
Con almeno il 60%, infatti, Ifis potrà approvare il progetto in assemblea straordinaria a prescindere dall’esito dell’offerta. È una mossa chiara, che punta a garantire il controllo societario anche in caso di adesione parziale. “Non ci saranno proroghe — ha fatto sapere l’istituto in una nota del 20 giugno — e l’operazione si chiuderà il 27 giugno come previsto”.
L’operazione è vista come un tentativo di “integrazione selettiva”, che permetterebbe a Ifis di rafforzare il proprio posizionamento nei crediti specialistici, mentre Illimity porterebbe in dote la sua expertise fintech e una quota di clientela corporate innovativa.
Passera, per ora, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali. Ma secondo fonti vicine al dossier, la governance futura resta un nodo da sciogliere: chi guiderà il gruppo in caso di fusione?
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Bper-Sondrio
Ultimo ma non meno importante è il tentativo di Bper di mettere le mani sulla Popolare di Sondrio. Partita il 16 giugno, l’offerta pubblica di scambio da 4,3 miliardi prevede l’assegnazione di 1,45 nuove azioni Bper per ogni titolo Bps. Ma l’accoglienza, finora, non è stata entusiasta: solo lo 0,1% ha aderito, secondo i dati ufficiali diffusi da Borsa Italiana il 21 giugno.
Il Ceo di Bper, Franco Papa, ha escluso un rilancio: “La nostra proposta è seria, basata su dati solidi, e pensata per creare valore condiviso”. Tuttavia, il consiglio di amministrazione di Sondrio non ha fatto sconti: “L’offerta non riconosce pienamente il valore reale della banca”, si legge nella nota ufficiale del 19 giugno.
Ancora più espliciti i piccoli azionisti organizzati, che in una lettera aperta hanno chiesto a Bper di “alzare l’offerta, attualmente inferiore persino alle ultime quotazioni di mercato”.
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Un risiko senza burattinai, ma con troppe incognite
Cosa ci racconta questa raffica di operazioni? Che il risiko bancario è tornato, ma non con un piano unitario. Le banche si muovono con una logica a trazione individuale, in un mercato frammentato dove la politica tace, i regolatori osservano e gli azionisti — piccoli e grandi — alzano la voce.
È un risiko senza burattinai, ma anche senza rete. Il sistema cerca equilibrio dopo anni di concentrazioni incomplete, pressioni regolatorie e turbolenze di mercato. E ora, in un contesto europeo segnato dalla stretta monetaria della Bce, dalla competizione delle big tech e dalla crescente pressione sui margini, le banche italiane non possono più permettersi l’attendismo.
Secondo un’analisi di Standard & Poor’s pubblicata il 20 giugno, “il consolidamento resta una via obbligata per gli istituti di media taglia, ma la mancanza di un framework strategico nazionale aumenta i rischi di operazioni difensive o incoerenti”.
Il paradosso è evidente: mentre le grandi banche europee guardano oltre confine — da BBVA in Spagna fino a BNP Paribas in Francia — in Italia ci si incrocia all’interno. Il tempo stringe. E il risiko, ora, è reale. Ma senza un disegno industriale condiviso, rischia di essere solo un’altra stagione di fuochi d’artificio.

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