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Banco Bpm sfida Consob, forte rischio di cortocircuito istituzionale

- di: Bruno Legni
 
Banco Bpm sfida Consob, forte rischio di cortocircuito istituzionale
Scontro tra istituzioni: la banca accusa l’Authority di favorire UniCredit, mentre il governo resta fermo sulle condizioni del golden power.
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Una frizione senza precedenti
Il clima si è fatto incandescente nel cuore della finanza italiana. La sospensione dell’offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata da UniCredit su Banco Bpm, decisa dalla Consob su richiesta dello stesso gruppo guidato da Andrea Orcel, ha scatenato una reazione durissima da parte di Banco Bpm. La banca milanese, guidata da Giuseppe Castagna (foto), ha definito “abnorme” il provvedimento dell’Autorità di vigilanza e si prepara a impugnarlo dinanzi al Tar del Lazio, chiedendo la sospensiva urgente.
La decisione è in contrasto con le consuetudini della stessa Consob – si legge in una nota diffusa da Banco Bpm – e non tiene in alcun conto degli interessi del mercato, della banca e dei suoi azionisti”. Il consiglio d’amministrazione è pronto a riunirsi già il prossimo martedì a Verona per decidere le prossime mosse. Fonti vicine al dossier riferiscono che il ricorso potrebbe partire prima ancora di quella data.
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Il nodo del golden power
Al centro della controversia c’è l’attivazione, da parte del governo, delle prerogative del golden power: una rete di condizioni pensate per garantire la tutela dell’interesse nazionale in operazioni strategiche. Le clausole poste a UniCredit – uscita dalla Russia entro gennaio 2026, impegno quinquennale negli investimenti in Btp italiani tramite Anima, continuità occupazionale e presenza territoriale – sono considerate da Palazzo Chigi non negoziabili.
Fonti dell’esecutivo confermano che “non ci sono le condizioni per riaprire il dossier, salvo eventi nuovi e straordinari”. Per il governo Meloni l’eventuale aggregazione deve avvenire “nel rispetto assoluto della sicurezza economica nazionale”.
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Banco Bpm: “Nessuna novità, sospensione ingiustificata”
Banco Bpm contesta radicalmente la motivazione della sospensione: secondo l’istituto, le condizioni poste dal governo erano già note, e non rappresentano “fatti nuovi” tali da giustificare la decisione della Consob, che dovrebbe intervenire solo in caso di elementi inediti che ostacolino una valutazione informata da parte degli azionisti.
“La richiesta di riapertura del golden power da parte di UniCredit – si legge ancora nella nota – non è mai stata comunicata al mercato. E la presunta impossibilità di rispettare le prescrizioni dovrebbe, di per sé, comportare la decadenza dell’offerta”. Castagna, intervenuto riservatamente con i suoi azionisti, si dice “determinato a portare avanti ogni opportuna iniziativa a tutela del valore della banca”.
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Le parole di Osnato: “Scelta discutibile”
Anche dal fronte politico emergono critiche all’Autorità. Marco Osnato, responsabile economico di Fratelli d’Italia, ha parlato apertamente di “sorpresa” per la decisione della Consob, ricordando che è stata presa “a maggioranza” e lasciando intendere che il presidente Paolo Savona avrebbe potuto agire con maggiore cautela.
“Un presidente così esperto avrebbe potuto valutare con più prudenza una richiesta che rischia di delegittimare la valutazione fatta da Palazzo Chigi”, ha dichiarato Osnato. La tensione si riverbera anche nel governo, che si trova ora a gestire un caso esplosivo, in equilibrio tra autonomia degli organi di vigilanza e interesse nazionale.
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Unicredit prende tempo, ma resta sotto pressione
Da Piazza Gae Aulenti, UniCredit osserva con attenzione ma in silenzio. Una dichiarazione ufficiale è attesa a ore. Secondo fonti interne riportate da Reuters, il gruppo di Orcel avrebbe chiesto la sospensione per “valutare meglio l’impatto delle condizioni del governo sull’offerta”. Tuttavia, la posizione di UniCredit appare delicata: da un lato deve dimostrare di rispettare le regole e le Autorità; dall’altro, l’idea di una ritirata o di una modifica sostanziale dell’offerta indebolirebbe la credibilità del management sul mercato.
Il rischio reputazionale è dietro l’angolo, così come quello di vedere sfumare un’operazione da oltre 7 miliardi di euro, considerata cruciale per il consolidamento bancario italiano.
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Impatti sul mercato e scenari futuri
L’estensione di 30 giorni dell’offerta, ora posticipata al 23 luglio, impone un nuovo scenario di stallo per Banco Bpm, che si trova “bloccata” dalla passivity rule sin dal novembre 2024. La banca non può difendersi né cercare alternative. L’operazione è congelata, e con essa ogni prospettiva strategica per il gruppo.
Gli analisti, intanto, si dividono. Secondo Equita SIM, “il rischio che l’Ops venga ritirata o si trasformi in una battaglia legale di lungo corso è reale”, mentre Mediobanca Securities avverte che “una sospensione prolungata o l’annullamento dell’offerta rischiano di generare tensioni regolatorie che potrebbero disincentivare future operazioni di consolidamento”.
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Una partita a scacchi ad alto rischio
Quello tra Banco Bpm, UniCredit, Consob e governo è ormai uno scontro a quattro senza precedenti. Ogni mossa può generare conseguenze a catena: giudiziarie, politiche, di mercato.
Il ricorso al Tar potrebbe ribaltare la situazione, ma non è scontato. Il tribunale amministrativo dovrà valutare rapidamente se esistano gli estremi per annullare il provvedimento dell’Autorità di vigilanza, bilanciando tutela degli investitori e ruolo delle istituzioni. E intanto l’intero sistema bancario italiano guarda a questo confronto con crescente inquietudine: perché stavolta, più che un’offerta, è in gioco il rapporto tra poteri dello Stato e regole del mercato.

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