Strategie cambiate, profitti tagliati e un’era che finisce: cosa succede davvero a Porsche, Volkswagen e BYD.
(Foto: L’Amministratore Delegato di Porsche, Oliver Blume).
Giornata nera per l’industria automobilistica globale: tra Europa e Asia, due colossi cambiano rotta e gli investitori reagiscono con vendite convulse. Porsche rivede radicalmente la sua strategia sull’elettrico, mentre Berkshire Hathaway chiude definitivamente la sua storica partecipazione in BYD. Ecco motivi, numeri e implicazioni.
Porsche: il lusso dietrofront
Porsche, controllata da Volkswagen, ha annunciato che nel prossimo futuro — almeno fino al 2030 — continuerà a produrre veicoli con motore a combustione interna, nonostante l’attenzione crescente agli zero emissioni. La decisione si traduce nel rinvio del Suv completamente elettrico “K1”, atteso inizialmente per il 2027 e ora spostato al 2030.
Impatto su guidance e borsa
Il titolo Porsche a Francoforte chiude la seduta in calo di circa −7,2%, dopo essere sceso ancor di più in mattinata. L’effetto trascina anche la casa madre Volkswagen, che registra forti ribassi. L’azienda rivede per la terza volta nel 2025 le previsioni: utile operativo attorno al 2% (contro il 5-7% precedente) e margine operativo lordo stimato tra 10,5% e 12,5% (dal 14,5-16,5%). Il solo rinvio del K1 pesa per circa 1,8 miliardi di euro nel 2025.
Perché succede: domanda, costi e tempi
Il cuore della scelta è il mercato, in particolare la Cina: la domanda di auto di lusso mostra segnali di raffreddamento, con il ceto medio più cauto e una clientela giovane che guarda con favore ai marchi nazionali. Sul fronte dei costi, la transizione richiede investimenti ingenti, mentre i ritorni si stanno rivelando più lenti del previsto. Come sintetizza il ceo: “domanda drammaticamente in calo”, ha detto Oliver Blume.
Cosa cambia per Volkswagen
Per il gruppo di Wolfsburg, il messaggio è duplice. Da un lato, l’impatto finanziario immediato, dall’altro la necessità di portare avanti la strategia “in Cina per la Cina”, accelerando su software e guida assistita per intercettare gusti locali. La traiettoria rimane elettrica, ma con più gradualismo e un occhio ai margini.
BYD e Buffett: fine di una lunga storia
In parallelo, dall’Asia arriva un altro segnale forte: Warren Buffett, tramite Berkshire Hathaway, completa l’uscita dal capitale di BYD, investimento partito nel 2008. La notizia innesca vendite sulla piazza di Hong Kong, con il titolo in calo di diversi punti percentuali. È il punto finale di un disimpegno graduale iniziato anni fa, che si chiude in una fase in cui i margini dell’elettrico in Cina sono sotto pressione per la corsa al ribasso dei prezzi.
Somiglianze e differenze
Le due vicende si toccano ma non si sovrappongono. Per Porsche/Volkswagen il tema è la redditività del lusso elettrico e il ritmo della transizione, per BYD il segnale arriva dal lato degli investitori, con un azionista storico che decide di monetizzare dopo anni di salita e un contesto competitivo più duro. In comune c’è il messaggio ai mercati: l’elettrico non è un percorso lineare e impone scelte selettive.
Le implicazioni per il settore auto
Primo: non tutti i piani elettrici sono uguali. La domanda deve essere sostenibile, i costi in discesa, le infrastrutture pronte. Secondo: le strategie ibride resteranno una soluzione ponte, soprattutto nel premium. Terzo: gli investitori guardano con più attenzione a margini, politica industriale e sussidi, premiando chi dimostra disciplina nell’allocazione del capitale.
Cosa aspettarsi nei prossimi mesi
Dal lato tedesco, possibili ulteriori revisioni di gamma e tempistiche sui modelli bev. Dal lato cinese, BYD potrebbe intensificare l’espansione estera e la ricerca di efficienze industriali per difendere i margini. In Europa e Cina, i regolatori terranno alta l’attenzione su incentivi e regole di mercato che possono favorire o frenare la diffusione dell’elettrico.