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Caos in Argentina, Karina Milei evacuata tra insulti e violenza

- di: Bruno Coletta
 
Caos in Argentina, Karina Milei evacuata tra insulti e violenza
Carovana in fiamme: tensioni e accuse su Milei e Karina
Violenza e slogan infuocati a Corrientes: tra camminate interrotte, cartelli al vetriolo e accuse di corruzione, il campo di battaglia della campagna Milei s’infiamma.

(Fotomontaggio: una ricostruzione realistica realizzata con l'intelligenza artificiale del caos in Argentina). 

Nell’ultimo giorno di campagna elettorale in vista delle elezioni provinciali in Corrientes, la situazione si è fatta incandescente: la carovana elettorale di La Libertad Avanza, guidata dalla potente Karina Milei — sorella e segretaria generale della presidenza — è stata interrotta bruscamente a seguito di tensioni con manifestanti sul marciapiede.

Gli scontri a Corrientes

Karina Milei, assieme a Martín Menem e al candidato governatore Lisandro Almirón, ha dovuto essere evacuata in auto ufficiale dopo un acceso scontro con manifestanti già presenti sul posto. I contestatori — alcuni legati a rivendicazioni sulle risorse per la disabilità — hanno reagito con insulti e spintoni. Quando i sostenitori libertari hanno risposto, la custodia ha deciso il ritiro immediato dell’intera comitiva.

La camminata si è interrotta appena dopo una sola traversa: Karina, Almirón e Menem sono risaliti in una camionetta nera, che ha abbandonato frettolosamente la zona, lasciando sul posto una mischia tra simpatizzanti di LLA e manifestanti peronisti. La polizia provinciale ha arrestato tre persone.

I manifestanti esponevano cartelli accusatori come: “la sorella di Milei ruba al popolo”. Il clima, già teso per le elezioni del 31 agosto, si è deteriorato oltre ogni aspettativa.

Evacuazione di Karina e Menem confermata, due arrestati, tensione alta; l’operativo affidato alla Polizia Federale con supporto locale.

Il doppio colpo: l’indomani, ancora violenza a Buenos Aires

Il giorno precedente, mercoledì 27 agosto, una carovana presidenziale a Lomas de Zamora, provincia di Buenos Aires, era stata presa di mira da manifestanti inferociti: lanci di pietre, bottiglie e altri oggetti hanno costretto Javier Milei, la sorella Karina e il candidato José Luis Espert a un’immediata evacuazione nell’auto blindata. Espert è scappato in moto. Nessun ferito, ma due arrestati.

I manifestanti hanno scandito cori antifranchisti, segno di un clima politico esasperato. Il portavoce Adorni ha liquidato l’episodio come frutto della violenza dell’opposizione, negando feriti.

Media internazionali hanno riportato scene di panico, soffermandosi anche sulle accuse di corruzione che gravano sulla sorella del presidente, sospettata di aver intascato tangenti dall’agenzia per la Disabilità. L’episodio di Lomas de Zamora è visto come l’emblema di un clima politico tossico, carico di rabbia e disillusione.

Il contesto: scandalo, elezioni e lotta per consenso

Il caos si inscrive nel pieno di uno scandalo emerso da audio trapelati che implicano Karina Milei e l’ex capo dell’Agenzia Disabilità, Diego Spagnuolo, in un giro di tangenti fino a 800.000 $ al mese. L’audio incriminato avrebbe scatenato un’inchiesta e perquisizioni nella capitale. Il governo ha respinto le accuse definendole “operazione politica”.

Le elezioni sono imminenti: il 7 settembre si vota nella provincia di Buenos Aires, mentre le legislative nazionali di medio mandato sono fissate al 26 ottobre. Il successo o il disastro appare legato a questi giorni di violenze e caos politico.

Avanti o indietro?

Nel giro di 48 ore, Milei è passato dall’essere un outsider anti-sistema alla filiale di un sistema corrosivo agli occhi di molti. Da un lato, l’aggressione fisica galvanizza i suoi sostenitori, posizionandolo come vittima di un establishment ostile. Dall’altro, lo scandalo giudiziario e l’atmosfera di violenza minano la sua narrativa di cambiamento positivo.

Karina Milei, definita da alcuni media internazionali come “El Jefe”, appare come un simbolo di concentrazione del potere familiare, in un Paese che ha già vissuto croni analoghe nel passato. Evacuata non in un regime di sicurezza, ma di paura, rappresenta il cuore dell’attacco politico che le viene portato.

Ora più che mai, l’attenzione si sposta sui numeri: riuscirà La Libertad Avanza a tradurre la rabbia in consenso elettorale? Oppure il combo di scandalo e violenze spingerà gli argentini verso il conforto delle forze tradizionali? Il voto per le elezioni provinciali e quello per le legislative saranno cruciali.

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