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Ambiente, la FAO annuncia quattro nuove “World Restoration Flagships”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Ambiente, la FAO annuncia quattro nuove “World Restoration Flagships”

Il segnale arriva da Roma, nel cuore della diplomazia alimentare mondiale. Le Nazioni Unite hanno nominato quattro nuove “World Restoration Flagships”, i progetti simbolo del Decennio ONU per il Ripristino degli Ecosistemi (2021-2030). L’annuncio è stato dato durante un evento di alto livello del World Food Forum, la piattaforma della FAO dedicata ai temi dell’innovazione e della sostenibilità, alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Alimentazione.

Ambiente, la FAO annuncia quattro nuove “World Restoration Flagships”

Si tratta di iniziative che coinvolgono 18 Paesi su quattro continenti, riconosciute per il loro impatto concreto nel ripristino di ecosistemi degradati, nell’aumento dei redditi delle comunità rurali e nel rafforzamento della sicurezza alimentare. “Ogni ettaro rigenerato – spiegano dalla FAO – è un investimento nel futuro della nostra sopravvivenza”.

I progetti simbolo del decennio ONU

Le nuove Flagships sono la punta di diamante di un programma globale che punta a ripristinare un miliardo di ettari di terreno entro il 2030, un’area grande quanto la Cina. Rientrano in un percorso iniziato nel 2022, quando furono riconosciuti i primi dieci progetti, seguiti da altri sette nel 2024 e da tre legati agli oceani nel 2025. Con l’annuncio di oggi, il numero totale delle “iniziative faro” sale a ventiquattro.

I progetti si sviluppano in aree molto diverse: zone agricole, foreste tropicali, ecosistemi costieri e umidi, territori spesso segnati da conflitti ambientali e scarsità di risorse. Obiettivo comune: rigenerare suoli impoveriti, frenare la desertificazione, migliorare la gestione delle acque e creare nuove opportunità economiche attraverso l’agricoltura sostenibile.

Dai tropici all’Europa, una mappa della rinascita
La FAO non ha ancora diffuso i dettagli delle nuove Flagships, ma anticipa che copriranno regioni chiave dell’Africa subsahariana, dell’America Latina, dell’Asia e dell’Europa orientale.
In tutti i casi, i progetti hanno un approccio “circolare”: uniscono competenze scientifiche, saperi locali e governance internazionale. Il principio è quello del “restore and grow”, ripristinare la natura per far crescere le comunità.

L’impatto è anche economico. Secondo i dati FAO, ogni dollaro investito nel ripristino degli ecosistemi genera fino a 30 dollari di benefici economici in termini di produttività agricola, mitigazione dei rischi climatici e riduzione dei costi sanitari.

Roma al centro della diplomazia verde
L’annuncio delle nuove Flagships è arrivato nel quadro del World Food Forum di Roma, dove esperti, ministri e organizzazioni internazionali stanno definendo le linee guida per la sicurezza alimentare globale.
Alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, il messaggio lanciato dalla capitale italiana è chiaro: ripristinare la natura è la chiave per garantire cibo e stabilità.

“Rigenerare gli ecosistemi significa rigenerare la speranza”, ha detto il direttore generale della FAO, Qu Dongyu, aprendo i lavori. Il World Food Forum, ormai divenuto un laboratorio globale di idee, ospita in questi giorni decine di incontri dedicati alla trasformazione dei sistemi agroalimentari, con un focus crescente sulla resilienza climatica.

Dal Sahel alle Ande: il volto globale della rinascita
Il progetto delle World Restoration Flagships è costruito per raccontare una geografia della rinascita. Dalle sponde del Sahel alle foreste andine, dalle mangrovie del Sud-Est asiatico fino alle pianure agricole dell’Europa orientale, ogni iniziativa punta a trasformare aree compromesse in laboratori di sostenibilità.

Le esperienze già premiate nei precedenti anni mostrano risultati concreti: milioni di alberi piantati, migliaia di ettari di zone umide riportate in vita, sistemi agricoli tradizionali riconvertiti in modelli di efficienza ecologica. Le nuove Flagships seguiranno la stessa traiettoria, ma con una scala più ampia e con la partecipazione di governi, ONG e imprese private.

“Ogni Paese può contribuire”
La FAO e l’UNEP hanno voluto sottolineare l’aspetto collettivo dell’iniziativa. “Ogni Paese, indipendentemente dal livello di sviluppo, può contribuire al ripristino della Terra”, ha ricordato Qu Dongyu. “Il tempo per agire è adesso: non si tratta solo di proteggere la natura, ma di costruire un’economia che funzioni per le persone e per il pianeta”.

Secondo le stime delle Nazioni Unite, oltre il 40% delle terre emerse è oggi degradato. Ciò significa che la sopravvivenza di 3 miliardi di persone dipende dalla capacità di rigenerare terreni, foreste e corsi d’acqua. Da qui l’urgenza di un’azione coordinata, sostenuta da investimenti pubblici e privati.

L’Italia e la sfida della restaurazione
Per Roma, che ospita la sede della FAO e del Programma alimentare mondiale, la giornata di oggi conferma un ruolo centrale nella diplomazia ambientale. L’Italia, ricordano fonti dell’Organizzazione, contribuisce attivamente al finanziamento del Decennio ONU e sostiene diversi progetti nel Mediterraneo e in Africa.

“Rigenerare significa anche costruire ponti politici – osservano alla FAO –. Non ci sarà sicurezza alimentare senza sicurezza ambientale.”
Un messaggio che, nel linguaggio delle Nazioni Unite, suona come una chiamata collettiva all’azione.

Le nuove World Restoration Flagships diventano così non solo un riconoscimento simbolico, ma una mappa della speranza. Segnalano dove il pianeta sta cercando di cambiare rotta, metro dopo metro, al ritmo lento e necessario del ripristino. E ricordano che, in fondo, il futuro dell’ambiente globale oggi si decide anche a Roma.

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