Trasformazione digitale, Alkemy: "Società quotate in Italia in ritardo col 42% delle aziende senza alcun membro del board digitale"

- di: Barbara Leone
 
Qual è il grado di digitalizzazione delle società quotate in  Italia? Le nostre aziende hanno le capacità per canalizzare i fondi in arrivo verso  progetti specificamente mirati alla digitalizzazione dell’intero nostro Sistema  economico-produttivo? Per rispondere a questa domanda, Alkemy ha presentato  questa mattina a Palazzo Mezzanotte, in Piazza Affari, lo studio dal titolo  “Competenze Digitali nei board delle società quotate: a che punto è la Digital  Transformation in Italia?”.

Trasformazione digitale, Alkemy: "Società quotate in Italia in ritardo"

Lo studio ha preso in esame 192 società italiane quotate in Borsa Italiana, suddivise  in 8 macro-industry principali (Automotive, Industria, Beni di Consumo, Energia,  Servizi finanziari, Healthcare, Media e Servizi) con l’obiettivo di approfondire il grado  di competenze digitali presenti nei Consigli di Amministrazione. Il target dello studio  condotto da Alkemy è composto da società quotate, ad esclusione degli emittenti  inclusi nel mercato Euronext Growth, Global, delle società operanti nell’ambito  Tech, telco e native digitali per un totale di circa 200 società in scope. Lo studio è  stato effettuato mediante lo screening di cv pubblici dei consiglieri, identificando  quelli con un background in Tech Company e/o ruoli digitali in aziende non digitali.  Nonostante la digitalizzazione sia una leva essenziale per la competitività delle  imprese, meno del 5% riesce a creare valore sostenibile con il digitale. Dallo studio  emerge che il 42% delle società prese in esame non ha alcun consigliere con  competenze digitali.

Sul totale dei consiglieri, il 90% non ha alcuna esperienza nel  settore Digital. In media, la quota digitale all’interno dei Board delle società quotate  prese in esame è pari all’11%. Le evidenze dello studio sono state illustrate dal CEO di Alkemy Duccio Vitali durante  il seminario svoltosi questa mattina e organizzato in collaborazione con Borsa  Italiana e Assonime, a cui hanno partecipato tra gli altri anche Fabrizio Testa, CEO  di Borsa Italiana, Stefano Firpo, Direttore Generale di Assonime e Corrado Passera. 

Interrogarsi sul grado di digitalizzazione  delle nostre imprese è un modo per incrementare ulteriormente la consapevolezza  su quanto lavoro ci sia ancora da fare - ha commentato Duccio Vitali, CEO di Alkemy (nella foto) -. Il primo ostacolo restano le competenze:  questo studio dimostra quanto chi ha in mano i processi decisionali sullo sviluppo  delle aziende conosca ancora solo marginalmente il mondo del digitale, che  invece è necessario diventi il centro delle agende dei Board. Grazie al PNRR, sono  in arrivo € 20 miliardi per la digital transformation, un’occasione unica che non  possiamo sprecare. È necessario che queste risorse vengano impiegate in modo  strategico e per farlo è importante aumentare le figure digitali nei top management  e nei board. Solo in questo modo la digitalizzazione diventa una leva strategica per  la creazione di valore”. L’evento è stato l’occasione per stimolare una discussione costruttiva sui metodi e  sulle strategie necessarie ad accelerare il processo di trasformazione digitale nel  nostro Paese, affinché diventi una concreta leva di valore per le imprese in vista di  un importante momento storico che ci vede impegnati nella gestione di un ingente  numero di risorse per accelerare il processo di digitalizzazione in Italia, purtroppo  ancora molto indietro rispetto agli altri paesi membri dell’UE secondo l’indice DESI.
 
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