Se ci fosse Berlinguer...

- di: Barbara Leone
 
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona, diceva Gaber. E che il leader del Pci fosse una brava persona lo pensavano in tanti. A cominciare dai suoi avversari. Emblematica fu la partecipazione ai suoi funerali di Almirante, che al microfono del regista Luigi Magni disse: “Non sono venuto per farmi pubblicità, ma per salutare un uomo onesto”. Dopo anni di aspri, ma sempre rispettosi, confronti, gli rendeva l’onore delle armi. Come facevano i cavalieri medievali. Uomini d’altri tempi, ma soprattutto politici d’altri tempi. In un suo libro Andreotti  definì Berlinguer un “duro avversario, ma uomo corretto e responsabile”. Mentre Pertini ne ricordava sempre “il grande rigore morale”. Oggi, a cent’anni dalla sua nascita, il Presidente Mattarella lo ha ricordato così: “Mi limito a ricordare la tensione morale costantemente espressa e sollecitata da Enrico Berlinguer  e il profondo rispetto per la Costituzione e le sue regole, due aspetti inscindibili tra loro e un messaggio sempre attuale della nostra Repubblica”. Al di là delle ideologie, non si può non ammettere il valore umano e politico di un leader che non a caso è stato amato da tantissimi. E che è rimasto sempre fedele alle idee dei suoi vent’anni. Berlinguer in quello che diceva ci credeva davvero. Ci ha creduto fino all’ultimo, sino a quelle parole sibilate a fatica durante quello sciagurato comizio di Padova: lavorate.

Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona, diceva Gaber

La sua forza era il pensiero. Perché Berlinguer credeva davvero di poter cambiare non solo il Paese, ma il suo partito innanzitutto. Nessuno più di lui ha incarnato i valori della migliore Sinistra che l’Italia abbia mai avuto. La sua era una politica fatta per le persone, non per il portafoglio o la poltrona. Nutrita da una passione intensa, ma composta, di uno che senza mai alzare la voce trascinava le folle. La sua morte ha rappresentato un’insanabile frattura tra un ideale e il corso della storia. Con lui è morto il Pci, e non solo. “Enrico, se tu ci fossi ancora…”, canta Venditti. Se ci fosse sicuramente ascolterebbe i ragazzi che si battono contro la crisi climatica, i giovani precari col futuro ipotecato, i braccianti sfruttati a tre euro l’ora nelle campagne e gli operai costretti a lavorare su ponteggi fatiscenti. Ascolterebbe i profughi sulle cui vite disperate speculano i soliti noti, le donne fuggite dai lager libici e le madri senza diritto alla maternità, perché fare un figlio oggi costa e sono in molte a non poterselo permettere. E sì, ascolterebbe i suoi avversari. Ma lo farebbe senza gridare, senza parlare sopra, non prometterebbe la luna e non sparerebbe stupide sentenze sui social. E se ci fosse ancora in tanti, forse, amerebbero ancora la politica. Avrebbero un ideale, quale che esso sia, scippato da chi, a Sinistra come a Destra, non ha saputo raccogliere nemmeno un granello di polvere dell’incommensurabile eredità di uomini con la U maiuscola come Berlinguer.
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