Russia-Ucraina: la guerra delle fake news

- di: Barbara Leone
 
Vigili, puntigliosi e pignoli. Mai come oggi i professionisti dell’informazione devono essere così: ai limiti del perfezionismo patologico. Perché tra fake news, video virali e condivisioni di link incontrollati passare dal giornalista al peracottaro è un attimo. E gli haters, quelli che è tutto un gomblotto, quelli che giornalai mainstream servi dei poteri forti (quali non è dato sapere) non aspettano altro. Anzi, ci godono proprio, stanno lì a brindare ad ogni scivolone perché nella loro testolina bacata l’umano errore non fa che rafforzare le loro farneticanti tesi. Il rischio è altissimo, soprattutto quando si lavora sotto stress, quando bisogna macinare notizie e le notifiche sono così incalzanti che il telefonino pare un juke-box impazzito. 

E’ successo due anni fa col covid. E si sta ripetendo in questi giorni con la guerra in Ucraina. La cantonata più clamorosa l’ha presa un tg nazionale, che ha mandato in onda le impressionanti immagini di una pioggia d’aerei che scendono in picchiata lambendo fabbricati e piazze. In sottofondo, il cupo e angosciante suono della sirena che riecheggia in tutta Kiev. Una sequenza a dir poco spaventosa. Peccato che si trattasse della scena di un videogame. E ancora il video del “fantasma di Kiev”, un ardimentoso pilota ucraino che col suo caccia solitario abbatte ben sei aerei russi. E poi le foto di conflitti passati (dal Libano a Gaza) spacciati per quello odierno, immagini contraffatte, i filmati vecchi etichettati per attuali… Insomma, una guerra nella guerra: quella tra vero e falso. Destreggiarsi in questo mare di fake non è esattamente una passeggiata di salute. Occorre tempo per verificare le fonti, e in casi così di tempo spesso non ce n’è. Vuoi la fretta, vuoi la sciatteria, vuoi l’adrenalina da scoop, vuoi che effettivamente nelle redazioni (anche le più illustri) lavorano giornalisti che dovrebbero darsi all’ippica, fatto sta che alla figura barbina (che già basterebbe) s’aggiungono le invettive dei laureati all’università del web: hai visto? E’ tutto programmato e voluto. Non CIELO dicono! 

Ma come ci si difende da quest’artiglieria di bufale? 

Tocca ricordare a codesti signori che nella fattispecie le fake news sono costruite a tavolino non dai giornalisti al soldo di chissà chi, ma dai diretti interessati. Si chiama propaganda, ed esiste da che guerra è guerra. Addirittura sin dai tempi degli antichi Romani. Cambiano i protagonisti, cambiano le modalità, cambiano i mezzi ma il fine è sempre lo stesso: avere la ragione a tutti i costi. Un po’ come i cospirazionisti sotuttoio, che rinnegherebbero pure la loro mamma pur di avere ragione. Molto spesso, infatti, le notizie fuorvianti arrivano da fonti ufficiali, come il caso di un tweet pubblicato dall’account del Ministero della Difesa ucraino contenente un filmato che, dietro verifica di quei cattivoni di giornalisti della BBC, si è poi rivelato essere un videogioco. O come il caso di un video comparso sui canali Telgram dei separatisti filorussi, che mostra un presunto attacco di sabotatori polacchi che tentavano di far saltare un serbatoio di cloro. Sempre quei cattivoni di giornalisti, questa volta della CNN, hanno scoperto essere un video risalente al 2021. E di esempi ce ne sarebbero a iosa. 

Ma come ci si difende da quest’artiglieria di bufale? Per quanto riguarda i giornalisti con due sole armi: autorevolezza e reputazione. La prima si costruisce con una rigorosa verifica delle fonti, la seconda con la costanza di un lavoro attento e certosino. Dal canto suo il pubblico dovrebbe evitare di diffondere notizie senza un check, o abboccare ciecamente all’amo di spot e video non confermati da fonti di qualità garantite, si spera, da figure esterne competenti come i professionisti delle agenzie di comunicazione. Perché la professionalità, checché ne dicano taluni, paga sempre e comunque. 
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