I costi della Tari: un divario tra Nord e Sud. Quadro ed esempi

- di: Bruno Coletta
 
Secondo il rapporto dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb), presieduto dall'economista Lilia Cavallari (nella foto), il costo medio della Tari è nettamente più elevato nei comuni del Centro e del Sud Italia rispetto al Nord. Per esempio:
In Lombardia, il costo medio della Tari per una famiglia di tre persone con una casa di 100 mq si aggira intorno ai 200-250 euro l’anno, grazie a un sistema di raccolta e smaltimento particolarmente efficiente.
In Campania, il costo per una situazione analoga può facilmente superare i 400 euro, con picchi di oltre 500 euro in comuni come Napoli, dove le difficoltà nella gestione dei rifiuti e l’assenza di infrastrutture adeguate influiscono notevolmente.
Nel Lazio, si osservano differenze significative: Roma registra una Tari media di 450 euro, mentre in comuni della provincia il costo può scendere sotto i 300 euro, evidenziando disparità anche interne alla stessa regione.

Differenze regionali e locali
Un caso emblematico è rappresentato dalla Sicilia, dove i costi variano enormemente:
A Catania, la Tari può raggiungere cifre superiori ai 500 euro per famiglia, complice una gestione dei rifiuti inefficiente e un alto tasso di evasione.
Invece, comuni virtuosi come Ragusa riescono a contenere i costi intorno ai 250-300 euro, grazie a politiche di differenziazione e riciclo ben strutturate.
Anche nel Nord ci sono eccezioni: alcune aree della Liguria e del Piemonte presentano costi più elevati rispetto alla media nazionale, spesso a causa di difficoltà logistiche legate alla conformazione del territorio.

Le cause delle disparità
Le ragioni principali delle differenze nei costi della Tari includono:
1. Efficienza nella gestione dei rifiuti: Regioni come Veneto e Emilia-Romagna si distinguono per un sistema integrato e per l’alto tasso di riciclo, che contribuiscono a mantenere bassi i costi.
2. Infrastrutture insufficienti: In molte regioni del Sud, la mancanza di impianti di trattamento costringe i comuni a esportare i rifiuti, aumentando i costi.
3. Evasione fiscale: In alcune città del Sud, il tasso di evasione della Tari può superare il 30%, costringendo chi paga a coprire anche la quota degli evasori.
4. Scelte politiche e amministrative: Investimenti limitati nei servizi ambientali e la scarsa programmazione pesano soprattutto nelle regioni meridionali.

Impatto sulle famiglie e sulle imprese
Queste disparità non sono solo un problema economico, ma anche sociale. Le famiglie del Sud, spesso già gravate da redditi mediamente inferiori rispetto a quelle del Nord, devono affrontare un peso fiscale maggiore. Lo stesso vale per le imprese, che possono essere meno competitive a causa dei costi elevati legati allo smaltimento dei rifiuti.

Proposte per il futuro
Il rapporto dell’Upb sottolinea la necessità di interventi strutturali per ridurre il divario territoriale. Tra le soluzioni proposte:
Standard nazionali uniformi per la determinazione dei costi.
Potenziamento delle infrastrutture nelle aree svantaggiate, con investimenti mirati a costruire nuovi impianti di trattamento e riciclo.
Incentivi per la raccolta differenziata, che potrebbe ridurre la quantità di rifiuti da trattare e abbassare i costi.
Maggior controllo sull’evasione fiscale, ad esempio attraverso l’incrocio dei dati catastali con quelli di pagamento della Tari.

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