Referendum: tutto quello che c’è da sapere

- di: Barbrara Bizzarri
 
Cinque quesiti, argomento unico: la giustizia. E’ infatti questo il tema del referendum che si terrà tra pochi giorni. Si voterà domenica 12 giugno, dalle 7 alle 23. Gli italiani saranno chiamati a esprimersi su cinque diversi quesiti referendari che chiedono di abrogare, ovvero eliminare, altrettante leggi. Ovviamente è possibile scegliere di votare anche per uno solo dei cinque quesiti proposti. Trattandosi di referendum abrogativi, chi vuole mantenere in vigore le norme che si propone di cancellare deve rispondere NO sulle schede. Chi invece è d’accordo con i promotori del referendum deve rispondere SI, di modo che quelle norme non abbiano più valore di legge. Il quorum è fissato al 50% più uno degli elettori: quindi per ognuno dei 5 referendum abrogativi sulla giustizia domenica prossima dovrà andare a votare almeno la metà più uno degli italiani che ne hanno diritto affinché il risultato delle urne risulti valido. Ma quali sono questi 5 quesiti? Vediamoli uno per uno.

Il quesito numero uno (scheda di colore rosso) chiede di abrogare la Legge Severino che prevede l’incandidabilità e la decadenza automatica per parlamentari, membri del governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali nel caso di condanna in via definitiva per vari reati tra cui quelli di allarme sociale, come mafia o terrorismo (puniti con più di due anni di carcere), contro la pubblica amministrazione (corruzione, concussione) e per delitti non colposi puniti con una reclusione non inferiore a 4 anni. Se vince il sì non sarà più prevista l’incandidabilità, se vince il no (o se non viene raggiunto il quorum) resterà tutto come adesso.

Il secondo dei cinque quesiti (scheda arancione) chiede l’abrogazione dell’ultimo inciso dell’art.274-comma1-lettera c) del Codice di procedura penale. In pratica questo referendum chiede di togliere la “reiterazione del reato” dai motivi per cui i giudici possono disporre la custodia cautelare in carcere o i domiciliari per una persona durante le indagini e quindi prima del processo. Al momento la reiterazione del reato è una delle tre motivazioni per cui il giudice può decidere la custodia, insieme al pericolo di fuga o di inquinamento delle prove. Se vince il sì, il giudice potrà disporre le misure cautelari per gli indagati solo per pericolo di fuga o inquinamento delle prove; se vince il no, o se non viene raggiunto il quorum, rimarrà validaanche la motivazione di reiterazione dello stesso reato. 

Il quesito numero tre (scheda di colore giallo) riguarda la separazione delle funzioni dei magistrati e chiede l’abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati. Se vince il sì nel sistema giudiziario italiano verrà introdotta la separazione delle carriere, e cioè i magistrati dovranno scegliere a inizio carriera se assumere il ruolo di giudice nel processo o quello di pubblico ministero per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale. Se vince il no, o non viene raggiunto il quorum, resterà tutto com’è ora.

Il quarto quesito (scheda di colore grigio) chiede che i componenti laici del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione e dei Consigli giudiziari (professori universitari in materie giuridiche e avvocati) possano votare in merito alla valutazione dell’operato dei magistrati e della loro professionalità. Questo parere, ogni 4 anni, viene sottoposto al Csm, il Consiglio superiore della magistratura. Se vince il sì, i membri laici potranno valutare i magistrati, se passa il no (o non si raggiunge il quorum) continueranno a non poter esprimere giudizi in merito.

L’ultimo quesito, il numero cinque (scheda di colore verde), riguarda il Consiglio superiore della magistratura, ovvero l’organo di autogoverno della magistratura. Questo referendum chiede l’abrogazione della legge 24 marzo 1958, n. 195 nella parte che prevede l’obbligo di raccogliere da 25 a 50 firme per potersi candidare come membri dell’Organo di autogoverno della magistratura. Se vince sì ogni magistrato potrà proporsi in modo autonomo. Nel caso della vittoria del no, o del mancato raggiungimento del quorum, i magistrati dovranno continuare a raccogliere almeno 25 firme per candidarsi al Csm. 
La tessera elettorale si rinnova presso l’ufficio elettorale del Comune di residenza; è opportuno che gli elettori che hanno necessità di rinnovare la tessera elettorale si rechino per tempo presso tale ufficio al fine di evitare una concentrazione delle domande nei giorni immediatamente antecedenti ed in quelli della votazione; l’ufficio elettorale resterà comunque aperto dalle ore 9 alle ore 18 nei due giorni antecedenti la data della consultazione e, nel giorno della votazione, per tutta la durata delle operazioni di voto, e quindi dalle ore 7 alle ore 23 di domenica 12 giugno. Per chi lavora in Italia in un Comune diverso da quello di residenza non è possibile votare in quel Comune per le consultazioni referendarie, a meno che non si appartenga a determinate categorie di lavoratori (militari e appartenenti a Corpi militarmente organizzati, Forze dell’Ordine di servizio ai seggi, naviganti sia marittimi che aviatori, rappresentanti dei partiti/comitati promotori presso i seggi, ricoverati in ospedale o casa di cura, detenuti).

Gli elettori positivi al Covid-19 che sono sottoposti a trattamento domiciliare o in condizioni di isolamento presso la propria abitazione possono votare facendo pervenire al sindaco del Comune nelle cui liste sono iscritti (con modalità individuate dall’ente medesimo, anche per via telematica), in un periodo compreso tra il decimo e il quinto giorno antecedente quello della votazione una dichiarazione attestante la volontà di esprimere il voto presso il proprio domicilio oppure un certificato rilasciato dal funzionario medico designato dalla Asl che attesti l’esistenza delle suddette condizioni sanitarie per Covid-19. In questo caso il voto viene raccolto in appositi seggi speciali durante le ore in cui è aperta la votazione, assicurando con ogni mezzo idoneo la libertà e la segretezza del voto nel rispetto delle esigenze connesse alle condizioni di salute dell’elettore. Gli elettori ricoverati nei reparti Covid delle strutture sanitarie, possono votare nelle sezioni ospedaliere, purché le strutture che li ospitino abbiano almeno 100 posti letto. Se invece sono ricoverati in strutture con meno di 100 posti letto, il loro voto viene raccolto da appositi seggi speciali.
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