Gas: Putin strangola l'Europa guadandola negli occhi

- di: Diego Minuti
 
Il discorso di Putin a San Pietroburgo dovrebbe fare riflettere coloro che, anche oggi, sperano in una soluzione negoziale al conflitto in Ucraina. La spiegazione dell'assunto sta nelle parole del leader russo che, mentre taglia le forniture di gas all'Europa, strangolandola dal punto di vista energetico, ha delineato un futuro per l'intero pianeta in cui la Russia sembra volere stare accanto a quei popoli o a quelle porzioni di popoli che non si riconoscono in quel che per lui è un ordine mondiale fatto ad uso e consumo degli Stati Uniti. Insomma, pare che, rispetto allo scenario di oggi, la Guerra fredda sia stata quasi un periodo della Storia perfetto, in cui il mondo era schierato su due fronti, con la presenza ambigua dei non allineati che, in base alla convenienza del momento, occhieggiavano a Urss o Usa. Ma nel discorso di Putin c'è stato anche altro, quasi a volere mostrare che, nel caso di lotte di popoli per l'autodeterminazione contro l'Ordine unico, lui saprà bene con chi schierarsi, contro chi schierarsi. Putin sembra comunque volere andare avanti per la sua strada, affidando allo scherano di turno il compito di dare forma alle sue idee. Quindi, sullo scranno delle minacce, oltre a pseudogiornalisti o politologi legati a doppio filo al Cremlino,  si alternato quelli che sembrano volere solo dare corpo ai disegni egemonici del panrussismo. 

Per questo non bisogna sorprendersi più di tanto che Medvedev insulti, a modo suo e dando prova di grande ignoranza, Italia, Francia e Germania, mentre il potente ministro degli Esteri, Lavrov, dice che in fondo anche la Moldavia è un ''non Stato'' che dovrebbe fare parte di una entità maggiore, più forte, come, ma è solo un riferimento casuale, la Russia. Sarebbe una commedia, se non si trattasse dell'anticamera di una tragedia. In tutto questo l'Europa paga le troppe ambiguità della sua eterogenea composizione e non riesce a trovare un punto di equilibrio tra le diverse sue anime, tra i troppo distanti punti di partenza in cui la forte domanda di democrazia picchia contro un pragmatismo che sfocia in un evidente utilitarismo. La crisi energetica, checché si possa sperare, sembra destinata ad aggravarsi e ad avviluppare nelle sue spire i Paesi che, ingenuamente, si sono fidati dell'Orso russo, credendo che una spolverata di apparente democrazia, all'indomani della caduta del Comunismo, fosse la prova incontrovertibile di un cambiamento della mentalità di chi si avvicina, fino ad entrarvi, al Cremlino.

L'errore in cui si è caduti - a cominciare dall'Italia - è pensare che i soldi spesi per importare il gas o il petrolio fossero una garanzia, che però si è tradotta in una cambiale in bianco per i russi, che ora la mettono all'incasso, stringendo lentamente la farfalla del rubinetto energetico. Tanto sanno che per raggiungere l'indipendenza energetica da loro per l'Europa occorreranno anni. Troppi per pensare di uscirne indenni. Ed intanto la speranza che l'orrore dell'invasione determinasse la nascita di un fronte compatto anti-Russia è fallito miseramente, con India e Cina a fare incetta di gas e petrolio, ma anche di grano marchiati ''Made in Moscow''.

Ma ora chi lo spiega a quelli che vanno in televisione a dire che la sola strada per la pace è abbandonare Kiev che l'Ucraina , sempre di più, si dimostra il pretesto che la Russia cercava da tempo?
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