Fed: Powell, l'inflazione ancora troppo alta, possibili nuovi rialzi dei tassi

- di: Diego Minuti
 
Un ammonimento a non abbassare la guardia davanti all'inflazione e, quindi, l'avvertimento che c'è la possibilità che possano essere decisi nuovi aumenti dei tassi di interesse. E' stato forte il messaggio che il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha lanciato oggi dal forum che, annualmente, si tiene a Jackson Hole, nel Wyoming, dove, pur riconoscendo che sono stati compiuti progressi, ha affermato che l’inflazione è ancora al di sopra del livello del pieno controllo. La Fed, quindi, rimarrà flessibile nel contemplare ulteriori mosse, ma il suo presidente non ha dato indicazioni che l'istituzione sia pronta ad un allentamento in tempi brevi delle sue politiche, posto che l'inflazione resta ancora troppo alta rispetto al target del 2%.

''Siamo pronti ad aumentare ulteriormente i tassi, se opportuno, e intendiamo mantenere la politica monetaria a un livello restrittivo finché non saremo sicuri che l’inflazione si stia muovendo in modo sostenibile verso il nostro obiettivo'', ha detto Powell, deludendo chi, alla luce dei risultati nella lotta al fenomeno inflattivo, sperava in un annuncio di inversione delle politiche portate avanti, con determinazione, dall'estate dello scorso anno, quando fu toccato il picco. 

C'è stato chi, nel discorso odierno, ha sentito riecheggiare quello fatto lo scorso anno, nella stessa occasione, da Powell. Ma un anno fa la situazione era oggettivamente diversa, con l'inflazione che andava con un ritmo più sostenuto rispetto a quello odierno, frenato dall'aumento dei tassi. 

Ora, ha detto il presidente della Fed, ''i dati mensili più bassi per l’inflazione core di giugno e luglio sono stati benvenuti, ma due mesi di buoni dati sono solo l’inizio di ciò che servirà per creare fiducia che l’inflazione si stia muovendo in modo sostenibile verso il nostro obiettivo''. L'obiettivo che la Fed si è posto non consente che si allenti troppo la politica monetaria: ''Fare troppo poco - ha detto - potrebbe consentire il radicamento di un’inflazione superiore al target e, in ultima analisi, richiedere che la politica monetaria estorca un’inflazione più persistente dall’economia con un costo elevato per l’occupazione''. Ma, ha ammonito, ''fare troppo potrebbe anche causare danni inutili all’economia''.

Le reazioni dei mercati, quando Powell ha iniziato a parlare, hanno registrato un aumento del Dow Jones Industrial Average di circa 100 punti, mentre l'andamento dei rendimenti del Tesoro è apparso contrastato. Una reazione molto diversa da quella che seguì, nel 2022, al discorso di Powell nella stessa occasione, cui seguì un vero e proprio crollo dei mercati. Le politiche della Federal Reserve per rallentare il corso dell'inflazione si sono concretizzate, a partire dallo scorso anno,  in undici rialzi dei tassi di interesse, che hanno portato quello di di riferimento della Fed verso il 5,25%-5,5%, il livello più alto in oltre 22 anni. I mercati ora sembrano propendere per l'ipotesi che ci possa essere ancora un aumento dei tassi a novembre. Sulle prospettive o i tempi di nuove mosse Powell non ha fornito alcuna indicazione, dicendo che ''considerando i progressi compiuti, nei prossimi incontri saremo in grado di procedere con cautela nel valutare i dati in arrivo, l’evoluzione delle prospettive e dei rischi''

Parole dalle quali non è stato ravvisato alcun indizio che si possa andare ad un taglio dei tassi. ''Nelle prossime riunioni, valuteremo i nostri progressi sulla base della totalità dei dati e dell’evoluzione delle prospettive e dei rischi - ha detto - . Sulla base di questa valutazione, procederemo con cautela nel decidere se stringere ulteriormente o, invece, mantenere costante il tasso ufficiale e attendere ulteriori dati''. Rispetto al discorso dello scorso anno, oggi Powell ha dato qualche in più sui fattori che potrebbero condizionare le prossime scelte, dicendo che la Fed si concentra maggiormente sull’inflazione core, che esclude la volatilità dei prezzi alimentari ed energetici e ribadendo l'attenzione per l’indice dei prezzi delle spese per consumi personali, una misura del Dipartimento del Commercio, piuttosto che l’indice dei prezzi al consumo del Dipartimento del Lavoro.
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