Moneyfarm - Preview BCE: l’IPC europeo lascia sperare in una Lagarde dovish

- di: Giorgio Broggi, Quantitative Analyst di Moneyfarm
 
La scorsa settimana si è conclusa con notizie macroeconomiche positive, soprattutto negli USA con PMI che indicano una crescita dei posti di lavoro ben oltre le attese (+303.000 nel mese di marzo).

L’Europa continua a faticare, ma i PMI manifatturieri hanno battuto le previsioni, in linea con un solido trend di dati macro che continuano a sorprendere in positivo e con l’inflazione nominale anno su anno al 2,4%, sempre più vicina al target della BCE. Nel complesso, il contesto macroeconomico continua a essere positivo, con mercati che sembrano iniziare a prendere sul serio la possibilità di un ciclo reflazionista, caratterizzato dalla ripresa del settore industriale e manifatturiero e dall’aumento dei prezzi delle materie prime. 

Un regime generalmente positivo per gli asset rischiosi, che potrebbe dare nuovo vigore ai mercati, anche se sul fronte monetario i cicli reflazionisti sono solitamente associati a livelli di inflazione più alti delle attese, e non è chiaro se e come maggiori aspettative di crescita possano compensare un aumento dei prezzi potenzialmente superiore.

Negli ultimi mesi i mercati hanno costantemente diminuito il numero di tagli ai tassi attesi, fino al punto di prezzarne meno di quelli promessi dalla Fed, senza minimamente inficiare il rally dell’azionario. Tuttavia, sarà cruciale che il dato sull’inflazione USA di oggi non sia troppo negativo e che le paure inflattive rimangano contenute. 

In questo clima più cauto rispetto all’inflazione e alla politica monetaria americana, sarà intanto incredibilmente interessante analizzare la narrativa di Lagarde alla conferenza della BCE. Anche se è quasi certo che non ci saranno tagli in questo meeting, questa narrativa potrebbe suffragare i timori che la Banca Centrale Europea ignori i segnali positivi provenienti dall’inflazione nel Vecchio Continente e preferisca, timidamente, aspettare che sia la Fed a tagliare per prima. Se fosse questo il caso, si tratterebbe di un grave errore, a mio avviso, soprattutto se il copione reflazionista dovesse iniziare a materializzarsi più chiaramente negli Stati Uniti.
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