Ministro Giorgetti: un’industria nazionale dell’acciaio forte serve al Paese

 
Il ministro Giancarlo Giorgetti ha partecipato all’assemblea annuale della Federacciai a Milano.

“Parlare di acciaio è parlare del cuore dell’industria e della manifattura italiana - ha detto Giorgetti nel corso del suo intervento - Un cuore strategico, qualcosa di cui non si può fare a meno, ecco perché è opportuno che ci sia un'industria nazionale della produzione dell'acciaio, cosa non scontata fino a poco tempo fa. Il solo fatto che lo Stato possa essere azionista di una realtà importante in Italia è in virtù di una deroga non concessa ad altri settori.

Il dibattito che facciamo oggi – ha proseguito - è in continua evoluzione rispetto a quello che facevamo anni fa. Il sistema dei prezzi oggi è drogato sia dal tema delle materie prime, sia dalle speculazioni sui prezzi dell'elettricità e del gas ecco perché i meccanismi vanno monitorati e bisogna intervenire per far fronte ai tentativi speculativi. La prima cosa che deve fare la Ue è chiedere a tutti di rispettare regole e norme su lavoro e ambiente. La politica dei dazi non funziona. Dovere del governo è esigere nuove norme europee per valorizzare produzioni siderurgiche e difendere interessi nazionali.

Intervenendo sul tema energetico, il Ministro ha sottolineato “dobbiamo superare qualche tabù su come produrre. È la seconda volta che in Consiglio dei Ministri arriva un provvedimento con cui cerchiamo con molta fatica di attutire l'impatto del rincaro delle bollette. I cambiamenti epocali a cui andiamo incontro hanno un prezzo e qualcuno deve pagarlo. In attesa dell'idrogeno - ha aggiunto - il gas è l'unica energia di transizione e in Europa dobbiamo decidere una tempistica minima. Un Paese che non ha una produzione di energia non è un Paese autonomo e neppure libero, quindi il mio auspicio è che si inizi a discutere di come produrre l'energia. La responsabilità di chi governa è guardare al futuro, il tema va posto.

Su un piano nazionale dell’acciaio, il Ministro ha affermato “il governo ci sta riflettendo ma non si può fare un piano nazionale se la situazione è mutevole. Ci sono tantissime variabili e vanno sbrogliate le tante matasse come ad esempio Taranto e Piombino su cui auspico serietà dalla parte privata. C'è poi anche la sfida della decarbonizzazione che l'Europa ha deciso e il governo italiano ha condiviso”.
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