Lee Miller, Man Ray e le visioni di Bosch accendono il weekend dell’arte
- di: Samantha De Martin
Cinque secoli di arte al femminile, dal Rinascimento al contemporaneo, attraversano il borgo medievale di Anghiari attraverso decine di opere realizzate da maestri come Dürer, Goya, Manet. Scandiscono il percorso intitolato “Storie di Donne”, una mostra diffusa che abbraccia dipinti, disegni e sculture, disseminati tra Museo della Battaglia e di Anghiari, il Museo di Palazzo Taglieschi, la Chiesa di Sant’Agostino e il Palazzo Pretorio. Se Venezia celebra il legame tra Man Ray, e la sua amante e modella Lee Miller, Milano esplora il “fenomeno” Bosch l’artista visionario che stese sulla tela gufi, orecchie giganti, demoni blu, maiali con il velo da suora. Questo e molto altro nel weekend alle porte.
A Venezia Lee Miller e Man Ray
Fino al 10 aprile Palazzo Franchetti, a Venezia, rende omaggio a Lee Miller con 140 fotografie, oggetti d’arte e rari documenti video che restituiscono la realtà del legame tra la modella statunitense, prima donna reporter di guerra a documentare gli orrori dei campi di concentramento liberati dalle truppe americane, e Man Ray, prima suo mentore, compagno e infine grande amico. La curatrice della mostra dal titolo Lee Miller Man Ray. Fashion Love War, Victoria Noel-Johnson, ripercorre le tappe di questa avventura tra scatti che hanno scritto la storia e prestiti dai Lee Miller Archives e Fondazione Marconi, che ci restituiscono la Parigi crocevia di moda, arte, letteratura, oltre all’orrore della Seconda Guerra Mondiale. Fulcro della mostra è il rapporto con Man Ray, raccontato attraverso intense fotografie scattate da entrambi, una relazione sensuale e travolgente densa di sorprese che vanno oltre la narrazione di un amore.
L’universo visionario di Bosch conquista Milano
C’è il Trittico delle Tentazioni di Sant’Antonio del Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona, mai esposto in Italia, che in tutto il Novecento ha lasciato il Portogallo soltanto due volte, e poi il Trittico del Giudizio Finale dal Groeningemuseum di Bruges. Sono solo alcuni dei pezzi da non perdere che sfileranno fino al 12 marzo a Palazzo Reale lungo il percorso della mostra Bosch e un altro Rinascimento. Con un’affascinante tesi i curatori mostrano come il pittore fiammingo, così diverso dagli altri grandi artisti dell’Europa del suo tempo, incarni un Rinascimento “alternativo”. Il “fenomeno Bosch” non sarebbe inoltre nato nelle Fiandre, patria dell’artista, ma nel mondo mediterraneo, e precisamente tra la Spagna e l’Italia del Cinquecento. Lungi dall’essere una tradizionale monografica, la mostra milanese è un dialogo fluido tra le opere di Bosch e quelle di maestri fiamminghi, italiani e spagnoli, che evidenziano come “l’altro Rinascimento” abbia influenzato maestri di estrazioni diverse, da Tiziano a Raffaello, da Gerolamo Savoldo a El Greco.
Anghiari, borgo delle donne
Fino al prossimo 8 marzo Anghiari (Arezzo) celebra la femminilità dal Rinascimento all’età contemporanea. Il borgo medievale toscano celebre per la battaglia campale che nel Quattrocento contrappose fiorentini e milanesi, dipinta da Leonardo diventa ora città della donna grazie a una mostra diffusa negli spazi del suo centro storico. In Storie di Donne, questo il titolo del percorso, dipinti, disegni e sculture disseminati tra il Museo della Battaglia e di Anghiari, il Museo di Palazzo Taglieschi, la Chiesa di Sant’Agostino e il Palazzo Pretorio sintetizzano cinque secoli di cultura occidentale attraverso le rappresentazioni iconografiche di Eva, Santa Caterina, Maria, Maria Maddalena, e ancora Leda, Medea, Penelope realizzate da grandi maestri come Michelangelo, Dürer, Jacopo della Quercia, Giovanni dal Ponte, Goya, Manet, fino alle sculture del romagnolo Ilario Fioravanti. Se il Museo della Battaglia e di Anghiari presenta tra le opere esposte il prezioso foglio con Adamo ed Eva di Albrecht Dürer, oltre a Hasta la muerte di Francisco de Goya e l’Olympia di Èduard Manet, il Museo di Palazzo Taglieschi si concentra su tre rappresentazioni della Vergine particolarmente significative di Giovanni dal Ponte, Jacopo della Quercia e Benedetto Buglioni. La chiesa di Sant’Agostino e Palazzo Pretorio propongono invece un itinerario tra contemporaneità e ricerca delle origini con le grandi terrecotte di Ilario Fioravanti che trasmettono l’arcaica potenza espressiva e spirituale della femminilità modellata nelle sue forme più basiche e primitive.
A Roma un viaggio nell’arte di Marco Ercoli
Un viaggio intimo, tra passioni, ossessioni e debolezze che agitano l’essere umano dalla notte dei tempi prende forma tra le sale della Galleria 28 Piazza di Pietra. A tesserlo, fino al prossimo 3 gennaio, sarà la pittura di Marco Ercoli che attiva una riflessione profonda sulla natura umana e “sulla tragedia connessa alla vita”, partendo da Epimeteo, figura che offre il titolo alla personale. “Cosa rappresenta Epimeteo?” si chiede la curatrice Giorgia Basili nel testo critico che arricchisce il catalogo. Il fratello del più noto titano Prometeo, “colui che riflette in ritardo”, lo sposo di Pandora, che, incaricato da Zeus di distribuire qualità e doti naturali a tutti gli esseri viventi, le elargì prima e incautamente agli esseri senza ragione, rappresenta “La constatazione della fallacia umana, dell’inganno che deriva dalla cieca fiducia nella speranza”. La mostra abbraccia ventotto dipinti, di cui venticinque inediti, realizzati nella cornice meditativa degli Appennini umbri, dove l’artista conduce una vita ritirata, improntata al ritorno alla lentezza e alla natura. Se al piano superiore della gallerie i dipinti dai più forti cromatismi “rivelano la concezione filosofica e l’interpretazione etica del mondo da parte dell’artista”, i ritratti dai toni più tenui e dalle dimensioni più contenute, al piano inferiore, trasportano idealmente il pubblico in un’atmosfera più intima e privata confermando, ancora una volta, la straordinaria forza espressiva della pittura di Marco Ercoli.
Nella foto: Mostra Lee Miller Man Ray fashion, love, war Palazzo Franchetti, Venezia | Foto: © Vincenzo Bruno