Confindustria e Sindacati. Lavoro ed Energia: per una transizione sostenibile

- di: Redazione
 
Proposte concrete, condivise e partecipate. Il modello di sviluppo messo a punto da Confindustria Energia (la federazione che raccoglie le associazioni dei produttori di energia) e le Organizzazioni Sindacali (Filctem-CGIL, Femca-CISL , Uiltec-UIL e Flaei-Cisl), con il supporto del Ministero della Transizione Ecologica, convince ed è replicabile anche in altri settori.

Lavoro ed energia insieme fanno da apripista a una transizione sostenibile che raggiunga tutti gli obiettivi del Fit for 55, senza perdere di vista gli aspetti sociali ed economici. La forza dell’iniziativa, presentata a Roma al Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, è nel processo partecipativo, grazie alla convergenza di diverse parti sociali, arrivando alla definizione di proposte concrete per una transizione giusta (adeguata alle caratteristiche sociali e strutturali del Paese) e sostenibile (in difesa delle fasce più deboli e della tutela delle istanze ambientali).

Gli scenari e le opportunità offerte dalla transizione energetica richiedono un nuovo sistema di relazioni industriali che governi questa sfida attraverso un continuo confronto tra le parti sociali e le istituzioni, caratterizzato dalla molteplicità e continuità di interlocuzioni a tutti i livelli sociali.

Un percorso, la cui forza, è anche nella ripetibilità dell’iniziativa in altri settori produttivi, ponendosi come modello per la costruzione di processi di coesione e di dialogo partecipativo per creare convergenza su temi strategici del nostro Paese. Questo processo, che ha trattato anche fattori abilitati inerenti al PNRR, ha prodotto una rosa di proposte per uno sviluppo inclusivo tenendo conto delle esigenze del paese in termini di obiettivi ambientali, di sviluppo produttivo e di competitività nei mercati internazionali.

Tutto è partito dal Tavolo Strategico, istituito da Confindustria Energia e Organizzazioni Sindacali di categoria, dopo un’analisi di contesto sugli effetti del PNIEC, ora rilanciati dal Fit for 55, e presentato al Ministero della Transizione Ecologica, che ha evidenziato alcuni elementi strategici:

- Salvaguardia della filiera nazionale e dell’occupazione
- Il costo delle soluzioni di decarbonizzazione per le imprese energivore e i cittadini
- Il ruolo strategico dell’innovazione e della ricerca
- L’opportunità della riconversione e trasformazione industriale dei settori tradizionali
- L’accelerazione del processo di sviluppo delle rinnovabili
- Le opportunità dell’economia circolare nel settore energetico
- La riconversione professionale

 
Il metodo partecipativo è stato strutturato in tre tavoli con la collaborazione di oltre 60 esperti: 1 – Transizione energetica giusta ed efficiente;  2 – Innovazione e Know how al servizio della filiera italiana; 3 – Innovazione e Kow how al servizio della trasformazione industriale e della salvaguardia dell’occupazione, costituiti da rappresentanti delle associazioni di categoria del settore energia, organizzazioni sindacali di categoria ed enti di ricerca, Enea, funzionari dei Mite, MiSe e del Ministero del lavoro e politiche sociali, importanti atenei nazionali e associazioni dei consumatori.

L’approccio metodologico ha puntato a valorizzare gli obiettivi del Green New Deal, per individuare una “proposta” tesa a rispondere alle istanze produttive e occupazionali del Paese, giusta e inclusiva con l’orizzonte temporale al 2030, per valorizzare, anche nell’ambito del processo avviato con il PNRR, l’innovazione e le soluzioni tecnologiche ambientalmente sostenibili e disponibili.

I tavoli di lavoro hanno individuato per ogni tematica una serie di proposte e i principi guida sono stati sintetizzati in un Manifesto di 10 punti che hanno trovato nella sua stesura e definizione la massima convergenza e partecipazione.

Punti di forza di questa metodologia sono stati individuati nella convergenza dei membri dei tavoli sulla necessità di perseguire tutte le soluzioni disponibili in modo sinergico e complementare, senza percorrere vie ideologiche, che potrebbero compromettere il raggiungimento di obiettivi ambientali così sfidanti. Vanno valorizzate le opportunità e tecnologie già disponibili, anche solo come opportunità ponte in attesa che soluzioni più innovative trovino una maturità tecnologica tale da favorirne l’applicazione in diversi settori (ad esempio, l’idrogeno green).

Non bisogna tralasciare il ruolo strategico della riconversione dei settori industriali tradizionali per salvaguardare le infrastrutture, il know how e il tessuto imprenditoriale esistenti che possono trasformarsi in piattaforme per la costruzione di nuove filiere nazionali emergenti (idrogeno, produzione di carburanti da rifiuti e scarti, cattura, stoccaggio e riutilizzo della CO2, recupero metalli dagli accumuli energetici, ecc.).

La presenza di Atenei illustri (quali Roma, Milano, Torino, Napoli e Scuola Superiore di Sant’Anna di Pisa) e di Enti di ricerca come l’Enea sono il motore della R&S per promuovere e incentivare un piano di investimenti solido e mirato in quei processi che possono fornire una risposta immediata e distintiva del nostro Paese. Ciò non significa che non vadano esplorati ambiti di innovazione apparentemente lontani ma che l’approccio deve prevedere un doppio binario: soluzioni di oggi per un domani pienamente decarbonizzato.



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