Italia prima in Ue per economia della montagna, con l’apporto di 171mila imprese artigiane

- di: Confartigianato Studi
 
L’Italia è prima nell’Unione europea per PIL generato in aree montane che rappresenta il 27,7% del PIL europeo di tali aree, il doppio del 12,4% che il PIL del nostro Paese rappresenta su PIL totale europeo.

In questi territori operano 552mila unità locali delle imprese per cui lavorano 1,8 milioni di addetti. Alta la vocazione artigiana: le 171mila imprese artigiane operanti in questi territori rappresentano il 13,5% dell’artigianato nazionale e il 24,4% delle imprese a fronte del 20,8% del resto d’Italia. A livello territoriale, la quota media viene superata nel Nord, tra le regioni primeggiano Lombardia con il 33,2%, Piemonte 33,0% e Veneto 31,4% e sono artigiane oltre un terzo delle imprese nelle province di Novara (38,7%), Bergamo (38,2%), Vicenza (35,5%), Varese (35,4%), Torino (35,3%), Bologna (34,7%), Como (33,9%), Biella (33,5%) e Vercelli (33,4%).

Questi ed altri aspetti delle aree montane sono presenti nel report “Economia e imprese della montagna: perimetri e tendenze” – disponibile qui – presentato dall’Ufficio Studi il 29 maggio 2024 nel corso dell’evento Montagna Futura ospitato dalla Società Geografica Italiana, la tappa nazionale dell’omonimo percorso di Confartigianato di approfondimento delle trasformazioni che nei prossimi anni coinvolgeranno i contesti alpini e appenninici e l’impatto sull’attività delle imprese.

Dal 2021 al 2023, nonostante l’elevata incertezza conseguente alla guerra in Ucraina, la crisi energetica, la stretta monetarie e la crisi del commercio internazionale, l’occupazione nelle aree montane è cresciuta del 4,1%, accompagnando la ripresa post-pandemica. Nel settore manifatturiero si osserva un maggiore dinamismo nelle province montane (+4,0% vs +3,6% non montane) con una accentuazione nella manifattura di montagna del Nord-Est (+8,7%) e Mezzogiorno (+5,4%).

Permane la criticità della carenza di manodopera. Nel 2023 le 13 province a prevalenza montana – dove oltre la metà della popolazione è in comuni montani – hanno difficoltà nel reperire il 50,4% dei lavoratori, quota superiore di quasi sei punti rispetto al 44,6% del resto d’Italia ed in crescita di 14,5 punti tra il 2021 e il 2023.

Sulla salute del tessuto imprenditoriale e sociale della montagna influisce la crisi demografica. Nel 2023 nei comuni di montagna si contano 386.055 abitanti in meno in 10 anni (-5,1% vs -2,1% media), pari al 30,0% del calo assoluto nazionale, quota più che doppia rispetto al peso di 12,1% che tali comuni hanno sulla popolazione. Le previsioni dell’Istat prospettano per le regioni a maggiore carattere montano un calo di popolazione più intenso rispetto alla media nazionale con solo il Trentino-Alto Adige in controtendenza, con una crescita della popolazione.

Per quanto riguarda le esportazioni, le vendite all’estero di prodotti manifatturieri delle 13 province a prevalenza montana ammontano a 34,1 miliardi di euro e, pur rappresentando il 5,7% del totale nazionale, hanno contributo in modo importante alla stabilità delle vendite del made in Italy in un anno di crisi del commercio internazionale: nelle aree montane l’export è salito, infatti, del +3,5% rispetto al 2022 a fronte del -0,2% del resto d’Italia e della stabilità dell’export totale.

Un driver importante per le aree montane è rappresentato dal turismo: questi territori mostrano un più elevato tasso di turisticità e una più marcata presenza di turisti stranieri e rappresentano il 21,8% delle presenze turistiche. Per quanto riguarda la dinamica delle presenze, nell’inverno 2023-2024  si è registrata una crescita dell’8,2% in Italia a fronte del +5,2% della media europea.

Le aree di montagna richiedono investimenti le infrastrutture e contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Le imprese in montagna hanno una minore accessibilità alle principali infrastrutture di trasporto rispetto al resto d’Italia: un imprenditore di montagna, con un profilo medio di mobilità, in un anno impiega il 62,7% di tempo in più rispetto ad un imprenditore in area non montana per accedere ad autostrada, stazione ferroviaria, aeroporto e porto più prossimi. Per quanto riguarda le fragilità del territorio, oltre un quarto (26,4%) delle imprese in comuni montani è a rischio frana, oltre quattro volte il 6,0% rilevato nei comuni non montani, e il 5,1% delle imprese in montagna è ad elevato rischio alluvione, mezzo punto superiore al 4,6% dei comuni non montani. Nelle 13 province prevalentemente montane si concentrano 544 milioni di euro di investimenti fissi lordi dei comuni, il 14,1% del totale Italia a fronte del 10,9% del totale della spesa  dei comuni italiani.
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