IG Italia - Macro USA: forte rallentamento per inflazione headline, quella core persistente

- di: Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia
 
Il Bureau of Labor Statistics ha pubblicato i dati sull’inflazione relativi al mese di marzo negli Stati Uniti. L’indice dei prezzi al consumo (CPI) ha evidenziato, su base annuale, un rialzo del 5%, minore rispetto alle attese del mercato fissate al 5,2% (a febbraio +6%). E’ la crescita dei prezzi più bassa dal maggio 2021. Su base mensile il CPI è salito dello 0,1% (aspettative fissate per un +0,2%). L’indice core (ovvero esclusi energetici ed alimentari) ha mostrato una crescita del 5,6% (previsioni del mercato al 5,6%, a febbraio +5,5%). Su base mensile l’aumento dei prezzi core è stato pari allo 0,4%, stesso livello delle attese (a febbraio +0,5% m/m).

Cifre macro spingono per una prossima pausa nel processo di rialzo dei tassi

Le cifre su inflazione soprattutto quella headline hanno confermato un forte rallentamento. Il rallentamento è costante dai valori di giugno 2022 quando inflazione si attestava attorno al 9% fino al 5% di marzo 2023. La principale ragione è la caduta dei prezzi energetici (su base mensile -3,5% rispetto al -0,6% di febbraio). Tuttavia, l’indice core continua a rimanere su livelli molto alti al 5,6% a/a. Anche su base mensile la crescita è dello 0,4% (la stessa di dicembre 2022 e gennaio 2023) leggermente inferiore rispetto a quella di febbraio (+0,5% m/m).

Le nostre valutazioni sono che i dati sulle pressioni inflazionistiche mostrano un miglioramento significativo e un rallentamento superiore alle attese (per headline). Sono dati che portano argomentazioni per i membri più dovish della commissione operativa della FED, il FOMC, per rivedere le strategie monetarie e interrompere il processo di rialzo dei tassi di interesse. Le cifre macroeconomiche spingono così le autorità monetarie a fermare gli aumenti del costo del denaro. Crediamo tuttavia che l’interruzione non sarà nel prossimo meeting di maggio ma in quello successivo. Riteniamo, infatti, che la FED possa propendere, almeno per la prossima riunione di maggio, verso un nuovo rialzo del costo del denaro di 25 punti base portando i tassi di riferimento al 5%-5,25%, sulla scia della persistenza dell’inflazione core su livelli elevati. Nel comunicato e in conferenza stampa Jerome Powell utilizzerà toni molto accomodanti, aprendo le porte a un cambiamento di politica monetaria.

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