Con Francesca Bazoli alla (ri)scoperta di Giacomo Ceruti, artista avventuroso e contemporaneo
- di: Samantha De Martin
Lo chiamavano Pitocchetto, per via del suo pennello intriso di stracci e della particolare tendenza a rappresentare gli ultimi, la fragilità umana colta in tutta la sua dignitosa esistenza. Eppure Giacomo Ceruti fu anche uno straordinario pittore europeo, artista degli ultimi, ma anche un raffinato interprete dell’aristocrazia, capace di virare dall’umanità sofferente verso intonazioni serene, dalle scene di povertà fino alle più aggiornate e raffinate tendenze dell’arte europea.
Nell’anno che la elegge, insieme con Bergamo, a Capitale Italiana della Cultura, Brescia riscopre il suo pittore e, a oltre 35 anni dall’ultima retrospettiva, restituendo al pubblico, attraverso ben quattro mostre tra Brescia e Los Angeles, una nuova lettura, che consegna ai moderni la fisionomia di artista eclettico e complesso. Il “pittore più avventuroso del Settecento”, come Ceruti è stato definito proprio per la sua capacità di allargare il proprio ambito di azione spaziando dalla ritrattistica mondana alla sacra conversazione fino alle scene pastorali, assume negli anni toni sempre più eleganti e spigliati, intrisi di influenze internazionali. Fino al 28 maggio questa riscoperta attraverserà le sale del Museo di Santa Giulia di Brescia nell’ambito della mostra Miseria & nobiltà. Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento, un percorso nel quale i curatori Roberta D'Adda, Francesco Frangi e Alessandro Morandotti accompagnano il pubblico tra oltre cento opere. Sono 60 i capolavori di Ceruti a confronto con 40 dipinti di autori precedenti o a lui contemporanei - da Ribera a Monsù Bernardo, dal Maestro della tela jeans, così chiamato per i soggetti di vita popolare, a Giambattista Tiepolo - provenienti da musei italiani e internazionali e da collezioni private.
Con Francesca Bazoli alla (ri)scoperta di Giacomo Ceruti
“Giacomo Ceruti, come Brescia, è assolutamente sottovalutato nel panorama dell’arte italiana e internazionale - spiega Francesca Bazoli, presidente della Fondazione Brescia Musei -. Ceruti è un artista straordinariamente grande nel Settecento italiano perché ha un’empatia del tutto moderna e contemporanea nel portare sulla tela i suoi personaggi. Il rilancio di questo artista in chiave internazionale - perché la nostra mostra è prodotta insieme al Getty Center di Los Angeles dove poi la mostra andrà - costituisce il tentativo di dare la giusta dimensione a questo grandissimo artista, una dimensione che esce da Brescia per diventare italiana e internazionale. I Bresciani lo portarono cento anni fa alla prima mostra importante in Italia a lui dedicata. Oggi noi lo portiamo ad una mostra in chiave internazionale”. Nel lungo periodo di tempo intercorso dall’ultima esposizione (1987), la conoscenza del pittore si è infatti arricchita, modificando la percezione del suo lavoro e allargando i confini critici della sua figura, da pittore della realtà ad artista interprete delle tendenze europee.
Tra le chicche della mostra il pubblico avrà modo di apprezzare la quasi completa riunione del cosiddetto Ciclo di Padernello. In occasione della mostra Miseria & Nobiltà saranno infatti riunite 14 delle 16 tele oggi riconosciute come pertinenti al cosiddetto Ciclo, provenienti dell’importante patrimonio di Pinacoteca Tosio Martinengo e da una serie di prestiti da collezioni private e pubbliche. Se fino al 28 maggio il Museo di Santa Giulia ospiterà anche il percorso Immaginario Ceruti. Le stampe nel laboratorio del pittore, un approfondimento sull’utilizzo che l’artista fece delle incisioni, il dialogo tra Ceruti e il contemporaneo diventa sorprendente alla Pinacoteca Tosio Martinengo. Qui fino al 10 novembre è possibile ammirare l’opera che Fondazione Brescia Musei ha commissionato al celebre fotografo e regista statunitense David LaChapelle, una riflessione che prende spunto dai temi centrali della pittura di Giacomo Ceruti incentrata sui poveri, gli ultimi, i fragili, gli emarginati. Ne è derivata una visione inedita, che amplia il messaggio di Ceruti verso una dimensione globale e attualissima. In David LaChapelle per Giacomo Ceruti. Nomad in a Beautiful Land a cura di Denis Curti, il fotografo americano rende omaggio al lavoro dell’artista, al suo sguardo verso gli ultimi della società.
“Abbiamo fatto ricorso a quello che per noi è una grande risorsa: l’arte contemporanea - continua Francesca Bazoli -. Abbiamo sfidato un grande artista contemporaneo, David LaChapelle, invitandolo a raccontarci la sua versione contemporanea di Ceruti. E lui ci ha regalato queste tende degli homeless che stanno fuori da un grandissimo museo di Los Angeles, il LACMA a testimoniare l’ossimoro che la città vive, mettendo insieme la grandissima ricchezza e la grandissima povertà perché queste tende sono ricoperte con stoffe delle più note case di moda mondiali. Ma in questa contraddizione tra la povertà assoluta e la ricchezza sta una delle chiavi interpretative più interessanti e provocanti del mondo contemporaneo che ci richiama esattamente la contemporaneità di Ceruti”.