Federmanager: presentato il libro “Il buon lavoro” di Cuzzilla e Perrone

 
Gli anni di pandemia e l’introduzione dello smart working nella quotidianità di molti lavoratori, la crisi demografica italiana e l’attenzione alla transizione ecologica e digitale, l’intelligenza artificiale con le sue possibili ripercussioni e il tema del benessere psicologico e organizzativo.

Sono alcune delle tendenze analizzate nel saggio “Il buon lavoro. Benessere e cura delle persone nelle imprese italiane” di Stefano Cuzzilla, Presidente di Federmanager, Cida e Trenitalia e Manuela Perrone, giornalista de Il Sole 24 Ore, presentato oggi alla Nuova Aula dei Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati.

«Ridare senso al lavoro è la grande sfida della nostra epoca – ha affermato Stefano Cuzzilla -. Tutti i modelli organizzativi aziendali sono “osservati speciali”, perché tra crisi cicliche, avvento di nuove tecnologie e mix generazionali tutto invoca il cambiamento. Ridare senso al lavoro significa partire dal rapporto di fiducia, professionale e umano, che deve legare reciprocamente lavoratori e azienda. “Persone al centro” non è uno slogan, ma un’urgenza».

«In questo libro ricorrono alcune parole chiave della nuova concezione del lavoro: flessibilità, agilità, antifragilità e conciliazione – ha spiegato Cuzzilla -. E i dati delle indagini condotte sui manager confermano quello che è ritenuto più importante per assicurare il benessere lavorativo: il riconoscimento delle competenze, compresa la possibilità di farle crescere, e il bilanciamento tra lavoro e vita privata e familiare. È fondamentale quindi che il welfare pubblico sia integrato con un welfare aziendale in grado di rispondere alle nuove istanze dei lavoratori. Molte aziende stanno già investendo significativamente per migliorare l’equilibrio dell’ecosistema aziendale».

«Dalle nostre interviste a tredici tra responsabili delle risorse umane, cacciatori di teste e manager di agenzie per la consulenza e lo sviluppo professionale – ha sottolineato Manuela Perrone – emerge con nettezza un mutamento profondo nelle richieste dei lavoratori e di chi al lavoro si affaccia per la prima volta. Soprattutto per i giovani, la retribuzione non è più in cima alla lista dei fattori che orientano le scelte professionali. Conta altro: il work-life balance, la gestione flessibile dei tempi e degli spazi di lavoro, la formazione, i valori, l’attenzione a sostenibilità, diversità e inclusione. Si cerca non il posto fisso, ma il posto giusto, quello che fa stare bene. E cambiare non fa più paura. Le organizzazioni devono tenerne conto, così come occorre prestare attenzione agli squilibri che connotano il nostro mercato del lavoro. Lo chiamiamo il nodo delle 3G: giovani, genere, geografia. Le donne e i giovani sono il grande potenziale del Paese: aumentare i loro tassi di occupazione significa aumentare crescita e benessere».

Il saggio, edito da Luiss University Press nella collana Bellissima diretta da Nicoletta Picchio, con la prefazione di Ferruccio de Bortoli, rimette al centro dell’analisi sul lavoro la soddisfazione personale e l’apporto che il singolo lavoratore può dare alla comunità, attraverso qualsiasi attività, senza trascurare la competenza. Si tratta di un invito, sia nel settore privato sia in quello pubblico, a mettere in discussione equilibri oramai desueti, cercando di rispondere alla domanda che più volte ricorre nella lettura del saggio di Cuzzilla e Perrone: quali politiche possono trasformare un impiego in un buon lavoro?

Dall’indagine Federmanager, emerge che circa il 56% dei manager associati è oggi alle prese con la definizione di strategie per elevare il benessere dei lavoratori. La spinta maggiore è arrivata proprio dalla pandemia, con il 39% del campione che ritiene che l’attenzione delle imprese sul benessere e sulle strategie da adottare siano state sollecitate proprio da questo evento.

«Fare welfare è imprescindibile, ma non è semplice – ha ricordato nel suo intervento Valeria Bucci, Ad di Praesidium Spa -. Gli operatori del settore devono essere in grado di accompagnare le aziende nella costruzione di un welfare non tradizionale ma modulare, basato sulle esigenze e sulle peculiarità dei propri dipendenti, che tenga conto anche delle diverse attitudini generazionali. Per una reale trasformazione è altresì necessaria una semplificazione delle normative fiscali che possa rendere veramente accessibili i piani di welfare».

All’evento hanno partecipato anche i parlamentari Paolo Barelli, Walter Rizzetto, Elena Murelli, Maria Cecilia Guerra, Maurizio Casasco e Annarita Patriarca.

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