Dal Medioevo è tutto

- di: Barbara Leone
 
Che belle le donne degli anni Cinquanta! Angeli del focolare, regine della casa accudenti per vocazione (de chi?) e dna, strizzate in quei rigidissimi bustini che parevano impalcature, e però il vitino a vespa era assicurato. Sciantose sino all’età da marito, perché una volta portate all’altare erano relegate in cucina in bigodini e ciabatte con le mani in pasta per le agognate tagliatelle della domenica. Le poche che lavoravano fuori facevano le maestre o le dattilografe. Obbedienti e servienti, sapevano stare al posto loro. E quelle che osavano atteggiarsi da uomo, magari con una sigaretta in bocca od un bicchiere di vino in mano, venivano considerate delle poco di buono. Belle le donne degli anni Cinquanta! Ma non vi preoccupate: stanno tornando. Basta leggere i giornali o accendere la tv per rendersi conto che, in maniera subdola e strisciante, il trend è quello lì. A riprova di ciò, il raggelante siparietto andato in onda qualche giorno fa al Tg2 Post, durante il quale Antonella Boralevi, giornalista e scrittrice, ha dato il meglio di sé con uno sproloquio, sotto forma di noiosissimo spiegone, sul binomio donne e vino. L’ha presa da lontano, perché le stronzate so’ come i carbinieri: vanno sempre in coppia. E così Ella, Donna Borabora, ci dice che dentro noi donne c’è qualcosa… Un quid, quel non so che insito nel dna di cui sopra: “Io temo che sia genetico, noi non ci sentiamo mai all’altezza”. Ah sì? Parla per te, baby! E poi l’affondo: “Qual è il tema? Che le donne spesso bevono come prima si fumava una sigaretta, cioè bevono per darsi un tono. Va benissimo, ma noi non abbiamo bisogno del bicchiere di vino per sapere che siamo persone di valore come voi uomini”.

Mumble mumble… quindi fammi capì, io mi faccio un bicchiere di Vermentino per sentirmi all’altezza. Per una botta di autostima, va! Oibò: e dire che molto più banalmente pensavo di farlo solo perché mi piace il buon vino. Come se non bastasse, e aivoglia se basta, ci mette la ciliegina sulla torta con un coniglio spassionato di cui, sinceramente, facevamo benissimo fare a meno: “Mai bere da sole, in casa. Mai!”. E qui mi so cascate le braccia, per non dire altro, perché siamo all’apoteosi del pregiudizio, del maschilismo e del più totale nonsense. Come dire: se una donna beve a casa da sola è una povera ubriacona frustrata e depressa. Benvenuti nel Medioevo! Anche no, grazie. Perché tornare a casa la sera e sorseggiare un calice di ottimo vino in pigiama dopo una sfiancante giornata di lavoro e stress, è una delle coccole più innocenti per moltissime donne. E ti do un news, mia cara Borabora: lo facciamo per il semplice gusto di farlo. L’importante, ovviamente, è la misura. Ma questo va da sé, trattasi di buon senso. Quello che ultimamente manca alla tv, ove si continuano a veicolare in maniera scivolosa e subdola messaggi odiosi e retrogradi sulle donne. E quindi, giusto per dirne una, l’aborto come delitto e non diritto. Oppure le donne che bevono per sentirsi all’altezza e darsi un tono. Argomenti diversissimi e dal diversissimo peso, ovviamente. Ma che affondano le radici nel medesimo comun denominatore. Che è quello di spazzare via, almeno a parole, anni e anni di lotte per la parità di genere. Alla faccia dei manifesti, delle scarpette rosse e di tutti gli ipocriti paroloni di cui tutti, a destra e a manca, si riempiono la bocca nei vari 8 marzo e giornate dedicate a… Manco fossimo i panda in via di estinzione. Poi però, non bevete da sole. Che tristezza, quasi quasi stasera mi faccio un tonic, con gin di valore e fettina di cetriolo sugli occhi. Prosit! 
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