Confcommercio: Decreto Sostegni bis, "passi in avanti, ma il terziario è in emergenza"

 
Il provvedimento destina oltre 15 miliardi ai nuovi ristori per le imprese in difficoltà. Confermato il "pacchetto lavoro", oltre 3 miliardi di aiuti al turismo, stop alle cartelle fiscali fino al 30 giugno. 

Il Capo dello Stato ha firmato il decreto legge 'Misure urgenti connesse all'emergenza da Covid-19, per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali, il cosiddetto decreto Sostegni bis, poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale e quindi in vigore dal 26 maggio. Il provvedimento distribuisce i 40 miliardi di extradeficit messi a disposizione con l'ultimo scostamento di bilancio approvato dal Parlamento. La novità principale rispetto ai decreti precedenti è che "per la prima volta accanto al criterio del fatturato si adotta anche quello dell'utile. Che ovviamente è un criterio molto più giusto, ma ci vuole più tempo per poter distribuire i sussidi accertando l'utile", come ha sottolineato il presidente del Consiglio, Mario Draghi, durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi.

Sette le linee d'azione:

sostegno alle imprese, all'economia e abbattimento dei costi fissi;
accesso al credito e liquidità delle imprese;
tutela della salute; lavoro e politiche sociali;
sostegno agli enti territoriali;
giovani, scuola e ricerca;
misure di carattere settoriale.

Quattro i capitoli più interessanti:

ristori a fondo perduto per le imprese e le partite Iva colpite dalla pandemia (15,4 miliardi);
aiuti per il settore del turismo (3,3 miliardi);
proroga della sospensione delle cartelle fiscali fino al 30 giugno;
“pacchetto lavoro” con il “contratto di rioccupazione” e sgravi per le assunzioni.

Confcommercio in audizione alla Camera

“Registriamo passi avanti, ma il terziario di mercato è ancora in emergenza. Pur apprezzando un rafforzamento e un ampliamento degli interventi sui contributi a fondo perduto, rimangono rigidità sui parametri di accesso in termini di perdite di fatturato e di tetto massimo dei ricavi“:  lo ha detto Enrico Postacchini, membro di Giunta di Confcommercio, in audizione in Commissione Bilancio della Camera sul decreto Sostegni bis. La Confederazione valuta favorevolmente “l’attenzione al credito d’imposta per i canoni di locazioni commerciali e sui contratti d’affitto aziendali, anche se andrebbe prolungata la vigenza temporale" e che "si cominci ad affrontare la questione della Tari sia pure con i limiti legati ad un fondo di compensazione finalizzato alla concessione di agevolazioni da parte dei Comuni. In generale, c’è bisogno di più ampie moratorie fiscali”. In materia di credito, poi, "ci sono soluzioni da rivedere. La proroga della moratoria sui prestiti bancari sino a fine anno riguarda infatti solo la quota capitale e il prolungamento della durata dei finanziamenti garantiti è accompagnato dalla riduzione della copertura della garanzia pubblica”.ul fronte del lavoro, infine, "sono da apprezzare l’ampliamento della platea dei destinatari del contratto d’espansione e il rafforzamento del contratto di solidarietà, così come le nuove disposizioni in materia di contratti di rioccupazione e la decontribuzione alternativa alla CIG per i settori del turismo, degli stabilimenti termali e del commercio. Vanno poi intensificate le misure sul turismo, mentre su quelle che riguardano trasporti e mobilità va ampliata la platea dei beneficiari anche all’autotrasporto merci ed agli operatori dei bus turistici. Bene che si sia previsto un potenziamento dei fondi per la cultura”.

Sangalli: “puntare con decisione sul green pass”

“Passi avanti con il decreto sostegni bis anche se vanno resi più inclusivi alcuni parametri di accesso. Ma per superare la crisi occorre accelerare con le riaperture di tutte le imprese puntando con decisione sul certificato green pass, che poi è la chiave per rimettere in moto la nostra economia, partendo dalle attività legate al turismo e all'accoglienza”. Così il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.

Per Fipe è “una spinta importante, ma per la piena ripresa bisogna riaprire tutto”
 
“Un aiuto importante alle imprese della ristorazione e dei pubblici esercizi in generale in vista della piena ripresa dell'attività, che consentirà agli imprenditori di coprire una quota dei ricavi perduti nel corso degli ultimi quattordici mesi in una forbice che va dal 17 al 26%”. Il calcolo è dell'Ufficio Studi di Fipe, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, aderente a Confcommercio, per la quale, nello specifico:

un ristorante che nel 2019 ha fatturato 443mila euro e l'anno successivo 309mila, ovvero il 30,2% in meno calcolato su base mensile, riceverà un contributo di 5.600 euro che si andrà ad aggiungere ai 29mila dei precedenti ristori per una copertura delle perdite del 25,7%. Ma se la soglia della perdita mensile del 30 % non dovesse essere raggiunta anche se per poco, i 5.600 euro sfumerebbero e pertanto i ristori complessivi scenderebbero da 34mila a 23mila euro, il 17,6% del totale fatturato perso.
un bar che nel 2019 ha fatturato 286mila euro e l'anno successivo 200mila, riceverà da quest'ultimo decreto 3.600 euro che porteranno i ristori complessivi a poco più di 22mila euro, pari al 25,8% delle perdite. Anche in questo caso, se le perdite calcolate su base mensile dovessero essere di poco inferiori al 30%, i ristori complessivi si ridurrebbero di 7mila euro circa arrivando a coprire solo il 17,7% delle perdite complessive.
 

''Con questo decreto il governo ha recepito diverse nostre richieste degli ultimi mesi - sottolinea il direttore generale di Fipe, Roberto Calugi - e di questo prendiamo positivamente atto. In particolare sono da apprezzare il riconoscimento del credito di imposta sui canoni di locazione che, come sanno bene i nostri imprenditori, in condizioni normali pesano per circa il 10% sui fatturati dei pubblici esercizi, ma ora, a causa del disastro provocato dalle misure di contenimento del Covid19, incidono per oltre il 30% sui conti delle attività". "La stessa decontribuzione alternativa alla cassa integrazione è una misura importante che consentirà alle aziende di ripartire con costi meno onerosi. L'altra novità positiva - aggiunge Calugi - è la dotazione di 600 milioni di euro per consentire ai comuni di abbattere la Tari 2021 per i locali che sono stati costretti a tenere chiuse le serrande. Ci auguriamo che i sindaci rispettino l'indicazione arrivata nelle scorse settimane da Anci, e dispongano l'esenzione completa dal pagamento per l'anno in corso. È evidente tuttavia che dalla crisi si esce solo con la piena riapertura delle attività perché nessun ristoro sarà mai in grado di compensare le ingenti perdite subite dalle imprese. Inoltre una particolare preoccupazione va verso la tenuta di quei comparti, come ad esempio le discoteche, chiuse di fatto da inizio pandemia e senza ancora una data certa per una pur graduale riapertura''.

Federauto e Unrae: “dimenticato il settore dell’auto”
 
Le indiscrezioni della vigilia non sono state confermate: nel decreto non ha trovato posto la nuova tornata di incentivi per la sostituzione di autoveicoli vecchi e inquinanti con veicoli di ultima generazione. Una misura che, secondo Anfia, Federauto e Unrae, “si sarebbe ripagata velocemente generando addirittura risorse aggiuntive per le casse dello Stato, come dimostrato da quanto già avvenuto in questi mesi". Per le Associazioni è una nuova delusione, dopo che nel Piano nazionale di ripresa e resilienza non erano stati inseriti interventi per il sostegno alla domanda del settore auto sulle tecnologie a bassissime emissioni, “una dimenticanza che va contro la strategia di accelerare la transizione ecologica chiesta dall'Unione Europea".

In questo modo “si rischia di frenare il percorso virtuoso intrapreso”, dato che “in un momento di grande difficoltà per gli italiani, gli incentivi stavano svolgendo quella funzione di stimolo ad acquisti più sostenibili in termini ambientali contribuendo, al tempo stesso, a contenere le pesanti perdite generate dall'effetto Covid-19 sul mercato dell’auto". Anfia, Federauto e Unrae ribadiscono dunque infine la necessità di "rifinanziare l'ecobonus per le auto e per i veicoli commerciali, misure che finora hanno permesso, anche di far ripartire un settore che occupa oltre un milione di addetti”. “Le previsioni di mercato per il mese di maggio sono allarmanti, chiediamo a Governo e Parlamento, che, in fase di conversione del decreto, le misure in vigore possano essere prorogate e rifinanziate in maniera sostanziosa", concludono.

 
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