Caos Superbonus, Pirozzi: proroga per Comuni cratere è questione di giustizia sociale

- di: Barbara Leone
 
Quale sarà il destino del Superbonus? Il cantiere del 110% è fermo, e proprio in questi giorni il governo sta tentando di correre ai ripari. I problemi sono ormai noti. Il premier Draghi non vede di buon occhio la misura: costa molto, ha generato innumerevoli frodi (sono oltre 5 i miliardi di crediti bloccati dalla Gdf) e fatto innalzare i prezzi in un momento, peraltro, già caratterizzato dai vertiginosi aumenti delle materie prima. D’altra parte c’è chi sostiene che abbia rilanciato un settore fondamentale per l’economia, contribuendo in maniera sostanziale a raggiungere gli obiettivi europei su clima ed emissioni. Di sicuro i continui stop and go hanno lasciato col cerino in mano migliaia di imprese (47mila secondo Confartigianato), che ora si ritrovano con crediti che non riescono a vendere col rischio di restare senza liquidità, e quindi di saltare per aria. Ancor più certo è che le risorse stanziate (33,3 mld di euro) sono state superate già a fine maggio dai 33,7 mld di lavori già prenotati (come riporta Enea). Ed è altrettanto vero che ci sono crediti incastrati negli ingranaggi burocratici del meccanismo. Insomma, è il caos più totale. E le conseguenze sono molteplici: dal rischio fallimento per migliaia di aziende con il cassetto fiscale pieno di crediti e zero liquidità. Fino agli sfortunati cittadini, che potrebbero trovarsi con lavori iniziati da saldare ma mai completati, o che peggio ancora potrebbero trovarsi a dover restituire i soldi al Fisco. In questo delirante bailamme si moltiplicano gli appelli ad intervenire tempestivamente. Soprattutto a tutela di chi grazie al Superbonus avrebbe potuto ricostruire la propria casa distrutta dal terremoto. Che poi è già assurdo che dopo tanti anni ancora stiano messi così. Ma questo è un altro discorso. Sulla questione è intervenuto infatti Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice ai tempi del devastante sisma che nel 2016 coinvolse 140 Comuni e circa seicentomila persone. Il timore è che si vada verso una eliminazione totale di questa misura straordinaria e senza distinzione alcuna. “Voglio ricordare - dice l’ex sindaco di Amatrice - che la legge di Bilancio 2022 ha disposto la proroga sino a tutto il 2025 del Superbonus 110% per le spese sostenute a fronte di interventi di efficientamento energetico e miglioramenti ai fini antisismici nelle aree colpite dal terremoto. In questi giorni purtroppo sto seguendo attentamente le vicende legate al Superbonus 110%, e al netto delle discussioni voglio essere chiaro e ribadire che eventuali provvedimenti non dovranno minimamente riguardare la proroga estesa fino al 2025 ai Comuni compresi nel cratere. Mi auguro che la misura non sia cancellata con un colpo di spugna, anche perché se così fosse il Centro Italia martoriato vedrebbe allontanarsi sempre di più la speranza di essere ricostruito”.

Ma in generale, gli chiediamo, lei riguardo al Superbonus che idea si è fatto?

“L’idea che mi sono fatto - ci dice Pirozzi - è che sicuramente si metterà uno stop a questa misura perché le fibrillazioni sono tante e penso che sono esauriti anche i crediti. Per cui penso che è una misura che per quei lavori che sono partiti andrà compensata con un ulteriore stanziamento. Il vero problema riguarda però i Comuni del cratere. E anche qui dovremmo fare una distinzione tra quelli che hanno avuto la distruzione completa e quelli che l’hanno avuta solo in quota parte. L’anno scorso con la legge di Bilancio 2022 si riuscì a fare in modo che ci fosse una proroga fino al 2025 almeno riservata ai Comuni del cratere ed io spero che non vada persa. E’ una questione di giustizia sociale, perché nei Comuni dove c’è stata la distruzione nessuno ha potuto usufruire di questa misura. Tutto questo va al di là delle storture che ci sono state a livello nazionale, perché gli interventi importanti sono stati fatti sempre su case e immobili di grande valore… Sai come dico io, che l’acqua va sempre al mare. Qui sarebbe proprio un’opportunità per ridisegnare nella maniera più oggettiva possibile e più sociale possibile un patrimonio che è andato completamente distrutto, visto che poi la ricostruzione si attesta al 7, 8%. Il Superbonus andrebbe a compensare interventi dei proprietari che altrimenti diventerebbero quasi automatici e sarebbe davvero un peccato se non prorogassero questa cosa con dei fondi extra”.

Anche perché adesso l’Italia si appresta a richiedere la seconda tranche di aiuti per attuare il Pnrr…

“Esatto. E nella fattispecie non servirebbe un impegno economico straordinario perché i Comuni che ne usufruirebbero sono talmente pochi, alla fine sono 103. Se si fa un colpo di spugna su tutti si rischia veramente di restare col cerino in mano. Questa sarebbe un’opportunità proprio per evitare tutte le storture che sono successe in ambito nazionale, visto che il grosso di questi interventi sono andati sempre sulle villette o sui grandi condomini. La povera gente ma anche le grandi ditte non sono andate sulla singola unità immobiliare. Almeno nei Comuni distrutti dal terremoto che sono circa 20 creerebbe un problema di portata uniche”.

Però sono passati sei anni, il Superbonus è una misura relativamente recente venuta a seguito della pandemia. Possibile che a ridosso del sisma non sia stato fatto niente di concreto e immediato per gestire la ricostruzione?

“Io l’ho sempre detto. Al di là del Codice unico che è stato presentato adesso per la ricostruzione. Ma quando per la ricostruzione tu metti in mezzo le Regioni il Commissario e lo Stato non se ne esce più. E’ vero che bisogna avere un Codice unico di comportamento, ma chi è meglio del sindaco che può gestire la ricostruzione? Chiaramente non conviene perché non ci si può mettere le mani. Se, come io dissi all’epoca, per i Comuni che hanno avuto la distruzione vera avessero dato poteri e mandati come è stato fatto, anche se non è la stessa cosa ma mi serve per fare capire il discorso, per il ponte di Genova forse le cose sarebbero andate diversamente. Lì hanno coinvolto giustamente il sindaco, e il sindaco ha tutto l’interesse di fare le cose bene sennò la gente lo va a cercare sotto casa. In quella fase, in cui quei Comuni che avevano avuto la distruzione del 50% più uno di case inagibili erano 16 comuni, se avessero fatto tutte procedure come è stato fatto per il ponte di Genova qualcosa in più sarebbe stato fatto. Basti pensare che ad Amatrice la ricostruzione di edifici pubblici sta a zero. Se non ci fosse stato il mondo della solidarietà, che ha contribuito a ricostruire il centro anziani, il palazzetto, il cinema auditorium, i parchi insomma tutte quelle cose che c’erano prima del terremoto… se non ci fosse stata la solidarietà della gente qui stavamo ancora all’anno zero. Come poi bisognerebbe affrontare un capitolo sulla criminalità sta mettendo le mani sulla ricostruzione del Centro Italia. Io l’ho denunciato ma non interessa a nessuna forza politica, né di maggioranza né di opposizione. Laddove bastava rimettere una norma che avevo voluto io all’epoca per mettere un freno. Perché finita la bolla del Superbonus 110 il Centro Italia è il più grande cantiere d’Europa oggi”. 

Basti pensare alle infrastrutture, che nel Centro Sud sono a dir poco scandalose…

“Esatto, ci sono zone d’Italia come quelle dell’Appennino centrale che sono tagliate fuori a livello di treni e infrastrutture. Poi però continuano a buttare soldi con l’ampliamento della Salaria. E poi, altro grande problema: se tu non mi dai la possibilità di poter accedere a una connessione veloce ci lasci fuori dal mondo. Te ne dico un’altra. Che dico da prima del terremoto. Bisogna fare in modo che in queste zone ci siano degli ospedali, che invece sono stati chiusi tutti e trasformati in Case della salute, dove venga garantita tutta la catena dell’emergenza e urgenza. Allora possiamo parlare del rilancio delle aree interne e della valorizzazione delle aree interne. Altrimenti è solo fuffa. Però questa è una visione che hanno le persone che vengono da terre con potenzialità straordinarie che si potrebbero sfruttare e che invece vengono lasciate morire”.

Molto spesso però sono proprio le Amministrazioni locali che remano contro, o no?

“Certo, perché molto spesso capita che se tu vai dal sindaco e dici vuoi che ti rifaccio la piazza o un progetto per digitalizzare che però vedrà la luce tra quattro o cinque anni stai tranquilla che nove sindaci su dieci ti dicono fammi la piazza. Perché con la piazza ci vincono le elezioni. Te la dico banalmente. E invece la politica vera è quella che guarda non all’oggi ma al futuro, è tutta qui la differenza”. 

E’ un fiume in piena Sergio Pirozzi. In prima linea oggi, così come lo è stato ieri. Sin dalla prima notte, quella drammatica del 24 agosto 2016, quando la terra si squarciò portandosi via vite e paesi interi. Non ha mai mollato Pirozzi, da buon allenatore quale egli è. E ci salutiamo con la promessa di risentirci presto per affrontare altri argomenti che gli e ci stanno a cuore. Perché solo puntando un faro sui problemi del mondo reale, quello lontano anni luce dai Palazzi, si può cercare e sperare forse di cambiare il futuro di questo Paese. Diversamente, ci dice salutandoci l’ex sindaco di Amatrice e oggi consigliere regionale del Lazio, “se continuiamo con questo tipo di politica noi rischiamo primo che si spopola tutta una parte dell’Italia. E secondo che nel 2050 noi avremo grossissime metropoli accentramento sui grandi centri perdita di identità e di cultura. E’ questo che vogliamo?”.
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