Bonus 200 euro, Unimpresa: un sollievo economico, ma servono interventi strutturali

- di: Barbara Leone
 
Diciamoci la verità: 200 euro in più nel portafoglio fanno comodo a tutti. Sono una boccata d’ossigeno, ma tempo un attimo e si ritorna in apnea. Ma per risolvere i problemi di una famiglia che non riesce ad arrivare a fine mese ci vuole ben altro. I prezzi, infatti, sono saliti alle stelle in un battito d’ali. Stando agli ultimi dati di Unimpresa, con l’inflazione con cui siamo costretti a fare i conti adesso (che è al 6,5%) ogni famiglia si ritroverà a spendere circa 1.950 euro l’anno in più. Se la matematica non è un’opinione, dunque, i 200 euro annunciati dal governo, che sono destinati a oltre 30 milioni di italiani con reddito fino a 35.000 euro l’anno, andranno a coprire solo il 10% della spesa in più provocata dall’inflazione e quindi dall’aumento di tutti i prezzi.

BONUS 200 Euro

“Non è una misura sbagliata - dice il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara -. Un sollievo economico, anche se piccolo, fa comodo a tutti. Però 200 euro, vista la situazione, non bastano. Servono interventi economici non solo più importanti, ma servono soprattutto interventi strutturali che siano stabili e durino nel tempo. L’inflazione - aggiunge - è legata soprattutto alla guerra, all’aumento dei prezzi energetici, del gas, dell’energia elettrica e della benzina. Tutti speravamo che il conflitto durasse pochi giorni (non solo per ragioni economiche, ovviamente) e invece sta durando più del previsto e questo avrà un effetto di lungo periodo sull’inflazione. Chi ha un po’ di esperienza e di memoria storica, peraltro, sa benissimo che l’inflazione ci mette pochissimo a salire, mentre il percorso inverso, cioè la riduzione, è molto più complesso e soprattutto lungo. Ecco perché ritengo fondamentale - conclude il presidente di Unimpresa - che il governo abbia, da questo punto di vista, una visione e una prospettiva lungimirante”. 
Già, perché pur apprezzandone le buone intenzioni quella dei 200 euro ha tutta l’aria d’esser una sorta di contentino.

Che per certi versi viene percepita pure come mortificante, perché ogni lavoratore ha il sacrosanto diritto di poter far fronte a tutte le spese con le proprie forze. Il problema è alla radice, e riguarda innanzitutto le politiche del welfare. Anche per i datori di lavoro, che sono costretti a pagare tasse su tasse per retribuire un dipendente o collaboratore. Poi cosa vuol dire una tantum? Mica gli italiani fanno la spesa o pagano le bollette una tantum. Il bonus arriverà a luglio, beato chi c’arriva. Nel frattempo fa niente se i prezzi di tutti i beni primari sono cresciuti a dismisura, e sinceramente senza una reale motivazione. Parliamo di pasta, pane, latte, non dell’ultimo modello di scarpe firmate tal dei tali. E a chi andrà? A dipendenti e pensionati, che se lo ritroveranno direttamente nelle buste paga e con l’assegno Inps. Per il popolo delle partite Iva servirà un decreto specifico. Ma, bontà loro, arriverà. E vivaddio, dal momento che è poi la categoria più svantaggiata e meno tutelata. Giovedì scorso, poi, la ciliegina sulla torta: il bonus verrà erogato anche ai collaboratori domestici, e ci mancherebbe altro, e a chi riceve il reddito di cittadinanza. E questa veramente non la capiamo. Perché ci sfugge il motivo per cui chi già percepisce un aiuto dallo Stato, e abbiamo visto quanti sono i furbetti in tal senso, debba riceverne un altro. Ci pare un’ingiustizia, un nonsense. No, proprio non ci arriviamo.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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