Al confine tra Polonia e Bielorussia il banco di prova della credibilità dell’UE post-pandemica

- di: Gregorio Staglianò
 
Dall’estate del 2021 decine di migliaia di persone provenienti dalla regione medio-orientale stanno cercando di raggiungere il territorio europeo passando per la Bielorussia di Alexander Lukashenko, riconfermato alla guida del Paese nell’agosto del 2020, tra sospetti di brogli e controversie elettorali.

Il leader bielorusso, qualche mese prima dell’ondata migratoria, aveva semplificato le procedure burocratiche per il rilascio dei visti turistici in alcuni Paesi come l’Iraq rendendo di fatto più conveniente il viaggio verso l’Europa occidentale. La mossa di Lukashenko si inserisce nel contesto più ampio delle frizioni tra la Bielorussia e le istituzioni europee, ai ferri corti dopo l’appoggio di Bruxelles all’opposizione bielorussa, le accuse di brogli a Belaja Rus' – la coalizione politica di Lukashenko e l’imposizione di uno slot di sanzioni economiche. L'UE accusa dunque la Bielorussia di aver spinto migliaia di migranti al suo confine orientale con la Polonia come rappresaglia per le ritorsioni conseguenti al dirottamento, nel maggio del 2021, di un volo Atene-Vilnius, con a bordo un dissidente Roman Protasevič. Il regime bielorusso ha negato chiaramente la sua responsabilità nell’episodio ed ha anzi minacciato Bruxelles di interrompere i rifornimenti di gas verso l’Europa nel caso di nuove sanzioni. Il gasdotto Yamal-Europe, che attraversa il territorio di Minks, trasporto in Germania e in Polonia il gas naturale proveniente dai giacimenti della penisola di Yamal e della Siberia occidentale. L’ultimo tassello di questo braccio di ferro internazionale è costituito dal governo polacco, uno dei Paesi europei più ostili nei confronti della questione migratoria che si sta rifiutando di accoglierli, bloccandoli di fatti sul suo confine e contribuendo ad innalzare la tensione. Inoltre, Varsavia, attraverso le parole del Ministro degli Interni Mariusz Kaminsky ha pubblicamente annunciato nei giorni scorsi che la Polonia costruirà un muro al suo confine con la Bielorussia, entro la metà del 2022: "Sarà lunga 180 chilometri, alta 5,5 metri e verranno utilizzate le soluzioni più moderne", giustificando l’azione come "un investimento assolutamente strategico e prioritario per la sicurezza della nazione e dei suoi cittadini”. 


Polonia e Bielorussia: migranti bloccati al confine

Nel frattempo la situazione umanitaria al confine tra i due Paesi si è notevolmente aggravata, con l’aumento del numero di migranti bloccati nei boschi e nelle foreste nelle zone di frontiera, al freddo e in condizioni drammatiche. Le vittime, secondo le ong presenti sul campo sarebbero 10, tra cui un neonato morto assiderato. Gli accampamenti di fortuna vengono sgomberati dalle autorità locali che respingono e arrestano.

I Ministri degli Esteri del G7 - Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti – hanno scritto, insieme all’Alto Rappresentante dell’UE Joseph Borrell una nota condannando "l'orchestrazione della migrazione irregolare da parte del regime bielorusso attraverso i suoi confini” e sostenendo che “questi atti insensibili stanno mettendo a rischio la vita delle persone. Siamo uniti nella nostra solidarietà con la Polonia, così come la Lituania e la Lettonia, che sono state prese di mira da questo uso provocatorio della migrazione irregolare come tattica ibrida". A sua volta, anche Putin ha accusato l’Europa di usare “la crisi migratoria al confine tra Bielorussia e Polonia come un nuovo motivo di tensione in una regione vicina a noi, per fare pressione su Minsk", per poi sottolineare che l’Ue starebbe tentando di "aggravare" le tensioni in Ucraina fornendo armi a Kiev e di provocare la Russia con le esercitazioni militari nel Mar Nero.

Mentre l’aggressività del regime bielorusso si scontra con la fermezza del governo polacco, l’UE tenta di rafforzare il pacchetto di sanzioni, cercando di trovare una soluzione condivisa e mettendo alla prova la tenuta e la credibilità delle intese dell’Europa post-pandemica, in un quadro politico che invece sembra irrigidirsi aspramente come il freddo severo sulla frontiera europea, che soffia sulla vita di decine di migliaia di persone.
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