AcciPicchio!

- di: Barbara Leone
 
Lo sanno tutti: Pierfancesco Favino, per gli amici Picchio, non si può toccare. Così come per molti anni è successo a Toni Servillo, che copriva ogni ruolo in ogni film italiano degno di nota. Nulla contro il loro innegabile talento. Ma quando sei onnipresente su ogni set ed ogni palco, Ariston compreso, la polemica potresti ingoiarla o magari tenerla per affrontare le molteplici problematiche di un settore, come quello del cinema e più in generale dello spettacolo, ove le storture sono all’ordine del giorno. Caro Picchio, nulla di personale perché sicuramente sei tra i migliori attori del nostro Paese. Perlomeno tra i migliori noti al grande pubblico, perché i teatri sono pieni di talenti giovani e meno giovani ma con meno santi in Paradiso. Ma invece di fare una polemica sugli attori stranieri che secondo te non devono interpretare personaggi italiani, polemica autoreferenziale e inutile perché va da sé che se investo in un film destinato al mercato americano prendo attori americani non foss’altro perché rappresentano asset pubblicitari, comincia ad alzare pubblicamente la voce contro le produzioni italiane. Quelle che invece di capitalizzare storie bellissime le lasciano ad Hollywood per produrre film insulsi. O potresti, per esempio, ribellarti a nome di tutta la categoria costretta a tirare a campare alla giornata. Perché se non ti chiami Favino certi compensi, quando i compensi ci sono, non li vedi nemmeno col cannocchiale. O potresti ancora approfittare della tua enorme notorietà e dell’illustre palcoscenico di Venezia per sollevare la questione sceneggiatori, i primi a finire nel tritacarne il cui lavoro, quasi sempre sottopagato, passa regolarmente sotto l’implacabile scure delle produzioni.

Senza contare che spesso non vengono neppure menzionati nei credits perché ci mettono i nomi dei soliti quattro noti raccomandati che è grasso che cola se in quella sceneggiatura ci hanno messo una virgola. E vogliamo poi parlare delle tre famiglie in croce che fagocitano tutti, o quasi, i doppiaggi? Ce ne sarebbero di motivi per cui incacchiarsi, Picchiuccio caro, e lo sai benissimo. Perché in questi ultimi anni abbiamo assistito, qualcuno con sbigottimento, di come la cinematografia mondiale sia stata conquistata dalla Corea del Sud che ha poco meno dei nostri abitanti e con una lingua totalmente incomprensibile ai più del mondo occidentale. Laddove noi da un punto di vista produttivo non siamo in grado di osare e misurarci sul mercato internazionale con la nostra lingua. Una lingua che è la quarta più studiata al mondo. E invece di valorizzarla che facciamo? Ci siamo fatti depredare senza batter ciglio delle nostre storie migliori. Il vero grande problema, e lo sai benissimo, è che non mancano gli attori bravi in Italia. Ma i produttori coraggiosi sì. E poi, se vogliamo andare proprio a cercare il pelo nell’uovo ed essere coerenti, perché tu fai il napoletano, il veneto, il siciliano quando ci sono attori napoletani, veneti e siciliani bravi quanto te o se non di più?

La risposta è ovvia, perché rientra perfettamente nella logica degli utili: perchè il tuo nome fa chiudere produttivamente i film in Italia. Così come in America Driver  fa chiudere i film e li fa vendere nel mondo. Alla fine è sempre e solo una questione di vil danaro, altro che arte! Buffo poi che giustamente sei a favore dei porti aperti, salvo poi scoprirti “sovranista” quando si tratta del mestiere tuo. La verità è che quest’uscita non ha né capo né coda ed è strampalata alla base. Perché un attore deve interpretare un personaggio nel miglior modo possibile, non esserlo. Altrimenti, e torniamo a bomba, manco tu che sei romano potresti interpretare Enzo Ferrari che era modenese, no? Picchio caro, senti a me, impegnati su altri fronti. Innanzitutto nel far tornare la gente al cinema per andare a vedere i nostri film, visto che siete star solo quando andate a contrattare il cachet. Lascia stare gli attori stranieri che non è proprio cosa, visto che sono almeno vent’anni che hanno (avete) ridotto il nostro cinema (quello ch un tempo si chiamava De Sica, Rossellini, Visconti, Fellini e compagnia cantando) a dieci sbruffoncelli di Roma nord che si scambiano favori e raccontano storie di gente che vive in faccia al Colosseo senza sapere manco che lavoro fa per poterselo permettere. E che alla fine si tromba sempre la moglie del suo migliore amico. Con l’aria che tira qua, sei proprio sicuro che il problema siano gli attori stranieri?

Seguici su:
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli