Rapporto Eurispes: fiducia nel Presidente della Repubblica ma non nelle Istituzioni e nella giustizia. Bocciata l’informazione della pandemia

- di: Barbara Leone
 
Gli italiani si fidano del Presidente della Repubblica e delle Forze dell’Ordine, ma non delle altre Istituzioni. Credono poco nel nostro sistema giudiziario mentre scuola e università restano un punto saldo. Sono favorevoli all’eutanasia e contrari a vivisezione e caccia. Sulla pandemia, poi, un italiano su quattro crede ad un complotto e quasi il 70% della popolazione boccia l’informazione in tempo di covid. Sono questi alcuni dei dati del 34esimo Rapporto Italia Eurispes, che ruota attorno a sei capitoli, ciascuno dei quali offre una lettura dicotomica della realtà esaminata. Ogni capitolo è illustrato attraverso sei saggi e sessanta schede fenomenologiche. Vengono affrontati, quindi, attraverso una lettura duale della realtà, temi che l’Istituto ritiene rappresentativi della attualità politica, economica e sociale del nostro Paese. Le dicotomie tematiche individuate sono: conservazione/cambiamento; presenza/assenza; arretratezza/modernità; ordinario/straordinario; moneta/monete; universo/metaverso. Ad arricchire il Rapporto, le indagini campionarie che, nell’edizione di quest’anno, hanno sondato alcuni dei temi tradizionalmente osservati dall’Eurispes: la fiducia nelle Istituzioni; il Presidenzialismo; i conflitti internazionali e la crisi energetica; la situazione economica delle famiglie e i consumi; il sistema della giustizia; le nuove tecnologie; l’opinione sui temi etici; il rapporto con il mondo animale e numerosi altri contenuti di stretta attualità. “Mai avremmo pensato di dover presentare il Rapporto Italia in una situazione segnata dal sommarsi della emergenza della pandemia del Covid, una tragedia che continua a mietere centinaia di vittime ogni giorno, con l’emergenza della guerra che si è aperta inaspettatamente nel nostro continente - ha sottolineato il Presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara nelle considerazioni generali che aprono il Rapporto -. Come comunità italiana dobbiamo oggi riflettere anche per prendere coscienza dei limiti dei nostri sistemi conoscitivi. Un dato è certo: le due emergenze si sono rivelate al mondo come fatti sorprendenti, inattesi, imprevedibili. Questo è il punto su cui riflettere, pensando a quanto sia controproducente e lontana da ogni riferimento etico la posizione di chi ha giustificato i propri evidenti limiti di analisi, conoscenza e previsione, definendo queste emergenze semplicemente delle “sorprese strategiche maggiori.

Ci troviamo – ha aggiunto - in un momento di passaggio cruciale, in uno snodo della storia carico di indeterminatezza per il futuro, e questo vale particolarmente proprio per noi, per l’Europa. Nel discorso tenuto lo scorso 3 maggio a Strasburgo alla plenaria del Parlamento europeo - ha ricordato Fara -, il Presidente Mario Draghi ha voluto tracciare le linee dei nuovi Stati Uniti d’Europa dando indicazioni precise per affrontare la attuale crisi che ha definito ‘insieme umanitaria, securitaria, energetica ed economica’. Un federalismo europeo, dunque, che impegni gli Stati membri in maniera differente rispetto al passato su alcuni temi fondamentali per la tenuta stessa dell’Unione: una Difesa unica, nuove politiche di efficientamento e approvvigionamento energetico, revisione del Patto di Stabilità e delle regole fiscali, coordinamento comune nella gestione dei flussi migratori e, infine, una nuova apertura dell’Europa per accelerare l’ingresso nell’Unione non solo dell’Ucraina, ma anche di altri paesi ad Est e per ultima, ma non ultima, la necessità di superare il meccanismo dell’unanimità nelle decisioni strategiche. Ancora più importante il ruolo di dialogo e mediazione che l’Europa deve occupare nello scenario internazionale. Nel passaggio storico che stiamo vivendo - ha detto in conclusione il Presidente dell’Eurispes -, occorre operare per la costruzione di una “Buona Società”. Ciò significa, al di là di ogni possibile rigurgito o tentazione ideologica, agire per la identificazione e condivisione del punto di equilibro di una vera coesione sociale. Un nuovo patto sociale che si basi sulla affermazione o, meglio, sulla riaffermazione di quei valori umani indicati dalla Costituzione italiana sui rapporti etico-sociali; valori esplicitati come diritti e doveri alla solidarietà, come responsabilità verso se stessi e gli altri, come apertura al merito. Questi ultimi due anni segnati prima dalla pandemia e poi dalla guerra in Ucraina, hanno messo a dura prova il Paese ma, nello stesso tempo, hanno evidenziato la sua capacità, talora inattesa, di resistere e il valore di alcune sue componenti. E questo nonostante ci sia una politica che non rinuncia agli antichi vizi e irresponsabilmente rema contro la stabilità ricercata nell’attuale momento di crisi ed emergenza dal Governo e dal Presidente della Repubblica. C’è evidentemente un’Italia che funziona, che è in grado di esprimere una elevata qualità di azione. Insomma, “un’Italia che c’è”, è pronta. È da qui si può ripartire.

Entrando nel dettaglio del Rapporto emerge chiaramente l’alto il consenso per il Presidente della Repubblica, per le Forze dell’Ordine, le Forze armate e l’intelligence. Scuola e università sono un punto saldo per gli italiani. Volontariato e Protezione civile continuano a riscuotere un diffuso apprezzamento, e più della metà degli italiani ha fiducia nella Chiesa. Alla domanda su come si sia modificato nell’ultimo anno il livello della fiducia dei cittadini nei confronti delle Istituzioni, sia pubbliche sia private, che operano nel nostro Paese su diversi livelli, tre cittadini su dieci, il 30,3%, hanno riferito una diminuzione della propria fiducia, mentre solo uno su dieci ha indicato un aumento (10,1%). Per quanto riguarda le singole Istituzioni, i risultati dell’indagine dell’Eurispes hanno prodotto i seguenti risultati in termini di fiducia: il Presidente Sergio Mattarella mantiene il consenso già espresso dagli italiani negli anni scorsi (55,6%); il Parlamento raccoglie poco più di un quarto dei consensi presso i cittadini (25,4%); per l’Esecutivo i fiduciosi rappresentano più di tre terzi degli italiani (35,1%); alla Magistratura si affidano circa quattro cittadini su dieci (41,3%). I sostenitori dei Presidenti di Regione sono il 38,2%. La maggioranza degli italiani esprime fiducia nei confronti dei Carabinieri (55%); positivo anche il risultato della Guardia di Finanza (59,6%). Il 60,3% dei cittadini apprezza il lavoro della Polizia di Stato. La Marina Militare raccoglie il consenso di sette italiani su dieci (70,3%). L’Aeronautica Militare vede attestarsi il numero di quanti si dichiarano fiduciosi al 68,7%. L’Esercito Italiano ottiene il 66,5% dei consensi. Buono anche il giudizio nei confronti della Guardia Costiera, inserita nella rilevazione a partire dallo scorso anno, con il 69,4% dei giudizi di apprezzamento. L’Intelligence del nostro Paese ottiene il riconoscimento della maggior parte del campione (56,6%). I Vigili del Fuoco si attestano all’85,8% dei giudizi positivi. La Polizia penitenziaria ottiene un consenso pari al 59%. La Polizia locale è apprezzata nel 43,3% dei casi. La Scuola è al 71% dei consensi. Un risultato simile a quello dell’Università (75,1%). La Protezione civile raggiunge un gradimento del 79%. Buono anche il sentimento che lega i cittadini alla Chiesa (54,4%). Le altre confessioni religiose, differenti dunque da quella cattolica, raccolgono invece il 40% del numero dei fiduciosi. Molto apprezzate anche le Associazioni di volontariato (70,7%). Il gradimento nei confronti dei Sindacati arriva al 45,2%, mentre i partiti sono al 29,1% e la Pubblica amministrazione al 39,7%. Le associazioni degli imprenditori ottengono la fiducia del 39% del campione e le associazioni dei consumatori del 52,4%. Poco più della metà degli italiani (51,5%) non è a favore dell’introduzione dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Confrontando le risposte ottenute lo scorso anno, nella rilevazione del 2021, permane la spaccatura tra contrari e favorevoli: il 50,8% non era favorevole, mentre lo era il 49,2%. Ben accolta la possibilità dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio, caldeggiata dal 58,1% dei cittadini (i contrari sono il 41,9%). Anche il tema di un maggiore potere al Governo rispetto alle Regioni risulta essere divisivo: non convince il 51,5% degli italiani, mentre il 48,5% si dichiara favorevole. Una maggiore autonomia per le Regioni infine è auspicata da quasi 7 italiani su 10 (67,3%+12,6% rispetto al dato 2021), contro poco meno di un terzo di quanti si dichiarano contrari (32,7%). Per quanto riguarda il ruolo del Presidente della Repubblica, Il 71,4% dei cittadini intervistati ritengono che la figura del Presidente della Repubblica negli ultimi anni non stia esercitando un ruolo che va al di là di quanto previsto dalla Costituzione, mentre il 28,6% afferma che ciò stia accadendo. Sull’attribuzione di maggiori poteri e responsabilità al Presidente della Repubblica, il 51,7% degli italiani si dichiara poco o per niente convinto. Ma il Paese è, tutto sommato, diviso dall’idea di una svolta presidenzialista, con il 48,3% di chi è invece favorevole. Alla guida del Paese, in qualità di Presidente del Consiglio, gli elettori dichiarano di volere, soprattutto, una persona idonea e adatta al ruolo (53,3%), indifferentemente dalla sua appartenenza o estraneità dalla politica. Il 29,9% dei cittadini preferisce una figura esterna alla politica, mentre il 16,8% ritiene idonea una personalità della politica. Tra le caratteristiche più importanti, l’onestà è la prima qualità indicata dai cittadini (24,4%); segue la propensione a mettere al primo posto gli interessi del Paese (23,9%), due caratteristiche che da sole attirano quasi la metà delle preferenze (48,3%). Seguono, l’autorevolezza internazionale (15,6%), la competenza (14,6%), la capacità di mediazione (11,2%), e la decisione (7,2%). E sul Pnrr? Ben il 63,8% degli italiani non crede nel corretto utilizzo dei fondi; più di un terzo degli italiani, il 36,2%, si dichiara invece fiducioso che le risorse verranno correttamente utilizzare. Per quanto concerne l’utilizzo, il 25,5% dei rispondenti vorrebbe le risorse impiegate per la manutenzione e la messa in sicurezza delle opere esistenti, affermando una fragilità percepita delle nostre infrastrutture. Il 24,8% guarda al futuro, prediligendo la conversione ecologica delle infrastrutture presenti, mentre il 24,5% vorrebbe interventi mirati a colmare il ritardo infrastrutturale del Mezzogiorno. Solo 1 italiano su 10 (10,2%) vorrebbe che i fondi venissero impiegati per la creazione di grandi opere. 

Passando al tema Europa, secondo i dati rilevati dall’Eurispes, il 59,1% degli italiani ritiene importanti il giudizio e la fiducia che l’Unione europea ripone nel nostro Paese; di contro, il 40,9% dei cittadini non dà importanza a questo aspetto. Ai cittadini è stato chiesto in quale misura si sentano orgogliosi quando il nostro Paese ottiene riconoscimenti/successi internazionali. I riconoscimenti in àmbito culturale sono sentiti dal 79,5% degli italiani, mentre l’83,6% si sente orgoglioso dei successi nel settore musicale. I film nostrani che hanno successo a livello internazionale suscitano orgoglio nell’82,8% dei casi. Le vittorie nelle discipline olimpiche inorgogliscono l’81,9% degli italiani, mentre i successi del calcio rendono fieri il 72,2%. Una cucina esportata e copiata in tutto il mondo rappresenta un vanto per l’84,6% mentre poco meno della metà degli italiani si sente orgoglioso del nostro Paese sul fronte dei riconoscimenti internazionali in àmbito politico (47%). Guardando “fuori casa”, 1 italiano su 4 (25,8%) si dice preoccupato per i conflitti internazionali; il 19,2% è preoccupato dall’aumento dei costi di luce e gas, mentre l’insicurezza del lavoro preoccupa il 14,3%.  L’emergenza sanitaria e le preoccupazioni legate alla salute turbano ancora il 14,3% dei cittadini e il 7,4% che teme la possibilità di ammalarsi. La crisi climatica è fonte di preoccupazione nel 6,8% dei casi. La sicurezza della propria città/paese preoccupa il 3,8% e il 3,6% teme l’immigrazione. Entrando ancora di più nel dettaglio, l’84,3% degli italiani è preoccupato dalla possibilità di un conflitto mondiale. Ma la crisi energetica preoccupa anche di più (87,3%). L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia preoccupa l’83,2% degli italiani, mentre l’atteggiamento di alcuni paesi come Cina, Brasile e India verso l’emergenza climatica è fonte di ansie per il 75,7% dei cittadini. Meno preoccupante sembra essere l’espansionismo economico della Cina, che in ogni caso suscita la preoccupazione di più della metà del campione (56,1%).
Argomento giustizia: Due cittadini su tre (65,9%), secondo quanto emerso dall’indagine condotta dall’Eurispes, dichiarano di non avere fiducia nel nostro sistema giudiziario, mentre il 34,1% esprime il proprio consenso. Il 23% dei cittadini indica come motivazione principale del malfunzionamento della giustizia l’eccessiva lentezza dei processi, il 19,8% risponde che i cittadini non sono tutti uguali davanti alla legge, il 13,6% sostiene che le cause vadano ricercate nell’assenza di certezza della pena, il 12,1% si appella a cause non ricomprese tra quelle proposte, l’11,9% afferma che le cause siano da ricercare all’interno delle scelte sbagliate operate dai magistrati, l’11,6% che le leggi sono inadeguate. Solo l’8% asserisce che la giustizia in Italia funziona bene. Oltre la metà dei cittadini, il 52,4%, non si è mai trovato nella condizione di difendersi da un reato o da un illecito; il 20,3% ha deciso di sporgere denuncia, mentre la restante parte, il 27,3%, ha preferito non farlo per una serie di ragioni: l’11% confessa che i fastidi di un procedimento legale erano superiori ai vantaggi che avrebbe ottenuto denunciando, il 10,1% dichiara di aver desistito dall’intento per non dover sostenere spese legali e il 6,2% perché sfiduciato nei confronti della giustizia, dalla quale pensava non avrebbe avuto una riparazione a quanto subìto. L’80,2% degli italiani intervistati sostiene che i giudici debbano essere giudicati con lo stesso sistema applicato a tutti i cittadini, il 78,2% che il primo compito della giustizia è garantire una pena adeguata per chi ha sbagliato, il 60,5% che il compito principe della giustizia è favorire il recupero ed il reinserimento sociale di coloro che sono stati condannati per gli errori commessi; infine, il 57,8% perora la causa secondo cui l’azione dei giudici sarebbe condizionata dall’appartenenza politica. Ben l’84,2% degli italiani, infine, non è favorevole al reinserimento della pena capitale nel nostro ordinamento giuridico ma il 75,3% non è favorevole all’abolizione della detenzione a vita, mentre il 72,7% non è favorevole alla liberazione anticipata e il 70,5% non è favorevole alla detenzione domiciliare, all’affidamento in prova ai servizi sociali e alla detenzione domiciliare.

Passando ai temi sociali, dal Rapporto emerge che gli italiani sono a favore della tutela giuridica delle coppie di fatto (67,1%). Torna a crescere il numero dei favorevoli all’eutanasia (dal 70,4% del 2021 al 74,9% del 2022) e il testamento biologico resta un’opzione largamente accettata (69,3%). Il matrimonio “egualitario” trova favorevoli il 61,3% degli italiani. L’adozione per le coppie formate da persone dello stesso sesso genera ancora oggi un certo grado di chiusura: meno della metà si dice d’accordo (48,3%). Diverso sarebbe invece il caso dell’apertura alle adozioni di bambini da parte di single, opzione per la quale prevalgono i giudizi positivi (55,8%). La fecondazione eterologa ottiene il favore del 56,9%, mentre la maternità surrogata vede prevalere il fronte dei contrari (63,6%). La possibilità di autorizzare il cambiamento di sesso tramite autodichiarazione dell’interessato, anche senza certificazioni mediche, trova d’accordo meno di quattro italiani su dieci (37,6%). Sul riconoscimento delle identità di genere che non si rispecchiano nel femminile o nel maschile c’è invece maggiore consenso (49,2%; i contrari sono il 50,8%). La legalizzazione delle droghe leggere (hashish e marjuana) trova favorevoli poco più della metà degli italiani (52,3%) mentre il 49,1% si dice a favore della legalizzazione della prostituzione. Per quanto riguarda i temi legati al mondo animale, si registra un no secco e deciso alla vivisezione da laboratorio sugli animali (82,7%), alla caccia (76,1%) e alle pellicce (82,1%).

Infine, capitolo pandemia. Poco meno della metà degli italiani (46,6%) ammette di non avere idea di come si sia originata la pandemia da Covid-19. Poco più di un intervistato su 4 (25,7%) ritiene che ci sia dietro qualcuno, mentre per il 22,9% è stato solo una casualità. Un più contenuto 4,8% afferma, al di là di ogni evidenza, che non esiste nessuna vera pandemia. Tra coloro che non credono che la pandemia derivi semplicemente da una casualità (ricordiamo che sono il 25,7%), il 42,1% ritiene che il virus sia stato creato in laboratorio e poi sfuggito dal controllo, il 25,7% pensa invece che sia stato creato in laboratorio e diffuso di proposito nel mondo. Per un 15,4% ci si sarebbe accorti troppo tardi dell’esistenza del virus e non si è stati capaci di fermarlo, per l’11,3% il virus è un normale virus influenzale ma è stato usato per altri scopi. Nell’indicare un responsabile, la convinzione è che la pandemia non sia una casualità: in quasi un terzo dei casi (31,4%) viene indicato il governo cinese; un altro 27,3% attribuisce la responsabilità ai poteri forti globali, un 12,1% alle multinazionali farmaceutiche. Ai cittadini che credono che la pandemia non sia scoppiata per caso è stato chiesto anche quale sia, a loro avviso, lo scopo per cui è stata creata. Fare enormi profitti risulta l’obiettivo più citato (29,3%), seguito da “controllare meglio le persone” (20,1%) e “indebolire le democrazie” (18,4%). Ottengono percentuali degne di nota anche “ridurre la popolazione mondiale” (14,7%), “creare un clima di paura” (10%), “consolidare il potere delle élite internazionali” (9,2%) e, con percentuali più contenute, “nascondere altri problemi gravissimi” (7%) e “giustificare l’intervento dello Stato in economia” (6%). Per quanto riguarda il giudizio sulla gestione dell’emergenza da parte dello Stato prevale un giudizio negativo: il 55,8% non approva la strategia adottata, contro il 44,1% di giudizi positivi. Bocciato il ruolo dell’informazione nella pandemia: il 68,5% è critico, a fronte di un 31,5% soddisfatto.


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