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Dal 2026 i dati dei pagamenti via POS saranno trasmessi direttamente al Fisco

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Dal 2026 i dati dei pagamenti via POS saranno trasmessi direttamente al Fisco

Con l’avvio del 2026, il sistema fiscale italiano si arricchirà di un nuovo strumento nella lotta all’evasione: la trasmissione automatica dei dati dei pagamenti elettronici effettuati tramite POS all’Agenzia delle Entrate. Si tratta di un cambiamento di grande portata che rientra nel più ampio disegno di digitalizzazione e interoperabilità tra sistemi fiscali e finanziari, già avviato negli anni scorsi con l’introduzione della fatturazione elettronica, dei corrispettivi telematici e dell’uso sempre più pervasivo dei canali digitali nel monitoraggio dell’economia reale.

Dal 2026 i dati dei pagamenti via POS saranno trasmessi direttamente al Fisco

La novità, già anticipata nei tavoli tecnici tra amministrazione finanziaria e operatori dei sistemi di pagamento, prevede che i dati relativi a ogni transazione – compresi l’importo, la data, l’ora e l’identificativo dell’esercente – vengano inviati direttamente e senza intermediazioni all’Agenzia delle Entrate, in tempo reale o quasi. Il flusso di dati sarà curato non dagli esercenti, ma dalle società che gestiscono le piattaforme di pagamento: un passaggio che solleva gli esercenti da un ulteriore adempimento, ma che aumenta il livello di trasparenza e di tracciabilità dei flussi economici, a tutto vantaggio dell'efficacia dei controlli.

Si tratta di una misura che rafforza in modo significativo la capacità di incrocio automatico delle informazioni da parte del Fisco. Se, ad esempio, un esercente dovesse dichiarare ricavi inferiori rispetto alla somma dei pagamenti elettronici ricevuti, il sistema sarà in grado di generare una segnalazione di anomalia, innescando le verifiche del caso. A differenza dei controlli ex post che si basano su analisi campionarie o su segnalazioni, questa nuova modalità di raccolta e gestione dei dati punta alla prevenzione, all’individuazione immediata degli scostamenti tra i ricavi reali e quelli ufficialmente dichiarati.

Il provvedimento risponde a un doppio obiettivo. Da una parte, si intende rafforzare il contrasto all’evasione fiscale attraverso una sempre più efficiente attività di accertamento basata sull’analisi dei big data. Dall’altra, si vuole incentivare ulteriormente l’utilizzo dei pagamenti tracciabili, scoraggiando l’uso del contante laddove sia usato come strumento per eludere gli obblighi fiscali.

Sul piano operativo, sarà necessario un adeguamento tecnologico da parte degli operatori dei sistemi POS. Le principali società del settore – dai grandi circuiti internazionali fino alle piattaforme fintech che offrono soluzioni di pagamento integrate – dovranno aggiornare i propri software per consentire l’invio sicuro, criptato e conforme alle regole sulla protezione dei dati. Il tema della privacy, infatti, sarà centrale: sebbene le informazioni trasmesse non conterranno dati sensibili relativi all’acquirente, dovranno comunque rispettare i vincoli del GDPR e garantire l’anonimizzazione laddove non strettamente necessaria.

Il Ministero dell’Economia e l’Agenzia delle Entrate stanno lavorando a un provvedimento attuativo che chiarirà i dettagli operativi, le tempistiche e le eventuali soglie di esenzione. Non si esclude che in fase di avvio possano essere introdotti regimi semplificati o sperimentazioni graduali per alcune categorie di esercenti, soprattutto per i soggetti di minori dimensioni. La logica resta però quella della progressiva ma inevitabile standardizzazione: tutti dovranno prima o poi adeguarsi a un ecosistema fiscale fondato sulla trasparenza, l’automazione e la tracciabilità.

Nel frattempo, le associazioni di categoria stanno chiedendo chiarimenti su alcuni aspetti tecnici e sull’effettivo impatto che la misura potrebbe avere, soprattutto nei confronti delle microimprese e dei piccoli commercianti. Alcuni operatori del settore temono che i costi di aggiornamento tecnologico possano ricadere, almeno in parte, sugli esercenti stessi. Altri mettono in guardia contro un eccesso di vigilanza che potrebbe alterare il rapporto tra contribuente e amministrazione finanziaria, già provato da anni di adempimenti crescenti.

Ma la direzione intrapresa è ormai chiara. La digitalizzazione del Fisco non è più un’opzione ma una realtà, e la trasmissione dei dati POS rappresenta un nuovo tassello in questo percorso di modernizzazione. A partire dal 2026, ogni pagamento elettronico non sarà soltanto un movimento finanziario, ma un’informazione utile per il sistema tributario. Una sfida per gli operatori, certo, ma anche un’opportunità per costruire un sistema fiscale più equo, basato su dati oggettivi e verificabili.

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