2 giugno: Murgia e il presunto saluto romano, la lotta politica non cada nel ridicolo

- di: Bianca Balvani
 
Sembra incredibile, ma ancora riusciamo a meravigliarci per una certa sciatteria che, a cadenza quotidiana, si riverbera sulla politica di casa nostra. Ormai sono quotidiane le stupidaggini - che si alimentano da sole - propalate da chi non ha nemmeno la più pallida idea di cosa parla, eppure se ne fa banditore, nell'evidente convincimento che più si ripete una cosa, più essa diventa una verità.
Il presunto caso scatenato da Michela Murgia su un altrettanto presunto saluto romano fatto da un ufficiale di una delle unità d'élite della Marina (gli incursori del Comsubin) nel corso della sfilata per la festa della Repubblica è il classico esempio di cosa si può dire per pura ignoranza, ma più spesso per alimentare la rissa politica.

2 giugno: Murgia e il presunto saluto romano, la lotta politica non cada nel ridicolo

Ignoranza che, nel caso della scrittrice sarda, è limitata a riti e consuetudini delle forze armate sulle quali, non conoscendoli, sarebbe meglio stare zitti e non inseguire le fesserie che girano in Rete, veicolate da artisti della manipolazione che, al riparo della forza del numero (di quelli che vivono davanti ad una tastiera non per lavoro, ma solo per incarognire il clima), gettano benzina sulle polemiche politiche.
Il fatto si può riassumere in poche battute: Michela Murgia ha tacciato di fascismo il gesto di un ufficiale che, a braccio teso e con il palmo della mano destra girato a sinistra, a suo dire stava celebrando la Decima Mas, che per una certa intellighenzia di casa nostra deve essere ricordata per le nefandezze di cui, dopo l'8 settembre, si macchiò sotto gli stendardi della Repubblica di Salò e non invece per i molteplici atti di eroismi durante la guerra ''convenzionale''. Invece quel gesto, per come hanno spiegato tutti quelli che di questa materia sono padroni, era un segnale che precedeva il saluto alle autorità, compreso Sergio Mattarella.

Ora, al di là della castroneria di cui Murgia s'è fatta vessillifera, verrebbe da chiedersi se lei e gli altri mietitori di fandonie abbiano riflettuto sulla portata delle loro asserzioni, a cominciare dal fatto che nemmeno un pazzo avrebbe sfilato a braccio teso davanti al presidente della Repubblica, Anche perché quell'ufficiale effigiato ha fatto lo stesso gesto di altri che guidavano i reparti che sfilavano. Solo che ha scatenato Michela Murgia nel momento in cui ha urlato ''Decima'' cosa che per lei era la celebrazione delle bande del ''principe nero'', Junio Valerio Borghese, quando invece era un richiamo ad un reparto della Marina, autore di imprese entrate nella Storia.
Se non parlassimo di una cosa che ha avuto un'eco esagerata, ci sarebbe solo da etichettarla come una offesa all'intelligenza e al buonsenso. Se la lotta politica si riduce a questo, ci aspettano tempi molto brutti, perché a questo punto ogni parola, ogni gesto, ogni sguardo può diventare l'elemento detonante di attacchi. E questa sarebbe la morte del dibattito - che dovrebbe essere alla base della politica e della civile convivenza - e della stessa democrazia, che si nutre soprattutto di verità.
E si potrebbe andare oltre dicendo che l'ufficiale marchiato a fuoco dagli strali di Michela Murgia può anche essere nell'animo fascista, ma da uomo dello Stato non lo paleserà mai. A meno che lui non lo voglia fare, sapendo che nello stesso istante in cui si dirà fascista dovrà spogliarsi della divisa.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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