Zerocalcare

- di: Claudia Loizzi
 

Nonostante la sua natura schiva e riservata, e forse proprio grazie ad essa, Michele Rech ha trovato il suo talento nel disegno a fumetti.
Il suo è un tratto unico e riconoscibile attraverso il quale con tono ironico, a volte caustico, racconta di sé, della sua generazione di trenta-quarantenni, dei loro problemi e delle opportunità mancate.
Ansie e preoccupazioni che riesce a sublimare disegnandole in forma di animali che circondano il protagonista.
Pubblica il suo primo libro nel 2011 “La profezia dell’armadillo” – che nel 2012 viene ristampato nell’edizione a colori da BAO Publishing, in varie ristampe fino all’attuale “artist edition” (2017) disponibile in libreria –  in cui appunto l’armadillo è la sua coscienza che gli parla, lo agita e non lo molla mai.

Dopodiché è un susseguirsi di successi, di nuovi libri, e consensi da parte di pubblico e critica, con tanti premi e riconoscimenti ottenuti.

Nel dedicarti al fumetto quali sono stati i tuoi punti di riferimento artistici? Cosa ha fatto scattare in te questa passione? E come ti definiresti? Disegnatore, Fumettista, Artista…?
Oscillo tra fumettista e operatore della comunicazione visiva.  (Lo sento sorridere al telefono).

Artista ti sembra una parola troppo grande?
Disegno da sempre, da quando sono nato, ho sempre letto un sacco di fumetti dai Manga, ai fumetti d’autore. Però c’è stato un momento importante che ha fatto scattare qualcosa in me, quando ho letto “La mia vita disegnata male” di Gipi (Gian Alfonso Pacinotti, è un fumettista, illustratore e regista italiano).
In quel periodo veniva a mancare una mia cara amica e avevo voglia di raccontare la nostra esperienza insieme. Così sulle orme di Gipi ho iniziato a raccontarmi in un fumetto autobiografico. Un altro evento che mi ha segnato molto è stato il G8 di Genova, una esperienza traumatica che ho vissuto e che mi ha portato poi a realizzare un racconto a fumetti (“La memoria è un ingranaggio collettivo”).
Però ho disegnato sempre anche fumetti più spensierati (mi sottolinea sorridendo).

Ho letto che segui uno stile di vita definito Straight Edge, di che si tratta?
E’ una branca del Punk, un genere in cui si vive di eccessi che però sono alla fine atti di autolesionismo. Lo Straight Edge è un altro tipo di Punk, davvero rivoluzionario, perché si fonda su una maggiore consapevolezza di sé, senza uso di alcool, tabacco, droghe e, a seguito dell’epidemia AIDS, anche una moderazione nei rapporti occasionali.

Una filosofia molto rigida. Ma proprio tutte le droghe? Anche il caffè?
Esatto nessuna sostanza che procuri alterazioni!

Il cacao?
No no il cacao è concesso.

Bene!  In questi giorni è uscito il secondo capitolo di “Macerie Prime, 6 mesi dopo”, edito dalla BAO Publishing, ci puoi raccontare qualcosa? Che cosa troveremo rispetto al primo capitolo?
Macerie Prime in fondo è un unico racconto, che per motivi narrativi è stato diviso in due parti proprio perché c’è una reale pausa temporale di 6 mesi tra i due libri. La prima parte è quella della crisi, una crisi individuale del protagonista e dei suoi amici. Affronta una fase distruttiva, in cui si ha bisogno di chiudersi in se stessi per riuscire ad affrontare i problemi che ci affliggono. Come se fosse l’unico modo per riuscire a gestirli.
Il secondo capitolo, in cui sono appunto passati 6 mesi, è la fase della riflessione. La crisi si ricompone, grazie all’unica soluzione possibile, che si scopre non essere quella di isolarsi, ma al contrario quella di comunicare il proprio malessere: avere attorno le persone, gli amici, è essenziale alla sopravvivenza.

Quanto è importante per te l’amicizia?
Il rapporto con i miei amici è importante, anche se a volte è stato difficile perché si ha meno tempo da dedicargli. Vivo con questo senso di colpa che spesso mi crea proprio un disagio, impiego tanta energia per seguire questioni sui massimi sistemi, però poi trascuro i più semplici rapporti umani.

Non può dire lo stesso il tuo pubblico di fan entusiasti accorsi a migliaia a conoscerti di persona per farsi fare una dedica sul tuo nuovo volume: questo tour ti vede impegnato in varie tappe da Roma a Milano e sei appena reduce dal Salone del Libro di Torino. Raccontaci la tua esperienza.
Il salone del libro è stata una bella esperienza in cui ho avuto modo di incontrare di persona il mio pubblico, ed è sempre un momento molto importante soprattutto dopo che ho scritto per mesi da solo in casa. Non particolarmente faticosa perché sono stato nel salone seguendo quasi un orario di ufficio dalle 10 alle 20, mentre negli incontri in libreria ci sarebbe voluta una vera e propria preparazione atletica da Roland Garros!
In questo caso infatti gli orari sono più assurdi dalle 15 alle 3 di notte, ci vuole proprio un fisico preparato a star seduto tutte quelle ore davanti ai fan mentre gli fai una dedica.

Tipo le performance di Marina Abramovic?
Eh quasi!

Parlando invece del tuo impegno sociale sfociato nel volume “Kobane Calling”. Ti sei occupato della questione curdo-islamica al confine turco-siriano. Come mai e cosa ne pensi?
E’ una situazione molto grave niente affatto risolta. L’Isis si è ritirata da quelle zone, ma i curdi hanno subito un attacco ad Afrin da parte della stessa Turchia, grazie anche a contingenti Nato, con bombardamenti aerei e terrestri a opera dell’esercito siriano supportato dall’ esercito turco. C’è una sproporzione di forze tale che la resistenza curda con tutte le persone che si sono sacrificate per resistere all’Isis rischia di essere spazzata via. Per me è sempre importante tenere i riflettori accesi su questo tema. Anzi averne inizialmente parlato e partecipato attivamente, e poi ora aver scritto di altro mi fa sentire in colpa. Non è facile tenere tutto in equilibrio, ma continuerò a seguire questa questione.

Noi lo facciamo con te contribuendo alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica. E questo dimostra che il tuo impegno è davvero a 360° e lo apprezziamo moltissimo. Sarai in tour fino a Luglio, cosa intendi fare successivamente? Ti riposerai?
In realtà sto sempre sotto consegna, perché tra una locandina per un disco o illustrazioni varie sono sempre molto impegnato. Quello che vorrei fare è proprio una pausa che però mi consenta di dedicarmi ad un nuovo progetto a cui terrei moltissimo: imparare a fare cartoni animati. Studiare l’animazione tradizionale, il frame to frame.

E’ un desiderio che gli auguriamo di realizzare a Michele Rech, un grande fumettista conosciuto come Zerocalcare che si definisce un operatore della comunicazione visiva ma che a noi, visto da vicino…sembra tanto un Artista!

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