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World Pasta Day, l’Italia resta leader globale: “Non solo alimento, è un asset industriale e identitario”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
World Pasta Day, l’Italia resta leader globale: “Non solo alimento, è un asset industriale e identitario”

In occasione del World Pasta Day, i dati diffusi dal settore confermano che per gli italiani la pasta non è semplicemente un alimento, ma un elemento di appartenenza collettiva e un fattore di reputazione internazionale. Per l’85 per cento dei cittadini, vederla apprezzata all’estero genera orgoglio nazionale.

World Pasta Day, l’Italia resta leader globale

Non è soltanto attaccamento affettivo: è la consapevolezza che la pasta è uno dei prodotti in cui l’Italia concentra valore, lavoro e visibilità globale. Nel percepito pubblico, è al tempo stesso identità culturale e “segno di sistema Paese”.

Un capitale reputazionale che diventa vantaggio competitivo
Quasi la metà degli italiani associa il primato della pasta alla sua riconoscibilità sui mercati esteri: riconoscibilità significa export e margine competitivo. Per oltre il 40 per cento è anche la bandiera di uno stile alimentare sano e sostenibile, dunque non solo simbolo gastronomico ma modello culturale. La pasta racconta il territorio più di tanti altri prodotti della tradizione: perché porta con sé la geografia delle regioni, la filiera agricola e industriale e il sapere artigianale che l’ha resa un’eccellenza riproducibile su larga scala.

Identità alimentare e modello italiano
Per due italiani su tre è l’alimento più rappresentativo della Dieta Mediterranea, prima ancora dell’olio o della verdura. Il valore percepito non riguarda solo il gusto, ma la sua funzione sociale: semplicità, convivialità, versatilità. Questo spiega perché è l’alimento più consumato con regolarità, prima di qualunque altro: è accessibile, rapido da preparare, capace di unire generazioni e codici familiari diversi. Per oltre l’86 per cento degli intervistati è un cibo che “connette”, non solo nutre.

La dimensione economica: filiera e lavoro
La presidente dei Pastai Italiani di Unione Italiana Food, Margherita Mastromauro, ricorda che la pasta è anche un pilastro industriale. La perception positiva all’estero diventa valore economico concreto, perché sostiene le quote di mercato e rafforza la capacità dell’Italia di competere contro filiere globalizzate. Nel momento in cui negli Stati Uniti si ipotizzano extra-dazi, la difesa dell’export non è solo questione commerciale: è protezione dell’identità e del lavoro distribuito lungo tutta la catena, dal grano alle trasformazioni, fino al packaging e alla logistica.

Soft power alimentare e vulnerabilità geopolitiche
Il World Pasta Day arriva infatti in un contesto geopolitico più instabile: quando una potenza modifica dazi o standard sanitari, l’impatto non è neutro. Colpisce non solo imprese ma reputazione e ruolo internazionale del Made in Italy. Questo spiega perché il settore chiede che ogni misura regolatoria tenga conto del valore sistemico della pasta. Non è un prodotto come gli altri: è simbolo culturale e allo stesso tempo asset economico strategico.

La fotografia che emerge è quella di una filiera che non difende un consumo nostalgico, ma un pezzo misurabile della capacità italiana di generare valore nel mondo. La pasta resta ciò che gli italiani sentono più proprio, ma è proprio questa centralità a renderla anche un capitolo di politica industriale. Orgoglio, identità e competitività si tengono insieme: ed è lì che la pasta continua a essere — dentro e fuori dai confini — uno dei linguaggi con cui l’Italia parla di sé.

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