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Cronache dai Palazzi - Lo stancante vocabolario della politica

- di: Redazione
 
Cronache dai Palazzi - Lo stancante vocabolario della politica
Se avessimo voglia, tempo e soprattutto soldi da spendere, non sarebbe male incaricare una società di ricerca per capire quali siano le parole più usate nel lessico della politica italiana.
L'esito potrebbe anche non essere scontato perché ''premierato'' piuttosto che ''campo largo'' rischiano di essere sopravanzati da un altra parolina, crasi di due concetti non necessariamente accostabili, perché se il significato di ''super'' è chiaro (qualcosa di molto più grande rispetto alla norma), meno ad esso si acconcia quel ''bonus'' che, messa da parte la corrispondenza con il latino (''bene''), è diventato sinonimo di premio, di riconoscimento, di qualcosa che si eroga o si ottiene per avere fatto il proprio dovere.

Cronache dai Palazzi - Lo stancante vocabolario della politica

Il problema è che, fondendole, le due parole hanno dato vita a qualcosa, appunto il superbonus, che, vivendo di vita propria, ormai monopolizza ogni discussione che ambisca a dirsi politica.
Diciamo questo perché ci pare strano che un provvedimento (controverso se visto da destra; lodevole, anzi da celebrare, se guardato dall'opposizione grillina) finisca per diventare il centro di tutto, a cominciare dalle barcollanti condizioni delle case pubbliche che, lo ha detto, anzi ridetto il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, pagano l'enorme vuoto lasciato da un provvedimento pernicioso di cui subiremo - in termini di erogazione di servizi - le conseguenze ancora per parecchio tempo.

Lo ripete Giorgetti e gli fanno eco tutti i maggiorenti del centrodestra che devono pure giustificare i provvedimenti che vengono adottati per tamponare buchi nel bilancio che condizionano l'oggi del Paese, come anche il futuro.
E, alle parole del capo politico della nostra economia, dall'altro lato della barricata, rispondono dicendo che, parlando di ''superbonus'', il governo vuole solo mascherare la propria incapacità di agire.
Ora, fermo restando che ciascuno usa argomenti e spiegazioni che più gli sembrano funzionali al proprio obiettivo, a noi, semplici spettatori del teatro della politica forse questo parlare dello stesso argomento per giustificare tutto comincia a stancare.

Se ognuno deve fare il suo mestiere, è arrivato il momento che il governo, che è in sella da un anno e mezzo, pur capendo che la zavorra del ''superbonus'' è difficile da togliersi dalla spalle, agisca sapendo che la gente che ha votato il centrodestra lo ha fatto sulla base di un programma, che deve essere portato avanti, anche se tra grandi difficoltà, ma non usando quello che hanno fatto i precedenti esecutivi come scusante, ieri, oggi e domani.

Il governo faccia il governo, prenda le sue decisioni e si affranchi dal malvezzo della politica di trovare le colpe sempre in altri e mai in sé stessi.
Le difficoltà sono evidenti e bene fanno i ministri a ricordarle, ma ora occorre che le iniziative del governo valgano per quello che sono e, quando il cammino si fa difficile, non si rivolgano sempre le stesse accuse, che sembrano ripetersi al manifestarsi del primo intoppo.

Lo stesso dovrebbe fare l'opposizione che deve contestare nel merito le misure dell'esecutivo che non condivide, non aggrappandosi alla solita deriva ideologica. Ma, se per dire ''no'' alle lamentele del governo per il fardello del ''superbonus'' si usa il fatto che anche grazie a quella misura il Pil è aumentato di più del 13 %, si usano i numeri e non quello che li ha determinati. Perché quella misura è stata pensata e codificata lasciando non possibilità, ma autostrade a chi ci ha lucrato in modo illecito. Un modello che ha replicato, drammaticamente, il percorso del reddito di cittadinanza, apprezzabile per le finalità, censurabile e tanto per il modo raffazzonato con cui è stata emanato. Non lo diciamo noi, ma le decine di magistrati che, in tutt'Italia, hanno aperte moltissime inchieste su di esso e forse si chiedono come sia stato possibile emanare una legge senza prevenirne le distorsioni.
Tags: politica
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