Usa 2020: per vincere di nuovo Trump punta sulla paura

- di: Diego Minuti
 
Nella più scontata delle cerimonie della politica americana (l'accettazione della nomination - decisa da tempo - a competere per la Casa Bianca) Donald Trump ha insistito molto sugli argomenti cardine del suo agire da presidente americano, puntando a ricompattare intorno a sé l'elettorato conservatore - definizione in cui rientrano anche i suprematisti -, che lo ha eletto la prima volta nel 2016 e che potrebbe riportarlo nello studio Ovale per altri quattro anni.

Trump - e la sua macchina propagandistica - non ha lasciato nulla al caso, violando alcune delle tradizioni americani legate alle elezioni presidenziali. La prima e più evidente è che, contravvenendo ad ogni regola ed approfittando cinicamente dell'emergenza pandemica, ha fatto della Casa Bianca, in un turbinio di bandiere a stelle e strisce, la location del suo discorso di accettazione. In questo modo, in totale spregio del cerimoniale e del galateo politico, ha fatto dell'edificio cardine della democrazia degli Stati Uniti un'occasione per mostrarsi agli americani dal pulpito più nobile e, almeno sino a ieri, non toccato da campagne politiche.

Donald Trump non ha tralasciato nulla della coreografica di cui ama circondarsi: buon padre di famiglia, marito affettuoso, amministratore oculato, onesto sino all'esasperazione. Che poi lui non sia quasi nulla di tutto questo è considerazione che lasciamo agli americani. Anche se un Trump di nuovo alla Casa Bianca è destinato a dare un'impronta della sua politica a tutto il mondo.
Nel suo discorso - proseguendo nel solco di quello già tracciato dal suo vice, Mike Pence - Trump ha martellato su alcuni argomenti a suo giudizio capaci di attrargli l'attenzione e il voto della maggioranza dei suoi connazionali. A cominciare dalla sicurezza, dove però ha ribaltato quello che poteva essere il fulcro del problema, non cercando di disinnescare la rabbia popolare, ma promettendo di usare il pugno di ferro per reprimerla.

Non ha detto: ci adopereremo affinché non ci siano più occasioni di proteste e di rivolte, ma ha promesso che mobiliterà tutta la macchina repressiva (in termini di sommosse e pericolo per l'ordine pubblico) dello Stato per riportare le città alla normalità. Non ha insomma affermato che farà in modo che non si creino le condizioni per i disordini, ma solo che le reprimerà con il massimo rigore.

Qualcuno, nelle ultime ore, deve avergli sussurrato all'orecchio che forse avrebbe dovuto mostrare un po' di interesse, se non di coinvolgimento, alle condizioni di Jacob Black, il nero ferito gravemente da molti colpi di pistola alla schiena da un poliziotto a Kenosha, nel Wisconsin. Ma forse è stato chiedergli troppo - quello di mostrarsi interessato alla salute del giovane afroamericano, destinato a trascorrere il resto della vita su una sedia a rotelle, sempre se sopravviverà alle gravissime lesioni alla colonna vertebrale - e quindi ha affidato il compito di contattare la madre di Blake al suo capo di gabinetto. Quasi a dire: umana comprensione, ma non esageriamo.

Il concetto di ''law & order'', così caro al suo amatissimo consigliere nonché avvocato personale, Rudolph Giuliani, è stato portato ancora più in avanti da Trump che, nel suo discorso, ha fatto capire che la colpa dei disordini deve ricadere sulle amministrazioni locali, guarda caso tutte a guida democratica.
Quindi la facile equazione: democratici = disordini = pericolo per l'intero Paese.

E chi meglio di me può difenderlo? questo il senso del discorso di Trump.
Paura che Trump ha riversato anche sul futuro economico, disegnando un'eventuale presidenza Biden come l'anticamera del socialismo, da pensare come battistrada del comunismo, peraltro in una amministrazione democratica eterodiretta dalla Cina.

Ora viene difficile pensare le strade di Chicago o San Francisco, New York o Boston pattugliate da pseudo guardie rosse, tutte intente ad indottrinare giovani ed anziani al verbo socialista. Ma, come ha detto Giuliani, il rischio è che una presidenza democratica faccia delle metropoli americane terreno di quotidiani disordini, infilando, tra i pericoli che l'America a suo avviso corre, che quella di di Biden sia la presidenza ''Black lives matter''. Come se sia il Male chiedere che i neri non continuino ad essere uccisi per mano di poliziotti che esagerano nelle prerogative loro attribuite.
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