Urso, le multe UE ostacolo da rimuovere per l’industria automobilistica

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 

Il settore automobilistico europeo rischia di essere gravemente penalizzato dall’attuale sistema di multe sulle emissioni imposto dall’Unione Europea. A lanciare l’allarme è il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, che nel corso di un’intervista rilasciata a Radio24 ha definito le sanzioni un “ostacolo insormontabile” per la competitività del comparto. Secondo il ministro, l’impatto economico delle multe potrebbe tradursi in un onere complessivo di 15 miliardi di euro per l’industria automobilistica europea, compromettendone ulteriormente la capacità di innovare e competere su scala globale.

Urso, le multe UE ostacolo da rimuovere per l’industria automobilistica

“La rimozione delle multe è necessaria, ma non sufficiente”, ha spiegato Urso, sottolineando come il problema non si limiti al mero aspetto sanzionatorio, ma riguardi una visione più ampia del Green Deal e della transizione ecologica che l’Europa sta portando avanti. “Non possiamo far finta che l’elefante non sia già nella nostra stanza: viviamo in un mondo in cui l’industria europea è messa in ginocchio da una visione folle del Green Deal”, ha affermato il ministro, facendo riferimento alle sfide poste dalle normative ambientali comunitarie.

Competitività a rischio: l’Europa rallenta mentre USA e Cina accelerano

L’eccessiva rigidità delle regole europee in materia di emissioni e sostenibilità potrebbe rivelarsi un boomerang per l’industria continentale, che si trova già ad affrontare una concorrenza serrata da parte di Stati Uniti e Cina. Il ministro ha infatti evidenziato come i due giganti economici stiano procedendo a ritmi molto più sostenuti nel supporto alle proprie industrie, adottando misure di incentivo e protezione che garantiscono ai produttori locali un netto vantaggio competitivo.

“La lentezza con cui l’Unione Europea prende le decisioni non tiene conto di quanto sia veloce invece l’azione degli altri grandi attori globali”, ha dichiarato Urso, ribadendo l’urgenza di un intervento tempestivo. “Gli Stati Uniti hanno varato politiche di sostegno alle aziende nazionali, la Cina sta investendo massicciamente nell’elettrico e nelle nuove tecnologie, mentre l’Europa rischia di restare impantanata in una transizione che penalizza i propri settori strategici”.

In questo contesto, il governo italiano si sta facendo promotore di una revisione del Green Deal, lavorando affinché le normative ambientali non si traducano in un freno alla crescita industriale. Urso ha ricordato di aver presentato a settembre un non-paper – un documento informale di proposta – con l’obiettivo di rivedere le regole in materia di emissioni e sostenibilità. Il documento ha ricevuto il sostegno di 15 Paesi membri dell’UE, oltre che di numerose associazioni industriali, sindacati europei e gruppi parlamentari, dimostrando come il tema sia ormai al centro del dibattito politico europeo.

L’Italia in prima linea: Urso fiducioso sulla revisione del Green Deal

L’obiettivo dichiarato dal governo italiano è quello di spingere Bruxelles ad accelerare il processo di revisione delle normative, per evitare che l’industria europea perda ulteriore terreno rispetto ai competitor internazionali. “Siamo in prima linea a chiedere di fare subito e di fare meglio”, ha affermato il ministro, esprimendo fiducia nella possibilità che già nella prima parte dell’anno la Commissione Europea possa adottare un nuovo approccio più favorevole alla crescita economica.

Tuttavia, il dibattito in seno all’Unione resta acceso, con posizioni divergenti tra chi spinge per una transizione ambientale più rapida e chi, come l’Italia, sottolinea la necessità di un riequilibrio tra sostenibilità e sviluppo economico. La posta in gioco è alta, e le decisioni che verranno prese nei prossimi mesi potrebbero ridefinire il futuro del settore manifatturiero europeo per i prossimi decenni.

Dossier industriali: il governo accelera sulle crisi di Piombino, Ilva e Beko

Parallelamente all’azione a livello europeo, il ministero per le Imprese e il Made in Italy è impegnato nella gestione di alcune delle principali crisi industriali che da anni gravano sul sistema produttivo nazionale. Nel corso dell’intervista, Urso ha fatto il punto sulle vertenze aperte, rivendicando i risultati ottenuti dal governo negli ultimi mesi.

“Stiamo risolvendo le crisi industriali che arrivano al ministero: abbiamo avviato a soluzione la vertenza Beko, abbiamo risolto la crisi decennale di Piombino e nei prossimi giorni affronteremo anche quella dell’ex Ilva”, ha dichiarato il ministro.

In particolare, per quanto riguarda lo stabilimento siderurgico di Taranto, Urso ha anticipato l’ingresso di un grande investitore internazionale, che trasformerà il sito in “uno dei più green e avanzati d’Europa”. Si tratta di un passaggio cruciale per il futuro dell’acciaieria, che da anni si trova in una situazione di incertezza, con pesanti ricadute sia a livello occupazionale che ambientale.

Il governo sta cercando di coniugare la necessità di garantire la sostenibilità economica degli impianti con l’esigenza di ridurre l’impatto ambientale della produzione industriale. Il dossier Ilva rappresenta un banco di prova per questa strategia, e la scelta di un investitore in grado di garantire il rilancio dell’acciaieria con tecnologie innovative sarà determinante per il futuro del sito produttivo.

Un nuovo equilibrio tra sviluppo e sostenibilità

Le sfide che attendono il settore industriale italiano ed europeo nei prossimi anni sono complesse e richiedono un cambio di paradigma nella gestione delle politiche economiche e ambientali. Il governo italiano, attraverso il ministero guidato da Urso, sta cercando di ridefinire il rapporto tra transizione ecologica e competitività, puntando su un approccio che coniughi innovazione, investimenti e tutela del tessuto produttivo nazionale.

L’esito del confronto in sede europea sulla revisione del Green Deal sarà cruciale per il futuro dell’industria automobilistica e manifatturiera del continente. Nel frattempo, l’Italia continua a lavorare su più fronti, cercando di attrarre investitori, risolvere crisi industriali storiche e sostenere le aziende nazionali in un contesto sempre più competitivo. Resta da vedere se Bruxelles accoglierà le sollecitazioni italiane e quale direzione prenderà la politica industriale europea nei prossimi mesi.

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