Unimpresa: "Se il prezzo petrolio sale, a giugno inflazione all'8,4%"

- di: Daniele Minuti
 
L’inflazione in Italia, che ha già imboccato una preoccupante parabola ascendente, rischia di aggravarsi a causa delle tensioni geopolitiche e, quindi, a schizzare nell'arco di poche settimane (da qui a giugno) fino all'8,4%, anche sotto la spinta dell'aumento del prezzo del petrolio.
L'allarme è lanciato dal Centro studi di Unimpresa, secondo il quale - con il prezzo del barile a balzare a giugno a 150 dollari - l'inflazione si attesterebbe appunto all'8,4%.

Il Centro studi di Unimpresa lancia l'allarme sull'inflazione a causa del prezzo del petrolio

Con una ipotesi meno catastrofica, cioè col prezzo del barile a 120 dollari, il caro-vita potrebbe attestarsi al 7,5%, Ma, con l'inflazione che tocchi uno dei due picchi, il rischio concreto è quello di pregiudicare la crescita economica che per il 2022 era prevista al 4%. Quindi, come conseguenza delle pressioni inflattive, provocate dal caro-petrolio, si perderebbe almeno un punto percentuale di prodotto interno lordo quest’anno, con la prospettiva di una pesante stagflazione nel 2023.

''Senza voler in alcun modo ridimensionare il dramma e la tragedia della guerra, patito dal popolo ucraino"
- ha spiegato il presidente onorario di Unimpresa, Paolo Longobardi - "va detto che quello dell’inflazione fuori controllo è una sciagura per l’economia e per la nostra in particolare: l’incremento dei prezzi, che si rifletterebbe soprattutto sui prodotti energetici, avrebbe effetti pesantemente negativi sia sui consumi finali delle famiglie sia sulle attività d’impresa, in particolare per quanto riguarda la produzione industriale. Stiamo per avvitarci attorno a una spirale negativa e la luce in fondo al tunnel non si vede''.

Secondo il Centro studi di Unimpresa, col prezzo del petrolio a 150 dollari al barile, l’inflazione a giugno arriverebbe all’8,4% e solo in caso di miglioramenti ripiegare al 6,8% a settembre. Con il barile a 120 dollari in media nei prossimi mesi, l’inflazione si attesterebbe a 7,5% a giugno, per poi flettere al 6,4% a settembre. L’ultimo trimestre dell’anno potrebbe portare, in entrambi i casi, a un ulteriore ribasso dell’inflazione che a fine anno potrebbe attestarsi, rispettivamente al 4,8% col brent a 150 dollari e al 4,2% col brent a 120 dollari.
''Si tratta" - precisa il centro studi di Unimpresa - "di proiezioni suscettibili di improvvise variazioni e correzioni: il quadro internazionale incerto, a cagione del conflitto in corso tra Mosca e Kiev, e non possono essere esclusi incrementi ancora più rilevanti rispetto alle previsioni realizzabili fino a questo momento''.
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