Biazzo (Unindustria): “Lazio, serve più industria e meno burocrazia”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 

Il Lazio ha le carte in regola per essere protagonista della crescita economica italiana, ma deve crederci di più e, soprattutto, agire con maggiore incisività. È questo l’appello lanciato dal presidente di Unindustria, Giuseppe Biazzo, che in un’intervista al Sole 24 Ore traccia un quadro chiaro della situazione: una regione con grandi potenzialità ancora inespresse, frenata da eccessiva burocrazia e scarsa visione strategica. “Per far crescere il Lazio bisogna rimettere l’impresa al centro. La crescita del Paese passa attraverso la crescita delle aziende,” sottolinea Biazzo, con un invito alla politica a compiere scelte di rottura rispetto al passato.

Biazzo (Unindustria): “Lazio, serve più industria e meno burocrazia”

Il 2024 si è chiuso con risultati in linea con la media nazionale, ma con alcuni indicatori che meritano attenzione. L’export e l’occupazione hanno registrato performance superiori alle aspettative, segno di un tessuto produttivo dinamico e resiliente. Tuttavia, il dato della produzione industriale continua a essere preoccupante, con ventidue mesi consecutivi di segno negativo. Un campanello d’allarme che, secondo Biazzo, non può essere ignorato. “Siamo di fronte a un momento cruciale: senza misure strutturali efficaci, rischiamo di compromettere i progressi ottenuti finora.”

Le misure previste dalla recente manovra del Governo, tra cui la revisione dell'IRES e il piano Transizione 5.0, sono passi nella giusta direzione, ma ancora troppo vincolati da adempimenti e cavilli burocratici. “Le imprese hanno bisogno di strumenti semplici e immediatamente operativi,” afferma Biazzo. “Oggi spendiamo più tempo a interpretare norme e a rispondere a richieste amministrative che a investire in innovazione e sviluppo.”

Per affrontare queste sfide, Unindustria ha elaborato un Piano industriale del Lazio, un documento articolato in proposte concrete e obiettivi misurabili per rilanciare il settore manifatturiero, potenziare i servizi avanzati e attrarre nuovi investimenti. “Abbiamo lavorato su azioni concrete, non su proclami,” precisa il presidente dell’associazione. Tra le priorità, spiccano la necessità di semplificare le procedure autorizzative per l’accesso ai fondi e di accelerare le infrastrutture strategiche. L’ampliamento dell’aeroporto di Fiumicino e il rilancio dei porti di Civitavecchia e Gaeta sono considerati asset fondamentali per rafforzare il ruolo del Lazio come snodo logistico di livello internazionale. “Abbiamo un’occasione irripetibile con il Giubileo 2025 per attrarre risorse e visibilità, ma senza infrastrutture adeguate rischiamo di perdere il treno.”

Sul fronte della competitività, Unindustria spinge anche per un incremento delle dimensioni medie delle imprese, attraverso incentivi alla fusione e all’aggregazione di piccole e medie realtà produttive. “Solo aziende più grandi possono affrontare le sfide dei mercati globali,” aggiunge Biazzo, sottolineando l’importanza di misure fiscali agevolate per chi decide di investire nella crescita aziendale.

Non mancano le sfide legate all’innovazione e alla sostenibilità, due temi centrali nel piano di Unindustria. “La transizione ecologica è una grande opportunità, ma non possiamo pensare di farla gravare interamente sulle spalle delle imprese,” spiega il presidente, evidenziando la necessità di un dialogo più serrato tra pubblico e privato. “Servono incentivi mirati, non slogan, per accompagnare le aziende verso processi di produzione più sostenibili e tecnologicamente avanzati.”

Un segnale positivo arriva dalla collaborazione con la Regione Lazio, con la quale sono già partiti tavoli tecnici per trasformare le proposte in azioni concrete. A febbraio il piano sarà presentato ufficialmente in una conferenza stampa con il presidente della Regione Francesco Rocca e la vicepresidente Roberta Angelilli. “La politica sta mostrando interesse, ma ora servono decisioni rapide,” sottolinea Biazzo.

Il Lazio si trova dunque a un bivio. Il Giubileo offre un'opportunità straordinaria per accelerare gli investimenti e colmare il gap infrastrutturale che separa la regione da altri territori europei più competitivi. Tuttavia, senza un cambiamento deciso nella governance economica, il rischio è quello di restare ancorati a un modello di sviluppo incapace di rispondere alle sfide globali.

Le imprese sono pronte a fare la loro parte, ora la palla passa alla politica. “Non chiediamo assistenzialismo, chiediamo strumenti efficaci per competere ad armi pari con le altre regioni italiane ed europee,” conclude Biazzo. “Il Lazio ha tutte le potenzialità per essere una locomotiva economica, ma deve crederci davvero.”

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